Wikibaby

POMERIGGIO, ORE 18:30

Gian Burrasca è steso sul tappeto intento a “leggere” il suo libro preferito sui pirati.
Io sono mollemente adagiata sul divano a leggere le mie e-mail.

Gian Burrasca (avvicinandosi silenziosamente a me): …
io (continuando nella mia lettura): …
Gian Burrasca (piazzandosi dietro la mia spalla in modalità “avvoltoio”): …
io (fingendo di ignorarlo): …
Gian Burrasca (spalmandosi sulla spalliera del divano e iniziando a respirarmi nell’orecchio): …
io (girandomi verso di lui, naso a naso, occhi negli occhi): ?
Gian Burrasca (sorridendomi contento di essere riuscito nel suo intento di attirare la mia attenzione): mamma… posso Aipad?
io (spostandomi leggermente in modo da farlo sedere in una posizione più civile): va bene…
Gian Burrasca (scivolando tipo serpente dalla spalliera alla seduta e avvinghiandosi a me): :)))
io (chiudendo la mail): tieni cucciolo…
Gian Burrasca (tornando sull’icona Mail): …
io (scrostandomelo di dosso e alzandomi per andare a fare un caffè): no tesoro… lascia stare le mail… quelle sono cose che non ti competono!
Gian Burrasca (chiudendo Mail e spostandosi sull’icona Safari): …
io (guardandolo con aria intimidatoria): no tesoro! Neppure Internet ti riguarda! Limitati ai giochi! Siamo d’accordo?
Gian Burrasca (chiudendo Safari e spostandosi sulle App di gioco): va bene mamma…

Dopo aver controllato che abbia davvero aperto un gioco, mi traslo in cucina per preparare il caffè. Dopo qualche minuto, un silenzio preoccupante fa nascere in me un sospetto.

io (affacciandomi dalla cucina): tesoro… che combini?
Gian Burrasca (mollando l’i-Pad come fosse incandescente e correndo verso la sua stanza con aria colpevole): …
io (andando verso il divano): ma che…
i-Pad: Wikipedia —> Stai creando “ksjdhk skjdhf slkdjfklsj”
io: !!!

Next level

POMERIGGIO, ORE 18:00

Dopo un turbolento pomeriggio trascorso tra gare di macchinine, scontri, corse a cavallo del suo furgoncino, salti sul letto e ginnastica a suon di musica, io e Gian Burrasca sprofondiamo, stanchi e felici, tra i cuscini del divano. Lui si impossessa immediatamente dell’i-Pad.

Gian Burrasca (passando il ditino sullo schermo): mamma?
io (conoscendo già l’argomento della domanda): sì tesoro?
Gian Burrasca (avvicinandomisi in cerca dell’abbraccio): facciamo un gioco?
io (stringendolo a me): va bene. Quale vuoi fare?
Gian Burrasca (scegliendo Ragdoll Blaster): quello coi pupazzetti…
io (prendendo l’i-Pad e dando avvio al gioco): ok…

Per un po’ andiamo speditamente avanti nel gioco. Ad essere più precisi, lui gioca con grande abilità e io mi limito a guardarlo e ad applaudire i suoi successi. A un certo punto, però, uno dei livelli sembra metterlo in difficoltà.

Gian Burrasca (restituendomi l’i-Pad): mamma? Mi aiuti?
io (prendendo l’oggetto tra le mani): …
Gian Burrasca (osservandomi attentamente mentre ricarico il livello e inizio a sparare pupazzetti alla rinfusa): …
io (cercando di capire come fare a raggiungere il bersaglio): …
Gian Burrasca (continuando a studiare il gioco): …
io (tentando in tutti i modi di comprenderne il complicato meccanismo): …
Gian Burrasca (aggrottando pensieroso la fronte): …
io (iniziando ad innervosirmi): …!!!…

Dopo svariati, inutili tentativi, chiedo a Gian Burrasca una pausa per placare le mie ire. Il piccolo si impadronisce nuovamente dell’i-Pad e ricarica il gioco. Io sparisco in cucina a prepararmi un caffè. Dopo qualche secondo…

Gian Burrasca (dalla sua postazione): MAAAMMAAA!!!
io (ancora col cucchiaino in mano): dimmi tesoro…
Gian Burrasca (con voce allegra): VIEEENIII!!!
io (avvitando la moka): arrivo… un attimo!
Gian Burrasca (insistendo): VIENI PRESTOOO!!!
io (accendendo la Alicia e correndo poi in soggiorno): eccomi… che succede?
Gian Burrasca (mostrandomi orgoglioso l’i-Pad): guarda… livello superato!!!
io: …