Nuovi amici

POMERIGGIO, ORE 18:30

Dopo aver passeggiato per la città, averlo portato a mangiare il gelato, averlo rincorso per una buona parte del lungofiume, essermi fermata il libreria a comprargli qualcosa di nuovo da “leggere”, arrivo, esausta, al parco giochi… deserto! Mi parcheggio su una panchina all’ombra -siamo in agosto- e lo osservo mentre si arrampica felice su una di quelle costruzioni di legno comprensive di scivoli, ponticelli di corda, piccole pareti da arrampicata e via dicendo.
Dopo qualche minuto…

Gian Burrasca (strattonandomi per un braccio): mamma? Vieni a giocare con me?
io (crollando le spalle): cucciolo… dammi 5 minuti di tregua, per favore! Poi vengo da te… promesso!
Gian Burrasca (mollando la presa e trotterellando verso il bilico): va bene…
io (allungando le gambe sul prato): …grazie amore… arrivo, eh…

Dopo pochi minuti, tirandomi su con la grazia di un peso morto sollevato a forza da un paranco, raggiungo il pargolo.

io (preparandomi coraggiosamente a una sessione di giochi sfrenati): eccomi tesoro!

Gian Burrasca (ignorandomi palesemente): …

io: allora? Non vuoi più che giochi con te?

Gian Burrasca (continuando a far dondolare il bilico con le mani): ora non posso!

io: perché?
Gian Burrasca (indicandomi l’altro lato del gioco): perché sto giocando con Alex!

io (osservando incuriosita il vuoto da lui indicato): …Alex?
Gian Burrasca (sorridendomi): sì… Alex!
io (guardandomi intorno per cercare qualche bambino): …Alex…
Gian Burrasca (entusiasta): Alex… il mio amico!

io (stando al gioco): AAAAAAAAAH! ALEX! Il tuo amico… invisibile!

Gian Burrasca (lanciandomi uno sguardo compassionevole): ma no, mamma…

io: ?
Gian Burrasca (allargando sconsolato le braccia): Alex… il mio amico immaginario!!!

io: …

Sophie

Aneddoto di… beh… ormai un paio di anni fa…

POMERIGGIO, ORE 16:00

Come ogni giorno, io e Gian Burrasca siamo al parco giochi a godere del sole primaverile. Tra le mani lui ha il suo flauto, la grande passione dell’ultimo periodo, che a fatica lo convinco a lasciare a me prima di salire su uno dei suoi giochi preferiti: l’altalena.
Dopo qualche minuto di spinte, incitamenti -“PIÙ FOTTE MAMMA, PIÙ FOTTE!!!-, risate e gridolini di gioia, il seggiolino accanto viene occupato da una bella bimbetta bionda e con gli occhioni azzurri, poco più grande di Gian Burrasca, che è al parco col nonno.

bimba (avvicinandosi con infantile leggiadria all’altalena): …
nonno (mettendola sul seggiolino): reggiti forte, Sophie…
Gian Burrasca (ammutolendo improvvisamente e iniziando a fissare la bimba): …
io (seguendo il suo sguardo): ?
bimba (senza degnare Gian Burrasca della minima attenzione): …
nonno (iniziando a spingere l’altalena): brava Sophie! Andiamo forte forte, va bene?
Gian Burrasca (senza distogliere lo sguardo dalla piccola): …
io: …
bimba (sorridendo felice): …
nonno (spingendo con più forza): vola Sophie, vola!!!
Gian Burrasca (assumendo la tipica espressione adorante -e vagamente ebete- degli uomini innamorati): … :) …
io: !
bimba (che neppure si è accorta della sua esistenza): …
nonno: sempre più in alto, Sophieee!!!
Gian Burrasca (tentando disperatamente di muoversi all’unisono con lei): …Sofì…
io (coadiuvandolo, da brava sensale): …
bimba (infastidita dall’eccessiva velocità): BHUAAAAAAAAA!!!
nonno (accorrendo in soccorso): tutto bene Sophie? Vuoi scendere?
Gian Burrasca (agitandosi preoccupato sull’altalena): …Sofì?
io: …
bimba (annuendo grata): bhuaaa… sigh!
nonno (estraendo la piccola dal seggiolino e riportandola finalmente coi piedini per terra): ecco Sophie! Andiamo via allora?
Gian Burrasca (cercando a sua volta di fermarsi): …Sofì!
io (bloccando l’altalena): vuoi scendere cucciolo?
bimba (incamminandosi sul prato): …
nonno (tenendola per mano): …
Gian Burrasca (restando aggrappato alla catena e seguendo i due con lo sguardo): …Sofì…
io: …
Gian Burrasca (girandosi verso di me): mamma?
io: sì cucciolo?
Gian Burrasca (girandosi a guardare il prato davanti a sé): dov’è Sofì?
io: non lo so tesoro… sarà tornata a casa col nonno.
Gian Burrasca (mettendosi in piedi sul seggiolino nel tentativo di scendere): mamma?
io (aiutandolo prima che si spalmi sul selciato): dimmi tesoro…
Gian Burrasca (riappropriandosi del flauto e incamminandosi sull’erba): …dobbiamo tovalla…
io (inseguendolo): perché?
Gian Burrasca (procedendo spavaldo): io devo suonae pe lei!!!
io: !!!

Più forte!

POMERIGGIO, ORE 15:00

L’asilo di Gian Burrasca ha chiuso con qualche ora di anticipo: alle 12:30, subito dopo aver pranzato, i turbolenti pargoletti sono stati sguinzagliati tra le amorevoli braccia dei genitori. Hanno pertanto saltato l’abituale riposino pomeridiano.
Fuori splende un sole primaverile (quasi estivo, oserei dire), per cui decido di portare Gian Burrasca al parco giochi a scatenarsi un po’… la segreta speranza è che una mezz’ora di sano movimento lo stanchi tanto da conciliargli il sonno.
Alle 15:00, dopo essere andato sull’altalena, aver giocato nella buca della sabbia, essere tornato sull’altalena, aver corso sul prato, essere risalito sull’altalena, aver volteggiato su una specie di skilift volante sospeso ad un metro da terra -con me attaccata a lui per spingerlo e sostenerlo-, aver perseverato con l’altalena, essersi cimentato con una palestra da arrampicata per bambini, essersi nuovamente issato sull’altalena, aver provato tutti gli scivoli del parco decide, nonostante sia talmente sfinito da avere ormai gli occhi semichiusi dal sonno di… andare sull’altalena!!!

io (esausta ed accaldata): ma cucciolo… non sei stanco?
Gian Burrasca (facendo ormai fatica anche a stare in piedi): NO! Io no sono stanco! Io voglio altalena!
io (anelando ad una panchina… all’ombra): ma tesoro… e le nanne? All’asilo le fai tutti i pomeriggi! Oggi niente?
Gian Burrasca (già intorpidito, ma ostinato): NO! IO NO NANNE! IO ALTALENA!!!
io (tentando disperatamente di farlo sedere nel passeggino): dai amore… facciamo una bella passeggiata e tu dormi un po’?
Gian Burrasca (divincolandosi come un pesce all’amo): NOOOOOOOOOO!!!
io (facendo un ultimo tentativo per farlo desistere): ma…
Gian Burrasca (già appeso alla catena e con un piede sulla seduta): ALTALEEENAAA!!!
io: okok… altalena…
Gian Burrasca (finalmente seduto e soddisfatto): PIÙ FOTTE PIÙ FOTTE!!!
io (ormai rassegnata): più forte…
Gian Burrasca (aggrappato al maniglione di sicurezza): ANCOA PIÙ FOTTE!!!
io (rendendomi conto che è allo stremo delle forze): ma se stai dormendo in piedi!
Gian Burrasca (con la testa che inizia a ciondolare): più fotte…
io (facendo progressivamente rallentare l’altalena): sì tesoro…
Gian Burrasca (con gli occhietti che si chiudono, ma ancora senza desistere): fotte…
io: sì cucciolo…
Gian Burrasca: …
io: ?
Gian Burrasca: …
io: …cucciolo?
Gian Burrasca: zzzzzzzzzzzzzzzzzzz
io: …