Medicina alternativa 3

MATTINA, ORE 7:00

Ieri sera Gian Burrasca è stato vittima di un piccolo incidente: scivolando giù da una corda al parco giochi, gli si è formata una piccola bolla da sfregamento su una manina. L’iniziale tragedia è stata fortunatamente arginata da una veloce medicazione con garza e cerotto.
Adesso, che deve lavarsi per andare all’asilo, è giunto il momento di togliere la fasciatura.

Gian Burrasca (guardandosi la mano con preoccupazione): …però non mi fai male, vero?
io (rimuovendo il cerotto con estrema delicatezza): no… tranquillo… non sentirai nulla…

Gian Burrasca (esaminando con interesse la vescichetta): …
io (felice di aver evitato l’usuale scenata da intollerabile dolore fisico): … :) …
Gian Burrasca (toccando la bollicina con aria soddisfatta): guarda mamma…
io (temendo il peggio): cosa c’è tesoro?
Gian Burrasca (piazzando la sua mano sotto il mio naso): …la bollicina è rimasta…
io: ?

Gian Burrasca (agitandomela davanti compiaciuto): …ma il male non c’è più!
io: …
Gian Burrasca (impossessandosi della garza e iniziando a studiarla con attenzione): …
io: ?
Gian Burrasca (mostrandomela serio): …è rimasto nel cerotto!

io: !!!

Scary G. B. 2

MATTINA, ORE 7:30

Gian Burrasca è sotto la doccia. Dopo averlo lavato, mi rendo conto di aver lasciato il suo asciugamani in camera. Lo recupero rapidamente, quindi torno in bagno per asciugarlo. Lui è ancora sotto lo scroscio dell’acqua calda.

Gian Burrasca (rigirandosi in modo che l’acqua lo bagni completamente): …
io (tendendogli la mano): tesoro… è ora di uscire.
Gian Burrasca (lanciandomi un’occhiata distratta): non posso…
io (incuriosita): e perché?
Gian Burrasca (con aria grave): …perché devo sciogliere il mio scheletro!
io (piuttosto raccapricciata): ehm… e perché scusa?
Gian Burrasca (serissimo): …così divento un fantasma!
io (rabbrividendo): amore… perché vuoi diventare un fantasma?
Gian Burrasca (guardandomi di sottecchi): …per fare gli scherzi a tutti quanti!
io: !!!

Fantasilandia

MATTINA, ORE 7:30

Avendo tirato fuori dal letto Gian Burrasca madido di sudore, decido di fargli la doccia. Dopo avergli fatto lo shampoo, inizio a insaponarlo per bene e, come sempre, lui si riempie le manine di schiuma per divertirsi a lasciare le impronte sulla parete della doccia.

Gian Burrasca (continuando a stampare manate bianche sul muro scuro): …

io (proseguendo nell’abluzione del piccolo): …
Gian Burrasca (osservando soddisfatto la sua opera): …
io (riaprendo l’acqua per sciacquarlo): …
Gian Burrasca (gridando atterrito): NOOO!!!
io: ?
Gian Burrasca (parandosi davanti alle chiazze di schiuma per difenderle): NON LAVARLI!!!

io: ???
Gian Burrasca (guardando amorevolmente i gruppi di bollicine): …quelli sono i miei amici mostri…
io: !
Gian Burrasca (gesticolando entusiasta): …che lottano tra di loro…
io: …
Gian Burrasca (indicando una piccola massa bianca): …e c’è anche un fantasma…
io: ?
Gian Burrasca (agitando un ditino minaccioso nella sua direzione): …ma il fantasma è dispettoso…
io: …
Gian Burrasca (mimando di avere qualcosa tra le mani): …e lancia i mattoni contro i draghi…
io: …
Gian Burrasca (simulando un gesto di arti marziali): …ma i draghi li rompono…
io: …
Gian Burrasca (soffiando con forza verso di me): …e poi sputano il fuoco…
io: …
Gian Burrasca (sorridendo sornione verso la schiuma): …e i mattoni si sciolgono…

io: ?

Gian Burrasca (concludendo soddisfatto): …perché sono di cioccolato!!!
io: !!!

“IL” Libro

SERA, ORE 21:00

Per Gian Burrasca è arrivata l’ora della nanna. Lo accompagno nella sua stanza, lo osservo mentre si arrampica sul suo lettino, gli rimbocco le coperte, gli do il bacio della buona notte. Lui, però, non sembra ancora intenzionato a dormire.

Gian Burrasca (facendo capolino da sotto le lenzuola): mamma?

io (bloccandomi sulla porta): dimmi amore…
Gian Burrasca (sorridendomi speranzoso): mi leggi il libro?

io (tornando sui miei passi e avvicinandomi alla libreria): va bene… che libro vuoi che ti legga?

Gian Burrasca (guardandomi sbigottito): “IL” Libro!

io (crollando le spalle): sì… ok… ma CHE libro?
Gian Burrasca (con aria sempre più incredula): ma mammaaa! “IL” LIBRO!!!
io (iniziando a spazientirmi): tesoro… ma se non mi dici CHE libro vuoi, io come faccio a leggertelo?!?
Gian Burrasca (scrutandomi con fare indulgente): “IL” Libro… quello che mi legge il mostro!

io (sgranando gli occhi): …il… mostro?
Gian Burrasca (ritrovando la serenità): sì… il mostro!
io (incuriosita): ehm… che mostro?

Gian Burrasca (stringendo felice il suo coniglietto): il mostro che abita nel buio…
io: …
Gian Burrasca (continuando la sua spiegazione): …e che dorme sotto il letto…

io: !
Gian Burrasca: … e che di notte mi legge il Libro Magico…

io: !!!
Gian Burrasca: …quello che è nascosto dietro la porta…
io (guardando la porta): ?
Gian Burrasca (additandola): …sì, lì dietro!

io (socchiudendo la porta, dietro la quale si celano… due stendipanni): ?
Gian Burrasca (fissandomi meravigliato): …
io (guardandolo allibita): ???
Gian Burrasca (squadrandomi con aria di rimprovero): …ma cone…

io: ?
Gian Burrasca (puntando il ditino verso… il nulla): …è lì…
io: …
Gian Burrasca: …non lo vedi?!?

io: !!!

Qui Hogwarts

POMERIGGIO, ORE 16:00

Sono all’asilo per prendere Gian Burrasca. Mentre cerco di bloccare una sua corsa scalmanata per infilargli la felpina, la maestra mi fa cenno di aspettare perché vuole parlarmi. Nell’attesa finisco di prepararlo per uscire.
Quando finalmente tutti sono andati via, la maestra si avvicina a noi. Gian Burrasca sembra preoccupato.

Gian Burrasca (tentando di sgattaiolare): …
maestra: allora… cos’è che devi dire alla mamma?
io:?
Gian Burrasca (ostentando indifferenza): …
maestra (accucciandosi accanto a noi): …allora?
io: tesoro?
Gian Burrasca (nascondendo la bocca nella sciarpa): …hgajhsgd hsgjah shjakjhd…
maestra (guardandolo con aria di rimprovero): beh?
io (cercando di decifrare parole inintellegibili): eeeh?
Gian Burrasca (provando ancora a sfuggire alla mia presa): …niente…
maestra: come niente?!?
io: tesoro? Allora! Mi racconti?
Gian Burrasca (piantando il muso): …no!
maestra: va bene… allora lo racconto io alla mamma…
io (guardando Gian Burrasca dritto negli occhi): ???
Gian Burrasca (preoccupatissimo): …mamma?
maestra: allora…
io: …
Gian Burrasca (consapevole dell’ineluttabilità del suo destino, ma deciso a fare un ultimo tentativo): …mamma… andiamo via da questa scuola STREGATA!!!
maestra: !!!
io: !!!

P.S.: si dice che la mela non cada mai troppo lontano dall’albero…
Tra i 5 e i 7 anni frequentai, nella mia città natale, una scuola gestita da suore. Non nutrendo nei loro riguardi una grande simpatia, convinsi tutte le mie compagne che le suore erano in realtà delle streghe. E costruii, a comprova delle mie affermazioni, una realtà alternativa edificata sulle fondamenta della quotidianità che ci circondava. Fu così che il giardino in cui giocavamo all’intervallo si trasformò nel luogo nel quale il sabato notte venivano organizzati i sabba, il ripostiglio del giardiniere in un ascensore per raggiungere gli Inferi, il laboratorio di scienze la cui vetrata affacciava sul parco nel luogo in cui esse praticavano la magia nera -e tutto ciò che la stanza conteneva non faceva che avvalorare la mia tesi-; ai piani superiori poi, che ci erano interdetti, erano celate celle e luoghi di tortura, i lunghi abiti servivano a celare mostruose fattezze e i veli capelli da Gorgoni, ecc.
P.P.S.: …non mi è dato sapere come simili cognizioni fossero, in così tenera età, in mio possesso. Ma da grande divoratrice di libri di ogni tipo quale sono sempre stata, ho il sospetto di aver letto di nascosto qualche vecchio, strano libro in qualche antica, oscura biblioteca…

Houdini

POMERIGGIO, ORE 16:00

Per Gian Burrasca è ora del bagno.
Mentre lui si spoglia, io apro l’acqua per farla riscaldare. Appena arriva alla temperatura giusta, prendo il pargolo e lo infilo nella vasca. Mi volto per qualche istante per recuperare le sue barchette e il necessario per le abluzioni. Torno immediatamente da lui per girare la manopola di chiusura dello scarico.
Ma…

Gian Burrasca (con la testa infilata sotto lo scroscio dell’acqua): …
io (guardandomi intorno interdetta): ma… dov’è finito il tappo della vasca?
Lui (con fare ironico): cosa hai perso?
Gian Burrasca (osservando con interesse le gocce che scivolano lungo le pareti): …
io (controllando che non l’abbia “rubato” il piccolo): ma non è possibile!!!
Lui (con aria perplessa): non dirmi che non trovi più il tappo della vasca…
Gian Burrasca (tentando invano di trattenere l’acqua tra le manine): …
io (aggirandomi inquieta per il bagno): no… non lo trovo più!
Lui (dandomi man forte nella ricerca): dove l’hai lasciato l’ultima volta?
Gian Burrasca (beandosi del fiotto caldo sulla schiena): …
io (aprendo nervosamente ogni anta e ogni cassetto del bagno): …ma se non lo sposto mai!!!!
Lui (rovistando scetticamente in ogni luogo possibile… e impossibile): magari l’hai fatto senza rendertene conto…
Gian Burrasca (scrutandoci seminascosto dal bordo della vasca): …
io (girovagando turbata per la casa): l’unico momento in cui lo tolgo è quando pulisco… e lo appoggio sul bordo!
Lui (con atteggiamento accondiscendente): ma magari…
Gian Burrasca: …
io (interrompendolo bruscamente) NO!
Lui: …

Dopo aver cercato invano ovunque per una decina di minuti, mi arrendo, e torno in bagno per tirare fuori Gian Burrasca dalla vasca prima che prenda freddo.

io: tesoro… devo lavarti e farti uscire. Mi dispiace, ma la mamma non trova più… MA NON CI CREDO!!!!
Lui: che c’è?
io: IL TAPPO!!!
Lui: beh?
io: È QUI!!! AL SUO SOLITO POSTO!!!
Lui: …

Lascio Gian Burrasca alle prese con i suoi giochi e inizio a occuparmi d’altro, sempre, ovviamente, con un occhio puntato su di lui.
Quando l’allagamento del bagno rischia di oltrepassare i livelli di umana accettazione, decido di procedere con la fasi di lavaggio-asciugatura-vestizione del piccolo unno.
Giro il rubinetto di apertura dello scarico, recupero da uno degli armadietti la sua spugna, quindi torno verso la vasca.

Gian Burrasca (continuando a sguazzare imperterrito): …
io (guardandomi di nuovo intorno sconcertata): ma…
Lui: cosa c’è adesso?
Gian Burrasca (regalandomi uno dei suoi sguardi furbi): …
io (sempre più sbigottita): ma non è possibile!!!
Lui: ???
Gian Burrasca (sorridendomi con aria birbante): …
io (aguzzando lo sguardo): il tappo… è sparito di nuovo!!!
Lui: !!!
Gian Burrasca (iniziando a sogghignare): …
io (colta da un sospetto): amore… dove hai nascosto il tappo della vasca?
Lui: …
Gian Burrasca (facendoselo magicamente ricomparire tra le mani): :)
io: ma dove…
Lui: ?
Gian Burrasca (infilando l’oggetto in uno dei bocchettoni laterali dell’idromassaggio e mostrando poi le manine di nuovo vuote): :)))
io: !!!
Lui: …