MATTINA, ORE 8:30
Gian Burrasca è già davanti alla porta di casa pronto per andare all’asilo. Io, che ho da poco riscoperto in un angolo dell’armadio una piccola borsa dalla forma inusuale, la prendo e la riempio delle solite carabattole indispensabili alla quotidiana sopravvivenza. Sospingo quindi il piccolo verso l’ascensore.
Gian Burrasca (guardando sorpreso la borsa): …
io (guidandolo all’interno della cabina): …
Gian Burrasca (continuando a scrutare l’oggetto con estremo interesse): !
io (notando il suo sguardo): ?
Gian Burrasca (additando il contenitore con fare accusatorio): …ma è una palla!
io (scortandolo verso il portone): ehm… sì.
Gian Burrasca (fissandolo ipnotizzato): …ma è per giocare?
io (squadrandolo con espressione atterrita): nooo!
Gian Burrasca (abbassando gli occhi con aria delusa): ah…
io (prendendolo per mano e incamminandomi verso la strada): …
Gian Burrasca (mantenendo un atteggiamento contrito): …
io (guardandolo con la coda dell’occhio): …
Gian Burrasca (illuminandosi all’improvviso): …mamma?
io (sorridendogli): dimmi tesoro…
Gian Burrasca (osservandomi speranzoso): …ma posso almeno portarla?
io: !!!