Free time

POMERIGGIO, ORE 16:30

All’uscita dall’asilo io e Gian Burrasca ci dirigiamo verso il parco giochi. Avvistati i suoi amichetti, il piccolo mi pianta in asso in mezzo al prato e corre a scatenarsi con tutti gli altri.
Mi dirigo quindi verso un gruppetto di mamme di mia conoscenza che stanno chiacchierando animatamente.

mamma 1: pensa… lo scorso anno ho spedito mio marito a fare la coda per iscrivere il bambino ai corsi di avviamento alla musica dell’Istituto Musicale. È arrivato lì alle 3:00 del mattino, ma c’era già una coda assurda. Così ho deciso di mandarlo da un insegnante privato. Ci va il martedì e il giovedì. Il lunedì e il mercoledì invece ha calcio, e il mercoledì anche ginnastica.
io: …
mamma 2: anche io ho provato con l’Istituto Musicale. Mia figlia è stata presa, ma nella sede periferica, e quindi ho dovuto rinunciare. Così l’ho iscritta ad un corso di danza creativa. La maestra ha detto che la tiene in prova per un mese per vedere se è abbastanza motivata per continuare. In caso, comunque, le resterebbe il corso di pittura fisica.
io: … ? …
mamma 3: non parlatemene! Con la musica ho avuto anche io lo stesso problema. Ma adesso ho sentito di un altro gruppo che fa corsi simili. Sto già prendendo informazioni. Intanto l’ho iscritto a nuoto e a football, anche se per quello è ancora piccolo e non esiste una squadra di bambini della sua età. Gli tocca giocare con quelli più grandi.
io: … ! …
mamma 4: la mia per la musica ha il suo insegnante privato. Poi ha danza classica, pattinaggio artistico e sci nel week end. Ma voi avete iscritto i vostri al corso di tedesco avanzato della scuola?
io: … !!! …
mamma 1: io sì, ovviamente!
mamma 2: anche io! E adesso aspetto quello di inglese.
mamma 3: per forza!
io: …
mamma 1 (rivolgendosi a me): e il tuo? Cosa fa?
io (lanciando un’occhiata a Gian Burrasca che, con la paletta, sta scavando una buca in una pozzanghera di fango): ehm… beh… il mio gioca!
mamma 2 (guardandomi con espressione allucinata): ma come??? Non gli fai fare nulla???
io (guardando teneramente Gian Burrasca che ha spostato la sua attenzione su una pianta rampicante e ne sta studiando l’andamento): ma ha solo 3 anni!
mamma 3: il mio ha iniziato proprio a quell’età! DEVI iniziare!
io (osservando Gian Burrasca che sta cercando di bilanciare un dondolo buttando sassi e terra sulle estremità): beh… lui fa una cosa fondamentale…
mamma 4: cioè?
io (contemplando Gian Burrasca che sta battendo un rametto su diverse superfici studiando il diverso suono che esse producono): lui… esperisce il mondo!
mamma 1: …
mamma 2: …
mamma 3: …
mamma 4: …

Compagni di nanna

MATTINA, ORE 7:00

Dopo una lunga pausa dall’asilo dovuta alla varicella e alle vacanze di Natale, è giunto per Gian Burrasca il momento di riprendere con la solita routine. Compresa la sveglia alle 7:00.

io (entrando silenziosamente nella sua camera e aprendo la serranda): cucciolo… è ora di svegliarsi!
Gian Burrasca (mummificandosi nel piumino): mmmmmmmh…
io (srotolandolo dalle coperte e prendendolo in braccio con dolcezza): su tesoro… dobbiamo prepararci.
Gian Burrasca (guardando con disappunto oltre la finestra): ma perché mi hai svegliato? Non vedi che è ancora buio?
io (pensando a tutti sabati e le domeniche in cui lui riesce a svegliarsi anche alle 6:00!): !!!

Tenendoli tra le braccia, porto in cucina lui e il suo coniglietto (che si chiama Coglietto) e li adagio entrambi sul ripiano sotto la finestra. Quindi inizio a preparare il latte.

Gian Burrasca (guardando nell’atrio buio sotto di sé): mamma… le macchine dormono…
io: sì amore!
Gian Burrasca: …e anche le biciclette…
io: certo amore!
Gian Burrasca (osservando prima i mezzi, poi Coglietto): ma non hanno un coniglietto…
io (presa alla sprovvista): ehm… no amore…
Gian Burrasca (riflettendo con aria assorta): …
io: ?
Gian Burrasca: …mamma?
io: dimmi amore…
Gian Burrasca (lanciandomi un’occhiata decisa): bisogna comperare un coniglietto anche per loro, così dormono meglio!
io: !
Gia Burrasca: e anche alle moto, eh!!!
io: !!!

Reggimenti

SERA, ORE 21:30

Gian Burrasca ha snobbato il riposino pomeridiano preferendogli una lunga passeggiata in città e un paio d’ore di giochi sfrenati.
Avendo sfasato i suoi ritmi, all’ora di cena ha rischiato di addormentarsi con la testa nel piatto, ma si è risvegliato al solo sentir bisbigliare che forse era il caso di portarlo subito a letto.
Ora è allo stremo delle forze e, dopo aver sorbito il suo latte caldo, si avvia stancamente verso la sua stanza.

Gian Burrasca (attraversando silenziosamente il soggiorno): …
Lui (osservandolo con tenerezza): …
Gian Burrasca (arenandosi nell’entrata appoggiato ad una parete): …
Lui (seguendolo): ?
Gian Burrasca (allargando le braccine e allungandole supplichevoli verso il papà, gli occhi quasi chiusi): papà…
Lui: ?
Gian Burrasca: …io non mi reggio più in piedi…
Lui: …

Posso?

SERA, ORE 9:00

Siamo sempre in montagna ed è nuovamente giunta per Gian Burrasca l’ora di dormire.
Inizia la quotidiana battaglia…

Gian Burrasca (ciondolando sulla sua poltrona preferita con una macchinina in mano): mamma… posso le macchinine?
io (parcheggiando le suddette in una cesta): no tesoro… è ora di andare a nanna.
Gian Burrasca (continuando a tergiversare): mamma… posso il gioco delle scimmie?
io (mettendo l’oggetto in questione sotto chiave in una credenza): no tesoro… ti ho detto che è il momento di andare a letto.
Gian Burrasca (perdendosi a fissare lo schermo della televisione… spenta): mamma… posso un cartone?
io (facendo sparire il telecomando): no. È tardi!
Gian Burrasca (sporgendosi oltre la spalliera per osservarmi): mamma… posso l’Aipad?
io: non c’è l’i-Pad. E anche se ci fosse non te lo darei, perché è ora di dormire!
Gian Burrasca (guardandomi con occhi supplichevoli): mamma… posso il telefono?
io (infilandomi l’i-Phone in una tasca): NO!
Gian Burrasca (traendo un sospiro affranto e sconsolato): oooooh!!! Che tristezza!!!
io: !!!

L’erba voglio

SERA, ORE 21:00

Siamo in montagna, e per Gian Burrasca è arrivato il momento di andare a nanna.
Come sempre, il piccolo non ne ha alcuna intenzione.

Gian Burrasca (abbandonato sulla poltrona di fronte alla televisione… spenta): mamma… io voglio un cartone!
io (cercando, con delicata fermezza, di farlo alzare): no tesoro… adesso è troppo tardi.
Lui (osservando la scena seduto sul divano): …
Gian Burrasca (restando ostinatamente ancorato a un bracciolo): ma io voglio un cartone!!!
io (tentando inutilmente di scrostarlo dal velluto): domani tesoro. Non insistere!
Lui (continuando a guardare il siparietto): …
Gian Burrasca (avvinghiandosi a un cuscino): ma mamma! Io voglio un cartone!!!
io (lanciando il guanciale sul divano dopo averglielo sottratto): cosa ti dice sempre la mamma? L’erba voglio non esiste neppure nel giardino del re!
Lui (scansando il cuscino): …
Gian Burrasca (facendo appello alle sue ultime forze): MA IO HO DETTO CHE VOGLIO UN CARTONE!!!
io (soppesandolo con lo sguardo): …
Lui: …
Gian Burrasca (sostenendo con risolutezza la mia occhiata): …
io (sorridendo): e la mamma cos’è che vuole?
Lui: ???
Gian Burrasca (dopo averci riflettuto qualche istante): una borsa di Uitton!!!
io: :)))
Lui: !!!

Qualcuno ci segue…

POMERIGGIO, ORE 13:00

Io, Lui e Gian Burrasca siamo in macchina, direzione montagna, fermi a un semaforo rosso. Gian Burrasca osserva con interesse la coda di automobili che si è formata dietro di noi. Appena il verde scatta, ripartiamo.

Gian Burrasca (scrutando con sospetto alle sue spalle): …
io: …
Lui: …
Gian Burrasca (continuando ad agitarsi sul seggiolino per sbirciare dietro di sé): …
io (girandomi a guardarlo): ?
Lui (concentrato sulla guida): …
Gian Burrasca (protendendosi preoccupato verso il papà): papà… una macchina ci segue!
io: …
Lui (sorridendo sotto i baffi): sì tesoro… è normale… non preoccuparti.
Gian Burrasca (seguitando a sorvegliare il mezzo dal finestrino): papà… la macchina ci segue ancora!
io: …
Lui: sì… fa la nostra stessa strada… stai tranquillo!
Gian Burrasca (insistendo nel tenerla sotto controllo): …
io: …
Lui: …
Gian Burrasca (sporgendosi nuovamente verso il padre, finalmente sereno): papà?
io: ?
Lui: sì?
Gian Burrasca: l’abbiamo seminata!!!
io: !!!
Lui: !!!

Questione di ruoli 3

MATTINA, ORE 8:00

Io e Gian Burrasca ci stiamo preparando a uscire per raggiungere l’asilo. Lo infagotto in piumino, sciarpa e cappello, mi metto il cappotto, mi avvolgo nella sciarpa, quindi mi infilo un basco.

Gian Burrasca (guardandomi sorpreso): ?
io (indossando i guanti): che c’è tesoro?
Gian Burrasca (indicando incuriosito la mia testa): ma quello è un cappello da pittore!
io (sorridendogli benevola): no tesoro… è un basco!
Gian Burrasca (continuando ad additarmi): no! È un cappello da pittore!
io (sospingendolo fuori dalla porta): sì amore… lo usano anche i pittori. Ma è solo un tipo di cappello!

Prendiamo l’ascensore… Gian Burrasca seguita a scrutarmi dubbioso.
Usciamo dal portone… lui persevera a fissarmi con una certa diffidenza.
Procediamo lungo la stradina d’accesso… il piccolo mi soppesa con lo sguardo.
Quando raggiungiamo le scale che conducono alla strada, si pianta sul primo gradino puntando il ditino verso il mio cappello.

Gian Burrasca: tu non puoi mettere quel cappello!
io: e perché?
Gian Burrasca: perché tu non sei un pittore!
io: ?
Gian Burrasca: tu sei una mamma!!!
io: …

Ufficio complicazione affari semplici 2

Se tutto va bene, mancano ormai solo 9 giorni alla partenza per il sospirato viaggio di nozze. Così ieri pomeriggio, per evitare di arrivare in aeroporto e scoprire di non poter partire, sono andata a controllare la data di scadenza dei Passaporti.
Nel cassetto, insieme al mio e a quello di Lui, ho trovato anche quello di Gian Burrasca…

GENNAIO 2011, ORE 9:00

Dopo un anno all’asciutto, tra gravidanza e primi mesi di vita del pargolo, io e Lui abbiamo deciso di tornare finalmente in acqua. E quale luogo migliore, per riprendere, del'”Acquario di Allah”?
Ci rechiamo quindi in Questura per fare la Carta d’Identità valida per l’espatrio al piccolo Gian Burrasca.

io (restando speranzosa in piedi): buongiorno.
Lui (accomodandosi in previsione dei famigerati tempi burocratici): buongiorno.
poliziotto (lanciandoci un’occhiata al di là di uno spesso vetro): buongiorno…
io: avremmo bisogno di una Carta d’Identità valida per l’espatrio per nostro figlio.
Lui: …
poliziotto: quanti anni ha?
io: 4 mesi…
Lui: …
poliziotto: e dove dovete andare?
io (sorridendo entusiasta): EGITTO!
Lui: …
poliziotto: allora non basta la Carta d’Identità… serve il Passaporto.
io (interdetta): …il Passaporto?
Lui: ?
poliziotto: sì… il Passaporto.

Dopo averci dato l’elenco dei documenti richiesti, fotografie in formato fototessera comprese, ci congeda.
Torniamo dopo qualche giorno dopo con tutto il necessario.

io (sedendomi): buongiorno.
Lui (facendo altrettanto): buongiorno.
poliziotto (lo stesso della volta precedente): buongiorno…
io: dovremmo fare il Passaporto per nostro figlio.
Lui: …
poliziotto: va bene… potete darmi tutti i documenti e le fotografie?
io (allungandogli un pacchetto): ecco!
Lui: …
poliziotto (estraendo il tutto e iniziando a guardare scetticamente le fototessere): …
io: …
Lui: …
poliziotto (restituendoci le immagini): no… queste non vanno bene…
io (riprendendole e guardando la faccetta furba di Gian Burrasca): ah no?
Lui (contrariato dal fatto che siano state messe in dubbio le sue capacità di fotografo): e perché scusi?
poliziotto: perché il fondo deve essere perfettamente bianco…
io: …
Lui: …
poliziotto: il soggetto deve guardare bene di fronte a sé…
io (“soggetto?!?”): !
Lui: !
poliziotto: e soprattutto deve essere serio!
io: !!!
Lui: !!!
poliziotto: …
io: mi scusi… ma il bambino ha solo 4 mesi… non è che sia proprio facile fotografarlo seguendo tutte queste regole!
Lui: non è che ancora si regge dritto contro un muro per avere il fondo bianco!
poliziotto: non so che dirvi… queste non vanno…
io: certo che…
Lui (terminando la mia frase): …almeno potreste scriverle ben chiare da qualche parte certe regole! Così la gente eviterebbe di perdere tempo a vuoto!
poliziotto: …

Dopo vari tentativi fallimentari, riusciamo finalmente a far sdraiare Gian Burrasca su un tappeto di fogli bianchi, a fargli assumere un’espressione che, più che seria, sembra a metà tra lo sbigottito e il sarcastico, e a farlo restare in quella posizione per il tempo sufficiente a scattare qualche primo piano.
Torniamo in Questura.

io (accasciandomi sulla sedia): buongiorno.
Lui (sedendosi rigido, braccia conserte, pronto allo scontro): buongiorno.
poliziotto (ancora lui): buongiorno…
io: siamo qui per Passaporto di nostro figlio.
Lui: …
poliziotto: va bene… mi date i doc…
io (passandogli tutto dalla fessura sotto il vetro prima ancora che termini la frase): ecco!
Lui: …
poliziotto (dopo aver controllato tutto): va bene… avrei bisogno di qualche altro dato…
io (tirando un sospiro di sollievo): va bene…
Lui (rilassandosi): …
poliziotto: colore degli occhi?
io: ehm… beh… non si sa…
Lui: …
poliziotto: mi scusi signora… lei non sa il colore degli occhi di suo figlio???
io (indispettita): non è questo… è che il colore si definisce solo dopo il sesto mese di vita! Per il momento sono grigi! Scriva grigi!
Lui: …
poliziotto: …non c’è grigi…
io: …
Lui: …
poliziotto: …c’è solo blu, verdi, marroni, neri…
io: …ma lui non li ha di nessuno di quei colori! E io non sono una veggente per sapere come li avrà!
Lui: !
poliziotto: …vabbè! …Mettiamo neri!
io: !!!
Lui: !!!
poliziotto (proseguendo imperterrito): altezza?
io: altezza???
Lui: ???
poliziotto: sì… in piedi… quanto è alto?
io (trattenendo a stento una risata sardonica): “sdraiato”… perché in piedi ancora non si regge… è 64 cm…
Lui: …
poliziotto (finendo di prendere i suoi appunti): va bene… passate a ritirarlo tra qualche giorno…
io (alzandomi): mi scusi… quale sarà la validità del Passaporto?
Lui: …
poliziotto: 3 anni.
io (allibita): 3 ANNI? Ma… tra qualche mese i dati che ha scritto non saranno già più validi! E poi… mi scusi… ma che senso ha mettere la fototessera? Con la velocità con cui cambiano i bambini tra qualche settimana sarà già irriconoscibile!
Lui (ridendo ormai sotto i baffi dopo tutto quel siparietto): …
poliziotto: beh… ma quanto vuole che cambi una persona in soli 3 anni?
io: !!!
Lui: …

Weekend sensor

Dal lunedì al venerdì la mia sveglia suona alle 5:30 in modo che io riesca a trascinarmi giù dalle brande alle 6:00. Dopodiché preparo il caffè, faccio colazione, mi faccio la doccia, metto un po’ d’ordine in casa. Alle 7:00 vado a svegliare Gian Burrasca che, il più delle volta a fatica, si fa trasportare fuori dal letto per essere rifocillato, lavato e approntato.
Il sabato e la domenica sono invece giornate consacrare al riposo, senza sveglie, senza doveri, senza routine, senza orari.
…Mi correggo… non “sono”… “sarebbero”…

SABATO MATTINA, ORE 6:00

io: zzzzzzzzzzzz
Lui: RONF RONF RONF
Gian Burrasca (dalla sua stanza): mamma!
io: zzz… zz… z
Lui: RONF RONF RONF
Gian Burrasca (con voce già alterata): MAMMA!
io: …
Lui: RONF RONF RONF
Gian Burrasca (con tono da catastrofe imminente): MAAAMMAAA!!!
io (strisciando fuori dalle coperte): ‘rivo…
Lui: RONF RONF RONF
Gian Burrasca (alzando ancora i decibel): M A A A A A M M A A A A A!!!
io (scapicollandomi per evitare che svegli anche i vicini): arrivo arrivo… non gridare…
Lui: RONF RONF RONF
Gian Burrasca (guardandomi sorridente appena faccio capolino dalla porta): mamma… io sono svegliato!
io: …
Lui: RONF RONF RONF
Gian Burrasca (arzillo come un grillo): mamma… io voglio andare di là!
io (con aria supplichevole): tesoro… è ancora notte… perché non cerchi di fare un altro po’ di nanna?
Lui: RONF RONF RONF
Gian Burrasca (piantandomi il musetto): …ma… io sono svegliato!
io: …ma io no!
Lui: RONF RONF RONF

Dopo avergli fatto una carezza e averlo convinto a rimettersi giù, torno a letto.

ORE 6:30

io: zzz
Lui: RONF RONF RONF
Gian Burrasca: MAMMA!
io: …
Lui: RONF… zzz… zz… z…
Gian Burrasca: MAAAMMAAA!!!
io (rassegnata): arrivo…
Lui: …
Gian Burrasca (vedendomi spuntare dal corridoio): mamma… adesso non è più notte!
io: …

Prendo in braccio il pargolo, lo trasporto sul divano, poi torno in camera per infilarmi nella tutona da casa.

Lui: che succede?
io: il “sensore di giorno festivo” di Gian Burrasca ha colpito ancora…
Lui: ma perché non gli accendi un cartone animato e non torni qui?
io: … :) …

Torno in soggiorno, accendo la tv, scelgo un bel cartone, poi torno per affondare tra le braccia di Morfeo…

ORE 7:00

io (che ovviamente ormai sono sveglia, ma abbandonata alla pigrizia): …
Lui: zzz
Gian Burrasca (entrando quatto quatto in camera): …
io (percependo la sua presenza e fingendo di dormire): …
Lui: …
Gian Burrasca (salendo sul letto e piazzandosi esattamente di fronte alla mia faccia): mamma…
io (ignorandolo): …
Lui: …
Gian Burrasca (aprendomi aprendomi un occhio con le dita): mamma? Sei sveglia?
io: !!!
Lui: …
Gian Burrasca (spalancandomi a forza anche l’altro per controllare meglio): ALLORA? SEI SVEGLIA?
io: BUHUAAA!!!
Lui: tesoro… guarda che è ancora buio… perché non lasci riposare un po’ mamma e papà che sono tanto stanchi?
Gian Burrasca (saltando allegramente giù dal letto e correndo ad accendere tutte le luci): no… non è buio… vedi?
io: …
Lui: !!!

Questione di ruoli 2

MATTINA, ORE 7:30

Gian Burrasca sta finendo di prepararsi per andare all’asilo. Al momento di lavarsi i denti, però, inizia a piagnucolare.

Gian Burrasca (aprendo i rubinetti… delle lacrime): BHUAAAAAAAAA!!!
io (cercando di mantenere la calma nonostante la fretta): dai tesoro… smetti di piagnottare e vieni a lavarti.
Gian Burrasca (sempre più lagnoso): BHUAAAAAAAAA!!! AAAH!!!
io (tentando di infilargli lo spazzolino in bocca): dai cucciolo… lo sai che bisogna lavare i dentini!
Gian Burrasca (continuando a gemere): BHUAAAAAAAAA!!! BHUAAAAAAAAA!!!
io (piuttosto spazientita): ma si può sapere cos’hai da mugolare?
Gian Burrasca (ostinandosi nella sua lamentazione): MA… IO… IO… BHUAAAAAAAAA!!!
io (ormai ai limiti dell’insofferenza): allora? Mi spieghi?
Gian Burrasca (rasentando la disperazione): MA… MA… MA… MA IO… BHUAAAAAAAAA!!!
io (cercando di sdrammatizzare la situazione facendogli il verso): allora frigno anch’io… BHUAAAAAAAAA!!!
Gian Burrasca (interdetto, ma mantenendo l’atteggiamento angosciato): …AAAAAAAAAH!
io (ostinata): BHUAAAAAAAAA!!!
Gian Burrasca (indispettito): …
io: …
Gian Burrasca (guardandomi con aria di rimprovero): ma… tu non puoi frignare!!!
io: e perché?
Gian Burrasca: perché tu sei una mamma!!!
io: e allora?
Gian Burrasca: le mamme non possono frignare!!!
io: …