Spazio… ultima frontiera 1

SERA, ORE 19:00

Dopo aver giocato tutto il pomeriggio, e in attesa che Lui rientri dall’ufficio, io e Gian Burrasca ci acciambelliamo sul divano con un libro.

Gian Burrasca (guardando il cielo al di là finestra): guarda mamma… la luna!
io (osservandola in tutto lo splendore della sua pienezza): sì tesoro… la luna!
Gian Burrasca (continuando a contemplarla con aria sognante): che bella la luna!!!
io (commossa): sì amore… è davvero bellissima.
Gian Burrasca (puntando il ditino verso l’alto): mamma…
io: sì tesoro?
Gian Burrasca (fissandomi con aria seria): da grande voglio andare sulla luna!
io (sorridendogli): beh tesoro… lo spero tanto per te. E quando sarai lassù saluterai la mamma?
Gian Burrasca (riflettendoci qualche istante): …no…
io: ?
Gian Burrasca (abbracciandomi): mamma… io ti porto sulla luna!!!
io: … :’))) …

Do not disturb

MATTINA, ORE 10:00

Mentre io sono in cucina intenta a prepararmi l’ennesimo caffè della mattina, Gian Burrasca è spalmato sul tappeto del soggiorno intento a sfogliare uno dei suoi libri sui pirati.
L’idilliaco silenzio di quel momento viene a un tratto rotto dallo sbattere d’ali convulso di Polly, la nostra pappagallina, che fa un po’ di ginnastica.

io (guardando con disappunto la quantità di semini che quel movimento ha fatto volare sul pavimento): …
Gian Burrasca (entrando lentamente in cucina e osservando la bestiola con aria di rimprovero): …
io (ripulendo le mattonelle): ?
Gian Burrasca (puntando un ditino minaccioso contro la gabbia): Polly!!! Tu devi stare un po’ ferma con le braccia!!!
io: …
Gian Burrasca (osservando il pennuto con più attenzione): …anche se tu non hai le braccia…
io: …
Gian Burrasca: …hai solo le gambe…
io: !
Gian Burrasca (riacquistando la sua aria minacciosa): beh… insomma… stai un po’ ferma con tutto…
io: ?
Gian Burrasca: io sto leggendo!!!
io: !!!

La chitarra (del rock ‘n’ roll)

MARTEDÌ, ORE 18:00

Vista la passione di Gian Burrasca per la musica, decido di iscriverlo ad un corso di avviamento alla stessa.
Il suo entusiasmo è da subito palese…

io: tesoro… oggi pomeriggio andiamo alla prima lezione di musica… sei contento?
Gian Burrasca (illuminandosi d’immenso): SÌÌÌÌÌÌÌÌÌ!!! E… posso suonare?
io: beh… penso di sì. Ti faranno usare alcuni strumenti.
Gian Burrasca (ormai all’apice della gioia): WOOOW!!! E… posso suonare la chitarra del rock ‘n’ roll?
io: ehm… beh… non saprei…
Gian Burrasca (ignorando la mia risposta): W O O O O O W!!! Posso suonare la chitarra del rock ‘n’ roll!!!
io: …

Durante la lezione Gian Burrasca suona di tutto -tamburelli, campanelli, nacchere, ovetti e bottiglie facenti funzione di maracas, vari strumenti a percussione-, insegna alla maestra come si usano le bacchette zigrinate -“batti e striscia, non solo batti!”-, canta, balla, salta qua e là come un piccolo canguro impazzito.
Per tutto il tempo, però, fissa con bramosia la chitarra dell’insegnante. Alla fine le si avvicina e le pone la fatidica domanda:

Gian Burrasca (sfoderando la sua espressione più irresistibile): maestra… posso suonare la chitarra del rock ‘n’ roll?
maestra: beh… finché parlo con la mamma…

Dopo un paio di minuti la situazione è ormai diventata quasi ingestibile: tutti i bambini presenti si sono ammassati intorno allo strumento per “saggiarne” le possibilità sonore.
Recupero quindi il pargolo e lo trascino fuori.
Appena usciamo dal centro in cui il corso è organizzato Gian Burrasca punta dritto verso l’Istituto Musicale, davanti al quale mi ero fermata all’andata.

Gian Burrasca (aggrappandosi alla maniglia del portone d’ingresso): adesso andiamo qui, così posso suonare la chitarra del rock ‘n’ roll!!!
io: …

All’interno, dopo aver chiesto informazioni, con Gian Burrasca aggrappato alla mia gamba insistente nella sua richiesta al pari di un disco rotto, riesco finalmente a raggiungere un maestro di musica con cui parlare in merito ai famosi corsi di musica per bambini che lì vengono organizzati.
L’atmosfera solenne del luogo sembra mettere soggezione a Gian Burrasca che, mentre io aspetto il mio turno, ammutolisce e si rifugia dietro di me.

Gian Burrasca (attaccato al mio cappotto): mamma… gli chiedi se posso suonare la chitarra del rock ‘n’ roll?
io (tentando delicatamente di staccarmelo di dosso): ma tesoro… perché non chiedi tu?
Gian Burrasca (spingendomi avanti e nascondendo il faccino dentro la stoffa): no…chiedi tu… perché io sono timido…
io: !!!

Dopo aver chiesto ragguagli sui corsi ed aver raccattato il pargolo che aveva superato l’imbarazzo non appena entrato nella sala musica, esco, diretta finalmente a casa.
Gian Burrasca ostenta un muso lungo.

io: che c’è tesoro?
Gian Burrasca (guardando per terra corrucciato): oggi non ho suonato la chitarra del rock ‘n’ roll!
io: ma se hai suonato la chitarra della maestra…
Gian Burrasca (sempre più imbronciato): no! io voglio imparare a suonare la chitarra del rock ‘n’ roll!!!
io: ma tesoro… tutti e due i maestri hanno detto che sei troppo piccolo per la chitarra…
Gian Burrasca (battendo i piedini con furia): IO NON SONO PICCOLO!!! IO SONO GRANDE!!!
io (tentando di calmarlo): ma cucciolo… i maestri hanno detto che devi avere almeno 7 anni per suonare la chitarra. Tu ne hai 3… devi aspettare ancora qualche anno…
Gian Burrasca (ormai sulla soglia del pianto): IO NON HO 3 ANNI!!! IO HO 7 ANNI!!!
io: …
Gian Burrasca (esasperato): IO VOGLIO SUONARE LA CHITARRA DEL ROCK ‘N’ ROLL!!!
io (in un ultimo, vano tentativo di rasserenarlo): tesoro… se vuoi puoi suonare la chitarra che abbiamo a casa… quella piccola…
Gian Burrasca (congelandomi con lo sguardo): NO!!! QUELLA CHITARRA È… È… È…
io: ?
Gian Burrasca: RIDICOLA!!!

io: !!!

Einstein

MATTINA, ORE 7:15

Dopo aver terminato di bere il suo latte, Gian Burrasca scende pesantemente dal divano e, traballando, si accascia su un pouf.

Gian Burrasca (sdraiato, le gambe penzoloni, le braccia allargate, gli occhi chiusi e l’espressione prostrata): mamma… non mi reggio in piedi…
io (sospettando un espediente per rimandare il momento delle quotidiane abluzioni): come mai tesoro?
Gian Burrasca (ostentando uno sforzo quasi sovrumano nel sollevare la testina di qualche millimetro): perché ho la testa…
io (incuriosita dall’affermazione): intendi dire che hai la testa che ti fa male?
Gian Burrasca (guardandomi con rimprovero per la mia inaccettabile incapacità di capirlo): no! Perché ho la testa!
io (osservandolo con aria interrogativa): non capisco tesoro…
Gian Burrasca (sospirando rumorosamente): ho la testa pesante!
io (accarezzandogliela): ehm… pesante?
Gian Burrasca (ormai rassegnato): sì mamma… perché ho tanta testa!
io (cercando di staccarlo dal pouf): nel senso che hai la testa grande?
Gian Burrasca (alzandosi faticosamente): no mamma… ho la testa tanto piena!
io (sospingendolo verso il bagno): piena? Piena di pensieri?
Gian Burrasca (trascinandosi lungo il tappeto): mannooo mamma!
io (seguendolo lentamente): piena… di cervello?
Gian Burrasca (regalandomi il benevolo sorriso che si concede di solito a chi, duro di comprendonio, è finalmente arrivato alla giusta ccìonclusione): sì mamma! Piena di cervello!!!
io: …

Free time

POMERIGGIO, ORE 16:30

All’uscita dall’asilo io e Gian Burrasca ci dirigiamo verso il parco giochi. Avvistati i suoi amichetti, il piccolo mi pianta in asso in mezzo al prato e corre a scatenarsi con tutti gli altri.
Mi dirigo quindi verso un gruppetto di mamme di mia conoscenza che stanno chiacchierando animatamente.

mamma 1: pensa… lo scorso anno ho spedito mio marito a fare la coda per iscrivere il bambino ai corsi di avviamento alla musica dell’Istituto Musicale. È arrivato lì alle 3:00 del mattino, ma c’era già una coda assurda. Così ho deciso di mandarlo da un insegnante privato. Ci va il martedì e il giovedì. Il lunedì e il mercoledì invece ha calcio, e il mercoledì anche ginnastica.
io: …
mamma 2: anche io ho provato con l’Istituto Musicale. Mia figlia è stata presa, ma nella sede periferica, e quindi ho dovuto rinunciare. Così l’ho iscritta ad un corso di danza creativa. La maestra ha detto che la tiene in prova per un mese per vedere se è abbastanza motivata per continuare. In caso, comunque, le resterebbe il corso di pittura fisica.
io: … ? …
mamma 3: non parlatemene! Con la musica ho avuto anche io lo stesso problema. Ma adesso ho sentito di un altro gruppo che fa corsi simili. Sto già prendendo informazioni. Intanto l’ho iscritto a nuoto e a football, anche se per quello è ancora piccolo e non esiste una squadra di bambini della sua età. Gli tocca giocare con quelli più grandi.
io: … ! …
mamma 4: la mia per la musica ha il suo insegnante privato. Poi ha danza classica, pattinaggio artistico e sci nel week end. Ma voi avete iscritto i vostri al corso di tedesco avanzato della scuola?
io: … !!! …
mamma 1: io sì, ovviamente!
mamma 2: anche io! E adesso aspetto quello di inglese.
mamma 3: per forza!
io: …
mamma 1 (rivolgendosi a me): e il tuo? Cosa fa?
io (lanciando un’occhiata a Gian Burrasca che, con la paletta, sta scavando una buca in una pozzanghera di fango): ehm… beh… il mio gioca!
mamma 2 (guardandomi con espressione allucinata): ma come??? Non gli fai fare nulla???
io (guardando teneramente Gian Burrasca che ha spostato la sua attenzione su una pianta rampicante e ne sta studiando l’andamento): ma ha solo 3 anni!
mamma 3: il mio ha iniziato proprio a quell’età! DEVI iniziare!
io (osservando Gian Burrasca che sta cercando di bilanciare un dondolo buttando sassi e terra sulle estremità): beh… lui fa una cosa fondamentale…
mamma 4: cioè?
io (contemplando Gian Burrasca che sta battendo un rametto su diverse superfici studiando il diverso suono che esse producono): lui… esperisce il mondo!
mamma 1: …
mamma 2: …
mamma 3: …
mamma 4: …

Compagni di nanna

MATTINA, ORE 7:00

Dopo una lunga pausa dall’asilo dovuta alla varicella e alle vacanze di Natale, è giunto per Gian Burrasca il momento di riprendere con la solita routine. Compresa la sveglia alle 7:00.

io (entrando silenziosamente nella sua camera e aprendo la serranda): cucciolo… è ora di svegliarsi!
Gian Burrasca (mummificandosi nel piumino): mmmmmmmh…
io (srotolandolo dalle coperte e prendendolo in braccio con dolcezza): su tesoro… dobbiamo prepararci.
Gian Burrasca (guardando con disappunto oltre la finestra): ma perché mi hai svegliato? Non vedi che è ancora buio?
io (pensando a tutti sabati e le domeniche in cui lui riesce a svegliarsi anche alle 6:00!): !!!

Tenendoli tra le braccia, porto in cucina lui e il suo coniglietto (che si chiama Coglietto) e li adagio entrambi sul ripiano sotto la finestra. Quindi inizio a preparare il latte.

Gian Burrasca (guardando nell’atrio buio sotto di sé): mamma… le macchine dormono…
io: sì amore!
Gian Burrasca: …e anche le biciclette…
io: certo amore!
Gian Burrasca (osservando prima i mezzi, poi Coglietto): ma non hanno un coniglietto…
io (presa alla sprovvista): ehm… no amore…
Gian Burrasca (riflettendo con aria assorta): …
io: ?
Gian Burrasca: …mamma?
io: dimmi amore…
Gian Burrasca (lanciandomi un’occhiata decisa): bisogna comperare un coniglietto anche per loro, così dormono meglio!
io: !
Gia Burrasca: e anche alle moto, eh!!!
io: !!!

Reggimenti

SERA, ORE 21:30

Gian Burrasca ha snobbato il riposino pomeridiano preferendogli una lunga passeggiata in città e un paio d’ore di giochi sfrenati.
Avendo sfasato i suoi ritmi, all’ora di cena ha rischiato di addormentarsi con la testa nel piatto, ma si è risvegliato al solo sentir bisbigliare che forse era il caso di portarlo subito a letto.
Ora è allo stremo delle forze e, dopo aver sorbito il suo latte caldo, si avvia stancamente verso la sua stanza.

Gian Burrasca (attraversando silenziosamente il soggiorno): …
Lui (osservandolo con tenerezza): …
Gian Burrasca (arenandosi nell’entrata appoggiato ad una parete): …
Lui (seguendolo): ?
Gian Burrasca (allargando le braccine e allungandole supplichevoli verso il papà, gli occhi quasi chiusi): papà…
Lui: ?
Gian Burrasca: …io non mi reggio più in piedi…
Lui: …

Posso?

SERA, ORE 9:00

Siamo sempre in montagna ed è nuovamente giunta per Gian Burrasca l’ora di dormire.
Inizia la quotidiana battaglia…

Gian Burrasca (ciondolando sulla sua poltrona preferita con una macchinina in mano): mamma… posso le macchinine?
io (parcheggiando le suddette in una cesta): no tesoro… è ora di andare a nanna.
Gian Burrasca (continuando a tergiversare): mamma… posso il gioco delle scimmie?
io (mettendo l’oggetto in questione sotto chiave in una credenza): no tesoro… ti ho detto che è il momento di andare a letto.
Gian Burrasca (perdendosi a fissare lo schermo della televisione… spenta): mamma… posso un cartone?
io (facendo sparire il telecomando): no. È tardi!
Gian Burrasca (sporgendosi oltre la spalliera per osservarmi): mamma… posso l’Aipad?
io: non c’è l’i-Pad. E anche se ci fosse non te lo darei, perché è ora di dormire!
Gian Burrasca (guardandomi con occhi supplichevoli): mamma… posso il telefono?
io (infilandomi l’i-Phone in una tasca): NO!
Gian Burrasca (traendo un sospiro affranto e sconsolato): oooooh!!! Che tristezza!!!
io: !!!

L’erba voglio

SERA, ORE 21:00

Siamo in montagna, e per Gian Burrasca è arrivato il momento di andare a nanna.
Come sempre, il piccolo non ne ha alcuna intenzione.

Gian Burrasca (abbandonato sulla poltrona di fronte alla televisione… spenta): mamma… io voglio un cartone!
io (cercando, con delicata fermezza, di farlo alzare): no tesoro… adesso è troppo tardi.
Lui (osservando la scena seduto sul divano): …
Gian Burrasca (restando ostinatamente ancorato a un bracciolo): ma io voglio un cartone!!!
io (tentando inutilmente di scrostarlo dal velluto): domani tesoro. Non insistere!
Lui (continuando a guardare il siparietto): …
Gian Burrasca (avvinghiandosi a un cuscino): ma mamma! Io voglio un cartone!!!
io (lanciando il guanciale sul divano dopo averglielo sottratto): cosa ti dice sempre la mamma? L’erba voglio non esiste neppure nel giardino del re!
Lui (scansando il cuscino): …
Gian Burrasca (facendo appello alle sue ultime forze): MA IO HO DETTO CHE VOGLIO UN CARTONE!!!
io (soppesandolo con lo sguardo): …
Lui: …
Gian Burrasca (sostenendo con risolutezza la mia occhiata): …
io (sorridendo): e la mamma cos’è che vuole?
Lui: ???
Gian Burrasca (dopo averci riflettuto qualche istante): una borsa di Uitton!!!
io: :)))
Lui: !!!

Qualcuno ci segue…

POMERIGGIO, ORE 13:00

Io, Lui e Gian Burrasca siamo in macchina, direzione montagna, fermi a un semaforo rosso. Gian Burrasca osserva con interesse la coda di automobili che si è formata dietro di noi. Appena il verde scatta, ripartiamo.

Gian Burrasca (scrutando con sospetto alle sue spalle): …
io: …
Lui: …
Gian Burrasca (continuando ad agitarsi sul seggiolino per sbirciare dietro di sé): …
io (girandomi a guardarlo): ?
Lui (concentrato sulla guida): …
Gian Burrasca (protendendosi preoccupato verso il papà): papà… una macchina ci segue!
io: …
Lui (sorridendo sotto i baffi): sì tesoro… è normale… non preoccuparti.
Gian Burrasca (seguitando a sorvegliare il mezzo dal finestrino): papà… la macchina ci segue ancora!
io: …
Lui: sì… fa la nostra stessa strada… stai tranquillo!
Gian Burrasca (insistendo nel tenerla sotto controllo): …
io: …
Lui: …
Gian Burrasca (sporgendosi nuovamente verso il padre, finalmente sereno): papà?
io: ?
Lui: sì?
Gian Burrasca: l’abbiamo seminata!!!
io: !!!
Lui: !!!