MERCOLEDÌ 12 SETTEMBRE, ORE 12:45 CA.
È il momento dell’omelia.
Don Mario tira fuori da un ripiano nascosto sotto l’altare una rosa. Spiega che gli è stata data in dono, e che si tratta di un esemplare molto particolare, in quanto è stata sottoposta ad un particolare trattamento che le permetterà di non appassire mai.
Lui osserva il tutto con curiosità.
Don Mario, pur riconoscendone l’indubbia bellezza, ne parla come di una cosa “congelata”, “imbalsamata”, finta perché non soggetta ad alcun tipo di cambiamento, ivi compreso lo stesso appassimento.
Lui appare impensierito.
Don Mario spiega che qualunque cosa ha un valore tanto maggiore, quanto più è viva e passibile di metamorfosi.
Lui inizia a manifestare segni di nervosismo.
Don Mario fa comparire un piccolo vaso con una piantina di rose rosse.
Lui palesa una crescente apprensione.
Don Mario spiega come il matrimonio sia come una piccola pianta: deve essere accudito, curato, riempito di attenzioni perché possa crescere, sbocciare, fiorire rigoglioso…
Lui è ormai visibilmente preoccupato.
Don Mario spiega di aver deciso di regalarci quella piantina di rose rosse come segno benaugurale per la nuova vita che adesso sta iniziando per noi…
Prendiamo il vasetto.
Lui è nel panico.
ORE 20:30
io (ripensando alla sua faccia): amore… mi spieghi perché eri così angosciato durante l’omelia?
Lui: pensavo alla pianta di rose…
io: ?
Lui: che dovrebbe rappresentare il nostro matrimonio…
io: quindi…?
Lui: …non riuscivo a non pensare anche al tuo inguaribile e infallibile pollice nero!!!
io: !!!