Da grande

MATTINA, ORE 12:30

Oggi è giornata di immersioni. Dopo aver annaspato per una ventina di minuti in una sorta di melma verdastra, emergo dagli abissi lacustri e mi unisco al resto del gruppo per sistemare le attrezzature e trasferirci al ristorante per riscaldarci e rifocillarci. Gian Burrasca, come sempre, si aggira tra i subacquei osservando con interesse tutti i loro curiosi orpelli.

Gian Burrasca (prendendo uno dei miei erogatori e iniziando a respirare): …

amica (osservandolo con tenerezza): anche tu da grande farai il subacqueo?
Gian Burrasca (guardandola con aria di rimprovero): io SONO grande!!!
amica: sì… certo… intendo quando sarai PIÙ grande…
Gian Burrasca (riflettendo sulle sue parole): sì… quando sarò PIÙ grande…

amica: …
Gian Burrasca (allargando le braccia verso l’alto): …quando sarò grande cone il cielo!!!
amica: !!!

Tatuaggi

SERA, ORE 20:00

Siamo in piscina. Dopo un’ora trascorsa a schizzarci, fare i tuffi, nuotare, giocare con cerchi e pesciolini colorati, guardare il fondo con un piccolo batiscopio gonfiabile, riesco a tirarlo fuori dall’acqua e trascinarlo in bagno per la doccia. Dopo averlo lavato, lo tengo nel box con me per procedere alle mie abluzioni. Dopo aver sciacquato per bene il suo pesciolino di gomma, decide di pulire anche me.

Gian Burrasca (iniziando a passare su di me la sua spugnetta): …
io (guardandolo con benevolenza): grazie tesoro!
Gian Burrasca (proseguendo nel suo accurato lavoro): prego mamma!

io (passando il balsamo sui capelli): …
Gian Burrasca (continuando a strofinare): …
io (mettendo un po’ di docciaschiuma sulla spugna): …

Gian Burrasca (concentrandosi nel frizionare un particolare punto del mio corpo): …
io (godendo dell’acqua calda sulla schiena): …
Gian Burrasca (insistendo imperterrito a sfregare nello stesso posto): ?
io (cercando di capire cosa stia facendo): ?

Gian Burrasca (concentratissimo nella sua operazione): mamma?

io: sì tesoro?
Gian Burrasca (additando irritato il punto incriminato): perché quello non si pulisce?

io (rendendomi finalmente conto di cosa lui stia cercando di tirare via): perché quello è un tatuaggio!
Gian Burrasca (osservandolo con sospetto): è un pesce!
io (seguendone il disegno con un dito): è uno squalo!
Gian Burrasca (continuando a guardarlo): …

io (riprendendo a lavarmi): …

Gian Burrasca (ancora non del tutto convinto): e perché non si pulisce?

io: perché fa parte della mamma!
Gian Burrasca (passandoci il ditino sopra e controllando di non esserselo sporcato di colore): …
io: …
Gian Burrasca (fissando i nei sulla mia pelle): cone i puntini?

io: sì tesoro… coNe i puntini.
Gian Burrasca (finalmente soddisfatto): allora anche io ne voglio uno!

io: beh… ehm… sì… magari quando sei più grande però…

Gian Burrasca (ostinato): NO! ADESSO!!!
io: sei troppo piccino… non li fanno ai bimbi…

Gian Burrasca (con aria offesa): io non sono piccolo! IO SONO GRANDE!!!

io (cercando di troncare una discussione che si preannuncia interminabile): ok… allora magari domani andiamo a comperare quelli per i bambini grandi come te…
Gian Burrasca (contentissimo): va bene mamma!

io: e che tatuaggio vorresti farti?
Gian Burrasca (disegnandolo nell’aria): una nave di pirati…
io: …
Gian Burrasca: …con tutti i pirati…
io: …
Gian Burrasca: …e con la bandiera col teschietto…

io: …
Gian Burrasca: …e con l’isola del tesoro…

io: …

Gian Burrasca: …e con gli squali…
io: !
Gian Burrasca: …ma tanti squali… non solo uno!!!

io: !!!

Preoccupazioni

MERCOLEDÌ 12 SETTEMBRE, ORE 12:45 CA.

È il momento dell’omelia.
Don Mario tira fuori da un ripiano nascosto sotto l’altare una rosa. Spiega che gli è stata data in dono, e che si tratta di un esemplare molto particolare, in quanto è stata sottoposta ad un particolare trattamento che le permetterà di non appassire mai.
Lui osserva il tutto con curiosità.
Don Mario, pur riconoscendone l’indubbia bellezza, ne parla come di una cosa “congelata”, “imbalsamata”, finta perché non soggetta ad alcun tipo di cambiamento, ivi compreso lo stesso appassimento.
Lui appare impensierito.
Don Mario spiega che qualunque cosa ha un valore tanto maggiore, quanto più è viva e passibile di metamorfosi.
Lui inizia a manifestare segni di nervosismo.
Don Mario fa comparire un piccolo vaso con una piantina di rose rosse.
Lui palesa una crescente apprensione.
Don Mario spiega come il matrimonio sia come una piccola pianta: deve essere accudito, curato, riempito di attenzioni perché possa crescere, sbocciare, fiorire rigoglioso…
Lui è ormai visibilmente preoccupato.
Don Mario spiega di aver deciso di regalarci quella piantina di rose rosse come segno benaugurale per la nuova vita che adesso sta iniziando per noi…
Prendiamo il vasetto.
Lui è nel panico.

ORE 20:30

io (ripensando alla sua faccia): amore… mi spieghi perché eri così angosciato durante l’omelia?
Lui: pensavo alla pianta di rose…
io: ?
Lui: che dovrebbe rappresentare il nostro matrimonio…
io: quindi…?
Lui: …non riuscivo a non pensare anche al tuo inguaribile e infallibile pollice nero!!!
io: !!!

Affari immobiliari

POMERIGGIO, ORE 16:30

Io e Lui abbiamo deciso di cambiare ufficio. Essendo Lui impegnato per tutto il giorno, sta a me il compito di girare per agenzie immobiliari alla ricerca di uno spazio che faccia al caso nostro.
Com me, ovviamente, c’è Gian Burrasca.

io: cucciolo… oggi andiamo a vedere un possibile nuovo ufficio per mamma e papà!
Gian Burrasca (all’apice della felicità): SÌÌÌÌÌÌÌÌÌ!!! Così posso venire a lavorare anche ioooo!!!
io: …
Gian Burrasca: e dov’è?
io: beh… quello che andiamo a vedere oggi è qui vicino. Ma non so se sarà quello. Perché noi stiamo cercando un posto davvero speciale…
Gian Burrasca (sempre più entusiasta): SÌÌÌÌÌÌÌÌÌ!!! SPECIAAALEEE!!!
io: …ehm… sì cucciolo…
Gian Burrasca (guardando il cielo con occhi sognanti): e deve esserci una stanza per me…
io: …
Gian Burrasca: …tutta arancione…
io: !
Gian Burrasca: …per i giochi…
io: …
Gian Burrasca: …e per i libri…
io: !
Gian Burrasca: …e per disegnare!
io: !!!
Gian Burrasca (guardandomi intensamente): vero mamma?
io: beh… vediamo che si può fare…

Arrivati sul luogo dell’appuntamento, dopo i convenevoli di rito con l’agente immobiliare, iniziamo finalmente la visita dell’ufficio.

Gian Burrasca (trotterellando silenzioso accanto a noi): …
agente (mostrandomi la stanza più grande, con finestre su due lati e una grande vetrata per separarlo dal resto dell’ambiente): e questo è l’ufficio padronale…
io (immaginando già Lui dietro la sua scrivania): bello…
Gian Burrasca (percorrendone il perimetro con aria estasiata): :)
agente (rivolgendosi a a lui): allora… ti piace?
io: …
Gian Burrasca (annuendo all’uomo e rivolgendosi poi a me): mamma… questo è IL MIO ufficio!!!
agente: idee chiare, eh! Lui sì che è un futuro leader!!!
io: !!!

Cartoni animati 2

MATTINA, ORE 7:00

È sabato, e Gian Burrasca, ovviamente, è già in piedi. Per evitare che svegli suo papà, lo convinco a lasciar perdere giochi più rumorosi e dedicarsi alla silenziosa visione di un cartone animato.
La scelta del piccolo cade su “Vai Diego”, un cartone animato che parla delle avventure di un bambino di 8 anni che fa il soccorritore di animali.
Io ne approfitto per stirare.

Gian Burrasca (guardando Diego che parla con un cucciolo di giaguaro): …
io (cominciando con una delle sue magliette): …
Gian Burrasca (guardando Diego che scova un animale in pericolo con una macchina fotografica parlante con uno zoom talmente potente da riuscire a fare fotografie da un continente all’altro -meglio non dirlo a Lui!!!-): …
io (facendo lo slalom col ferro da stiro tra piccoli disegni gommati): …
Gian Burrasca (guardando Diego che attraversa la giungla volando tra le liane come Tarzan): …
io (lasciandomi investire da un potente sbuffo di vapore bollente): …
Gian Burrasca (guardando Diego che pilota un alicottero): …
io (ritrovandomi con gli occhiali completamente appannati): …
Gian Burrasca (guardando Diego che guida una jeep): …
io (attendendo pazientemente di tornare a vedere qualcosa): …
Gian Burrasca (guardando Diego che conduce un motoscafo): …
io (iniziando a piegare il piccolo indumento): …
Gian Burrasca (guardando Diego che manovra il piccolo sottomarino in cui si è trasformato il suo zaino SOS… che farebbe invidia anche a James Bond!): …
io (appoggiandolo delicatamente sulla poltrona): …
Gian Burrasca (guardando Diego che abbraccia un’anaconda -!!!-): …
io (sospirando alla volta della televisione): …
Gian Burrasca (guardando Diego che, mettendo a repentaglio la sua stessa incolumità, riesce a far fronte all’emergenza con capacità degne di un supereroe): … :))) …
io (estrinsecando a voce alta il pensiero che mi attraversa la mente): ma che razza di input dà un cartone animato del genere???
Gian Burrasca (guardandomi entusiasta): mamma?
io: sì amore?
Gian Burrasca (additando la televisione): da grande voglio fare il soccorritore di animali!!!
io: !!!