My name is… 2

Premessa: facciamo conto che Gian Burrasca si chiami Gian di nome e Burrasca di cognome…

POMERIGGIO, ORE 17:30

Io e Gian Burrasca siamo al supermercato. Come sempre, lui non passa inosservato, e un’anziana signora inizia a parlargli.

signora (sorridendogli con simpatia): ciao bel bambino!
Gian Burrasca (guardandola con timida diffidenza): ciao…
io: …
signora: stai facendo la spesa con la mamma?
Gian Burrasca: sì…
io: …
signora: e ti stai divertendo?
Gian Burrasca: sì…
io: …
signora: senti ma… come ti chiami?
Gian Burrasca: io mi chiamo Gian Burrasca!
io: …
signora: aaaaah! Gian! Che bel nome!
Giacomo (osservandola con aria di rimprovero): no! Io mi chiamo Gian Burrasca!
io: …
signora: sì… Gian… ho capito…
Gian Burrasca (cantinenando): NOOO-OOO! Io mi chiamo Gian Burrasca!!! Capito?
io (con tono di rimprovero): …tesoro!!! Ehm…
signora (rivolgendosi a me): preciso, eh?
Gian Burrasca: :)
io: …

Cartoni animati 2

MATTINA, ORE 7:00

È sabato, e Gian Burrasca, ovviamente, è già in piedi. Per evitare che svegli suo papà, lo convinco a lasciar perdere giochi più rumorosi e dedicarsi alla silenziosa visione di un cartone animato.
La scelta del piccolo cade su “Vai Diego”, un cartone animato che parla delle avventure di un bambino di 8 anni che fa il soccorritore di animali.
Io ne approfitto per stirare.

Gian Burrasca (guardando Diego che parla con un cucciolo di giaguaro): …
io (cominciando con una delle sue magliette): …
Gian Burrasca (guardando Diego che scova un animale in pericolo con una macchina fotografica parlante con uno zoom talmente potente da riuscire a fare fotografie da un continente all’altro -meglio non dirlo a Lui!!!-): …
io (facendo lo slalom col ferro da stiro tra piccoli disegni gommati): …
Gian Burrasca (guardando Diego che attraversa la giungla volando tra le liane come Tarzan): …
io (lasciandomi investire da un potente sbuffo di vapore bollente): …
Gian Burrasca (guardando Diego che pilota un alicottero): …
io (ritrovandomi con gli occhiali completamente appannati): …
Gian Burrasca (guardando Diego che guida una jeep): …
io (attendendo pazientemente di tornare a vedere qualcosa): …
Gian Burrasca (guardando Diego che conduce un motoscafo): …
io (iniziando a piegare il piccolo indumento): …
Gian Burrasca (guardando Diego che manovra il piccolo sottomarino in cui si è trasformato il suo zaino SOS… che farebbe invidia anche a James Bond!): …
io (appoggiandolo delicatamente sulla poltrona): …
Gian Burrasca (guardando Diego che abbraccia un’anaconda -!!!-): …
io (sospirando alla volta della televisione): …
Gian Burrasca (guardando Diego che, mettendo a repentaglio la sua stessa incolumità, riesce a far fronte all’emergenza con capacità degne di un supereroe): … :))) …
io (estrinsecando a voce alta il pensiero che mi attraversa la mente): ma che razza di input dà un cartone animato del genere???
Gian Burrasca (guardandomi entusiasta): mamma?
io: sì amore?
Gian Burrasca (additando la televisione): da grande voglio fare il soccorritore di animali!!!
io: !!!

Punti di vista

Premessa: la nostra casa è piena di libri di favole di ogni genere, io stessa le scrivo, Lui le legge, insieme le rappresentiamo per la gioia dei bambini. Soprattutto di Gian Burrasca.
E le favole, per loro stessa natura, parlano di esseri magici e straordinari, tanto irreali, quanto affascinanti.

MATTINA, ORE 8:15

Io e Gian Burrasca siamo appena arrivati all’asilo. Mentre sono intenta a spogliarlo, lui adocchia un piccolo dinosauro di plastica appoggiato su una delle panche e se ne impossessa. Mentre sta ancora analizzando l’oggetto, sopraggiunge il piccolo proprietario.

bimbo (tendendo la manina): quello è mio sai?
Gian Burrasca (poggiandovi sopra la bestiola): …
bimbo (mostrandogliela con orgoglio): bello, vero?
Gian Burrasca (annuendo con veemenza): mmm mmm!
bimbo (rigirandosela tra le mani): è un dinosauro!
Gian Burrasca (guardandola con un certo scetticismo): …drago!
bimbo (osservando interdetto Gian Burrasca): no… dinosauro!
Gian Burrasca (insistendo con convinzione): no… è un drago!
bimbo (indispettito): no! È un dinosauro! DI-NO-SA-U-RO!!!
Gian Burrasca (ostinato): DRA-GO!
bimbo (rivolgendosi a me): …ma… non capisce?
io (accarezzando la testina di Gian Burrasca): ehm… no… è solo che lui guarda le cose da un punto di vista… alternativo!

Medicina alternativa

SERA, ORE 20:00

Io, Lui e Gian Burrasca siamo in macchina, di rientro dalla piscina.
Osservando l’espressione sofferente di Lui, mi rendo conto che deve esserci qualcosa che non va.

io (accarezzandogli il viso): tesoro… cosa c’è?
Lui (facendo una smorfia): non mi sento molto bene…
Gian Burrasca (ascoltando attentamente): …
io (continuando a guardarlo): testa? Stomaco?
Lui (massaggiandosi la pancia): stomaco…
Gian Burrasca (sporgendosi dal suo seggiolino): papà è malato?
io: no tesoro… non è malato… ma non si sente tanto bene…
Lui: …
Gian Burrasca: papà… devi cercare di dormire un po’ di più…
io: …
Lui: ehm… va bene tesoro…
Gian Burrasca: hai capito papà? Devi dormire tanto, così quando ti svegli non sei più malato!
io: …
Lui: d’accordo tesoro… dormirò tanto…
Gian Burrasca: bravo! Così guarisci presto!
io: !
Lui: e per dormire mi presti Coglietto?
Gian Burrasca (riflettendoci prima qualche secondo): …sì…
io: …
Lui: grazie!
Gian Burrasca (con voce un po’ preoccupata): però non perdermi Coglietto, mi raccomando!
io: !
Lui: va bene…
Gian Burrasca (rasserenato dalla risposta): …va bene…
io: …
Lui: …
Gian Burrasca (con fare concitato): allora ti do Coglietto, così ti protegge e… e…

io: ?
Lui: ?
Gian Burrasca: …e manda via i lupi!
io: !
Lui: !
Gian Burrasca (finalmente trionfante): così quando ti svegli sei guarito!!!
io: !!!
Lui: !!!

Raccomandazioni 1

SERA, ORE 19:30

Finito di cenare, mentre io sono intenta a rassettare la cucina Lui e Gian Burrasca sono sdraiati sul tappeto del soggiorno immersi nel gioco.

Gian Burrasca (facendo volare macchinine qua e là per la stanza): maaaaammm… vrooooom vrooooom… pe pe… maaaaaaammm maaaaaaammm!!!
Lui (osservandolo con dolcezza): WOOOW!!! Che veloci che sono!!!
Gian Burrasca (usando il padre come pista): vrooooom vrooooom vrooooom!!!
Lui (togliendosi un’automobilina dalla testa): senti… ma… posso giocare anch’io?
Gian Burrasca (interrompendosi bruscamente e guardando suo papà con sospetto): sì… puoi giocare… ma mi raccomando…
Lui: ?
Gian Burrasca (sempre accigliato): …devi fare attenzione, perché le macchinine sono mie!
Lui: …
Gian Burrasca (scuotendogli un ditino davanti al naso): non devi rovinarle!
Lui: !!!
io: !!!

Spazio… ultima frontiera 2

MATTINA, ORE 7:00

Come accade ogni sacrosanto weekend, anche oggi Gian Burrasca pensa bene di svegliarsi a un orario decisamente antelucano. Come accade quasi ogni sacrosanto weekend, anche oggi mi scapicollo a raccattare il pargolo urlante – “MAAAAAMMAAAAA!!! IO SONO SVEGLIOOO!!!- prima che desti l’intera città.
Poi, per evitare di disturbare Lui, ancora perso tra le braccia di Morfeo, mi acciambello col piccolo sul divano e cerco un cartone animato. “Jake e i pirati dell’isola che non c’è”: uno dei suoi preferiti.

io (cercando di non addormentarmi): …
Gian Burrasca (guardando rapito la televisione mentre sgranocchia un biscotto): …
io (iniziando a socchiudere gli occhi): …
Gian Burrasca (scuotendomi con aria entusiasta): mamma?
io (riprendendomi con un sobbalzo): dimmi amore…
Gian Burrasca (additando la televisione): da grande voglio fare il pirata!
io (sorridendogli benevola): beeellooo! Avrai una barca tutta tua allora!
Gian Burrasca (osservandomi accigliato): nooooo! Io voglio andare nello spazio!
io (immaginandolo intento a saltellare sulla luna): allora vuoi fare l’astronauta!
Gian Burrasca (fissandomi con disappunto): NOOOOO!!!
io: ?
Gian Burrasca (gesticolando infervorato): io voglio fare il pirata spaziale!!!

io: …

Spazio… ultima frontiera 1

SERA, ORE 19:00

Dopo aver giocato tutto il pomeriggio, e in attesa che Lui rientri dall’ufficio, io e Gian Burrasca ci acciambelliamo sul divano con un libro.

Gian Burrasca (guardando il cielo al di là finestra): guarda mamma… la luna!
io (osservandola in tutto lo splendore della sua pienezza): sì tesoro… la luna!
Gian Burrasca (continuando a contemplarla con aria sognante): che bella la luna!!!
io (commossa): sì amore… è davvero bellissima.
Gian Burrasca (puntando il ditino verso l’alto): mamma…
io: sì tesoro?
Gian Burrasca (fissandomi con aria seria): da grande voglio andare sulla luna!
io (sorridendogli): beh tesoro… lo spero tanto per te. E quando sarai lassù saluterai la mamma?
Gian Burrasca (riflettendoci qualche istante): …no…
io: ?
Gian Burrasca (abbracciandomi): mamma… io ti porto sulla luna!!!
io: … :’))) …

Do not disturb

MATTINA, ORE 10:00

Mentre io sono in cucina intenta a prepararmi l’ennesimo caffè della mattina, Gian Burrasca è spalmato sul tappeto del soggiorno intento a sfogliare uno dei suoi libri sui pirati.
L’idilliaco silenzio di quel momento viene a un tratto rotto dallo sbattere d’ali convulso di Polly, la nostra pappagallina, che fa un po’ di ginnastica.

io (guardando con disappunto la quantità di semini che quel movimento ha fatto volare sul pavimento): …
Gian Burrasca (entrando lentamente in cucina e osservando la bestiola con aria di rimprovero): …
io (ripulendo le mattonelle): ?
Gian Burrasca (puntando un ditino minaccioso contro la gabbia): Polly!!! Tu devi stare un po’ ferma con le braccia!!!
io: …
Gian Burrasca (osservando il pennuto con più attenzione): …anche se tu non hai le braccia…
io: …
Gian Burrasca: …hai solo le gambe…
io: !
Gian Burrasca (riacquistando la sua aria minacciosa): beh… insomma… stai un po’ ferma con tutto…
io: ?
Gian Burrasca: io sto leggendo!!!
io: !!!

La chitarra (del rock ‘n’ roll)

MARTEDÌ, ORE 18:00

Vista la passione di Gian Burrasca per la musica, decido di iscriverlo ad un corso di avviamento alla stessa.
Il suo entusiasmo è da subito palese…

io: tesoro… oggi pomeriggio andiamo alla prima lezione di musica… sei contento?
Gian Burrasca (illuminandosi d’immenso): SÌÌÌÌÌÌÌÌÌ!!! E… posso suonare?
io: beh… penso di sì. Ti faranno usare alcuni strumenti.
Gian Burrasca (ormai all’apice della gioia): WOOOW!!! E… posso suonare la chitarra del rock ‘n’ roll?
io: ehm… beh… non saprei…
Gian Burrasca (ignorando la mia risposta): W O O O O O W!!! Posso suonare la chitarra del rock ‘n’ roll!!!
io: …

Durante la lezione Gian Burrasca suona di tutto -tamburelli, campanelli, nacchere, ovetti e bottiglie facenti funzione di maracas, vari strumenti a percussione-, insegna alla maestra come si usano le bacchette zigrinate -“batti e striscia, non solo batti!”-, canta, balla, salta qua e là come un piccolo canguro impazzito.
Per tutto il tempo, però, fissa con bramosia la chitarra dell’insegnante. Alla fine le si avvicina e le pone la fatidica domanda:

Gian Burrasca (sfoderando la sua espressione più irresistibile): maestra… posso suonare la chitarra del rock ‘n’ roll?
maestra: beh… finché parlo con la mamma…

Dopo un paio di minuti la situazione è ormai diventata quasi ingestibile: tutti i bambini presenti si sono ammassati intorno allo strumento per “saggiarne” le possibilità sonore.
Recupero quindi il pargolo e lo trascino fuori.
Appena usciamo dal centro in cui il corso è organizzato Gian Burrasca punta dritto verso l’Istituto Musicale, davanti al quale mi ero fermata all’andata.

Gian Burrasca (aggrappandosi alla maniglia del portone d’ingresso): adesso andiamo qui, così posso suonare la chitarra del rock ‘n’ roll!!!
io: …

All’interno, dopo aver chiesto informazioni, con Gian Burrasca aggrappato alla mia gamba insistente nella sua richiesta al pari di un disco rotto, riesco finalmente a raggiungere un maestro di musica con cui parlare in merito ai famosi corsi di musica per bambini che lì vengono organizzati.
L’atmosfera solenne del luogo sembra mettere soggezione a Gian Burrasca che, mentre io aspetto il mio turno, ammutolisce e si rifugia dietro di me.

Gian Burrasca (attaccato al mio cappotto): mamma… gli chiedi se posso suonare la chitarra del rock ‘n’ roll?
io (tentando delicatamente di staccarmelo di dosso): ma tesoro… perché non chiedi tu?
Gian Burrasca (spingendomi avanti e nascondendo il faccino dentro la stoffa): no…chiedi tu… perché io sono timido…
io: !!!

Dopo aver chiesto ragguagli sui corsi ed aver raccattato il pargolo che aveva superato l’imbarazzo non appena entrato nella sala musica, esco, diretta finalmente a casa.
Gian Burrasca ostenta un muso lungo.

io: che c’è tesoro?
Gian Burrasca (guardando per terra corrucciato): oggi non ho suonato la chitarra del rock ‘n’ roll!
io: ma se hai suonato la chitarra della maestra…
Gian Burrasca (sempre più imbronciato): no! io voglio imparare a suonare la chitarra del rock ‘n’ roll!!!
io: ma tesoro… tutti e due i maestri hanno detto che sei troppo piccolo per la chitarra…
Gian Burrasca (battendo i piedini con furia): IO NON SONO PICCOLO!!! IO SONO GRANDE!!!
io (tentando di calmarlo): ma cucciolo… i maestri hanno detto che devi avere almeno 7 anni per suonare la chitarra. Tu ne hai 3… devi aspettare ancora qualche anno…
Gian Burrasca (ormai sulla soglia del pianto): IO NON HO 3 ANNI!!! IO HO 7 ANNI!!!
io: …
Gian Burrasca (esasperato): IO VOGLIO SUONARE LA CHITARRA DEL ROCK ‘N’ ROLL!!!
io (in un ultimo, vano tentativo di rasserenarlo): tesoro… se vuoi puoi suonare la chitarra che abbiamo a casa… quella piccola…
Gian Burrasca (congelandomi con lo sguardo): NO!!! QUELLA CHITARRA È… È… È…
io: ?
Gian Burrasca: RIDICOLA!!!

io: !!!

Einstein

MATTINA, ORE 7:15

Dopo aver terminato di bere il suo latte, Gian Burrasca scende pesantemente dal divano e, traballando, si accascia su un pouf.

Gian Burrasca (sdraiato, le gambe penzoloni, le braccia allargate, gli occhi chiusi e l’espressione prostrata): mamma… non mi reggio in piedi…
io (sospettando un espediente per rimandare il momento delle quotidiane abluzioni): come mai tesoro?
Gian Burrasca (ostentando uno sforzo quasi sovrumano nel sollevare la testina di qualche millimetro): perché ho la testa…
io (incuriosita dall’affermazione): intendi dire che hai la testa che ti fa male?
Gian Burrasca (guardandomi con rimprovero per la mia inaccettabile incapacità di capirlo): no! Perché ho la testa!
io (osservandolo con aria interrogativa): non capisco tesoro…
Gian Burrasca (sospirando rumorosamente): ho la testa pesante!
io (accarezzandogliela): ehm… pesante?
Gian Burrasca (ormai rassegnato): sì mamma… perché ho tanta testa!
io (cercando di staccarlo dal pouf): nel senso che hai la testa grande?
Gian Burrasca (alzandosi faticosamente): no mamma… ho la testa tanto piena!
io (sospingendolo verso il bagno): piena? Piena di pensieri?
Gian Burrasca (trascinandosi lungo il tappeto): mannooo mamma!
io (seguendolo lentamente): piena… di cervello?
Gian Burrasca (regalandomi il benevolo sorriso che si concede di solito a chi, duro di comprendonio, è finalmente arrivato alla giusta ccìonclusione): sì mamma! Piena di cervello!!!
io: …