Questione di ruoli 3

MATTINA, ORE 8:00

Io e Gian Burrasca ci stiamo preparando a uscire per raggiungere l’asilo. Lo infagotto in piumino, sciarpa e cappello, mi metto il cappotto, mi avvolgo nella sciarpa, quindi mi infilo un basco.

Gian Burrasca (guardandomi sorpreso): ?
io (indossando i guanti): che c’è tesoro?
Gian Burrasca (indicando incuriosito la mia testa): ma quello è un cappello da pittore!
io (sorridendogli benevola): no tesoro… è un basco!
Gian Burrasca (continuando ad additarmi): no! È un cappello da pittore!
io (sospingendolo fuori dalla porta): sì amore… lo usano anche i pittori. Ma è solo un tipo di cappello!

Prendiamo l’ascensore… Gian Burrasca seguita a scrutarmi dubbioso.
Usciamo dal portone… lui persevera a fissarmi con una certa diffidenza.
Procediamo lungo la stradina d’accesso… il piccolo mi soppesa con lo sguardo.
Quando raggiungiamo le scale che conducono alla strada, si pianta sul primo gradino puntando il ditino verso il mio cappello.

Gian Burrasca: tu non puoi mettere quel cappello!
io: e perché?
Gian Burrasca: perché tu non sei un pittore!
io: ?
Gian Burrasca: tu sei una mamma!!!
io: …

Ufficio complicazione affari semplici 2

Se tutto va bene, mancano ormai solo 9 giorni alla partenza per il sospirato viaggio di nozze. Così ieri pomeriggio, per evitare di arrivare in aeroporto e scoprire di non poter partire, sono andata a controllare la data di scadenza dei Passaporti.
Nel cassetto, insieme al mio e a quello di Lui, ho trovato anche quello di Gian Burrasca…

GENNAIO 2011, ORE 9:00

Dopo un anno all’asciutto, tra gravidanza e primi mesi di vita del pargolo, io e Lui abbiamo deciso di tornare finalmente in acqua. E quale luogo migliore, per riprendere, del'”Acquario di Allah”?
Ci rechiamo quindi in Questura per fare la Carta d’Identità valida per l’espatrio al piccolo Gian Burrasca.

io (restando speranzosa in piedi): buongiorno.
Lui (accomodandosi in previsione dei famigerati tempi burocratici): buongiorno.
poliziotto (lanciandoci un’occhiata al di là di uno spesso vetro): buongiorno…
io: avremmo bisogno di una Carta d’Identità valida per l’espatrio per nostro figlio.
Lui: …
poliziotto: quanti anni ha?
io: 4 mesi…
Lui: …
poliziotto: e dove dovete andare?
io (sorridendo entusiasta): EGITTO!
Lui: …
poliziotto: allora non basta la Carta d’Identità… serve il Passaporto.
io (interdetta): …il Passaporto?
Lui: ?
poliziotto: sì… il Passaporto.

Dopo averci dato l’elenco dei documenti richiesti, fotografie in formato fototessera comprese, ci congeda.
Torniamo dopo qualche giorno dopo con tutto il necessario.

io (sedendomi): buongiorno.
Lui (facendo altrettanto): buongiorno.
poliziotto (lo stesso della volta precedente): buongiorno…
io: dovremmo fare il Passaporto per nostro figlio.
Lui: …
poliziotto: va bene… potete darmi tutti i documenti e le fotografie?
io (allungandogli un pacchetto): ecco!
Lui: …
poliziotto (estraendo il tutto e iniziando a guardare scetticamente le fototessere): …
io: …
Lui: …
poliziotto (restituendoci le immagini): no… queste non vanno bene…
io (riprendendole e guardando la faccetta furba di Gian Burrasca): ah no?
Lui (contrariato dal fatto che siano state messe in dubbio le sue capacità di fotografo): e perché scusi?
poliziotto: perché il fondo deve essere perfettamente bianco…
io: …
Lui: …
poliziotto: il soggetto deve guardare bene di fronte a sé…
io (“soggetto?!?”): !
Lui: !
poliziotto: e soprattutto deve essere serio!
io: !!!
Lui: !!!
poliziotto: …
io: mi scusi… ma il bambino ha solo 4 mesi… non è che sia proprio facile fotografarlo seguendo tutte queste regole!
Lui: non è che ancora si regge dritto contro un muro per avere il fondo bianco!
poliziotto: non so che dirvi… queste non vanno…
io: certo che…
Lui (terminando la mia frase): …almeno potreste scriverle ben chiare da qualche parte certe regole! Così la gente eviterebbe di perdere tempo a vuoto!
poliziotto: …

Dopo vari tentativi fallimentari, riusciamo finalmente a far sdraiare Gian Burrasca su un tappeto di fogli bianchi, a fargli assumere un’espressione che, più che seria, sembra a metà tra lo sbigottito e il sarcastico, e a farlo restare in quella posizione per il tempo sufficiente a scattare qualche primo piano.
Torniamo in Questura.

io (accasciandomi sulla sedia): buongiorno.
Lui (sedendosi rigido, braccia conserte, pronto allo scontro): buongiorno.
poliziotto (ancora lui): buongiorno…
io: siamo qui per Passaporto di nostro figlio.
Lui: …
poliziotto: va bene… mi date i doc…
io (passandogli tutto dalla fessura sotto il vetro prima ancora che termini la frase): ecco!
Lui: …
poliziotto (dopo aver controllato tutto): va bene… avrei bisogno di qualche altro dato…
io (tirando un sospiro di sollievo): va bene…
Lui (rilassandosi): …
poliziotto: colore degli occhi?
io: ehm… beh… non si sa…
Lui: …
poliziotto: mi scusi signora… lei non sa il colore degli occhi di suo figlio???
io (indispettita): non è questo… è che il colore si definisce solo dopo il sesto mese di vita! Per il momento sono grigi! Scriva grigi!
Lui: …
poliziotto: …non c’è grigi…
io: …
Lui: …
poliziotto: …c’è solo blu, verdi, marroni, neri…
io: …ma lui non li ha di nessuno di quei colori! E io non sono una veggente per sapere come li avrà!
Lui: !
poliziotto: …vabbè! …Mettiamo neri!
io: !!!
Lui: !!!
poliziotto (proseguendo imperterrito): altezza?
io: altezza???
Lui: ???
poliziotto: sì… in piedi… quanto è alto?
io (trattenendo a stento una risata sardonica): “sdraiato”… perché in piedi ancora non si regge… è 64 cm…
Lui: …
poliziotto (finendo di prendere i suoi appunti): va bene… passate a ritirarlo tra qualche giorno…
io (alzandomi): mi scusi… quale sarà la validità del Passaporto?
Lui: …
poliziotto: 3 anni.
io (allibita): 3 ANNI? Ma… tra qualche mese i dati che ha scritto non saranno già più validi! E poi… mi scusi… ma che senso ha mettere la fototessera? Con la velocità con cui cambiano i bambini tra qualche settimana sarà già irriconoscibile!
Lui (ridendo ormai sotto i baffi dopo tutto quel siparietto): …
poliziotto: beh… ma quanto vuole che cambi una persona in soli 3 anni?
io: !!!
Lui: …

Weekend sensor

Dal lunedì al venerdì la mia sveglia suona alle 5:30 in modo che io riesca a trascinarmi giù dalle brande alle 6:00. Dopodiché preparo il caffè, faccio colazione, mi faccio la doccia, metto un po’ d’ordine in casa. Alle 7:00 vado a svegliare Gian Burrasca che, il più delle volta a fatica, si fa trasportare fuori dal letto per essere rifocillato, lavato e approntato.
Il sabato e la domenica sono invece giornate consacrare al riposo, senza sveglie, senza doveri, senza routine, senza orari.
…Mi correggo… non “sono”… “sarebbero”…

SABATO MATTINA, ORE 6:00

io: zzzzzzzzzzzz
Lui: RONF RONF RONF
Gian Burrasca (dalla sua stanza): mamma!
io: zzz… zz… z
Lui: RONF RONF RONF
Gian Burrasca (con voce già alterata): MAMMA!
io: …
Lui: RONF RONF RONF
Gian Burrasca (con tono da catastrofe imminente): MAAAMMAAA!!!
io (strisciando fuori dalle coperte): ‘rivo…
Lui: RONF RONF RONF
Gian Burrasca (alzando ancora i decibel): M A A A A A M M A A A A A!!!
io (scapicollandomi per evitare che svegli anche i vicini): arrivo arrivo… non gridare…
Lui: RONF RONF RONF
Gian Burrasca (guardandomi sorridente appena faccio capolino dalla porta): mamma… io sono svegliato!
io: …
Lui: RONF RONF RONF
Gian Burrasca (arzillo come un grillo): mamma… io voglio andare di là!
io (con aria supplichevole): tesoro… è ancora notte… perché non cerchi di fare un altro po’ di nanna?
Lui: RONF RONF RONF
Gian Burrasca (piantandomi il musetto): …ma… io sono svegliato!
io: …ma io no!
Lui: RONF RONF RONF

Dopo avergli fatto una carezza e averlo convinto a rimettersi giù, torno a letto.

ORE 6:30

io: zzz
Lui: RONF RONF RONF
Gian Burrasca: MAMMA!
io: …
Lui: RONF… zzz… zz… z…
Gian Burrasca: MAAAMMAAA!!!
io (rassegnata): arrivo…
Lui: …
Gian Burrasca (vedendomi spuntare dal corridoio): mamma… adesso non è più notte!
io: …

Prendo in braccio il pargolo, lo trasporto sul divano, poi torno in camera per infilarmi nella tutona da casa.

Lui: che succede?
io: il “sensore di giorno festivo” di Gian Burrasca ha colpito ancora…
Lui: ma perché non gli accendi un cartone animato e non torni qui?
io: … :) …

Torno in soggiorno, accendo la tv, scelgo un bel cartone, poi torno per affondare tra le braccia di Morfeo…

ORE 7:00

io (che ovviamente ormai sono sveglia, ma abbandonata alla pigrizia): …
Lui: zzz
Gian Burrasca (entrando quatto quatto in camera): …
io (percependo la sua presenza e fingendo di dormire): …
Lui: …
Gian Burrasca (salendo sul letto e piazzandosi esattamente di fronte alla mia faccia): mamma…
io (ignorandolo): …
Lui: …
Gian Burrasca (aprendomi aprendomi un occhio con le dita): mamma? Sei sveglia?
io: !!!
Lui: …
Gian Burrasca (spalancandomi a forza anche l’altro per controllare meglio): ALLORA? SEI SVEGLIA?
io: BUHUAAA!!!
Lui: tesoro… guarda che è ancora buio… perché non lasci riposare un po’ mamma e papà che sono tanto stanchi?
Gian Burrasca (saltando allegramente giù dal letto e correndo ad accendere tutte le luci): no… non è buio… vedi?
io: …
Lui: !!!

Questione di ruoli 2

MATTINA, ORE 7:30

Gian Burrasca sta finendo di prepararsi per andare all’asilo. Al momento di lavarsi i denti, però, inizia a piagnucolare.

Gian Burrasca (aprendo i rubinetti… delle lacrime): BHUAAAAAAAAA!!!
io (cercando di mantenere la calma nonostante la fretta): dai tesoro… smetti di piagnottare e vieni a lavarti.
Gian Burrasca (sempre più lagnoso): BHUAAAAAAAAA!!! AAAH!!!
io (tentando di infilargli lo spazzolino in bocca): dai cucciolo… lo sai che bisogna lavare i dentini!
Gian Burrasca (continuando a gemere): BHUAAAAAAAAA!!! BHUAAAAAAAAA!!!
io (piuttosto spazientita): ma si può sapere cos’hai da mugolare?
Gian Burrasca (ostinandosi nella sua lamentazione): MA… IO… IO… BHUAAAAAAAAA!!!
io (ormai ai limiti dell’insofferenza): allora? Mi spieghi?
Gian Burrasca (rasentando la disperazione): MA… MA… MA… MA IO… BHUAAAAAAAAA!!!
io (cercando di sdrammatizzare la situazione facendogli il verso): allora frigno anch’io… BHUAAAAAAAAA!!!
Gian Burrasca (interdetto, ma mantenendo l’atteggiamento angosciato): …AAAAAAAAAH!
io (ostinata): BHUAAAAAAAAA!!!
Gian Burrasca (indispettito): …
io: …
Gian Burrasca (guardandomi con aria di rimprovero): ma… tu non puoi frignare!!!
io: e perché?
Gian Burrasca: perché tu sei una mamma!!!
io: e allora?
Gian Burrasca: le mamme non possono frignare!!!
io: …

Questione di sicurezza 2

POMERIGGIO, ORE 17:00

Dopo averlo preso dall’asilo, porto Gian Burrasca nel piccolo parco giochi che è proprio lì vicino. Dopo aver parcheggiato il passeggino, sguinzaglio il pargolo tra altalene, scivoli, dondoli, casette di legno e… buche della sabbia. Proprio mentre si sta rotolando in una di queste insieme ad altri bambini, vedo una mamma che corre atterrita a raccattare la figlioletta che si è appena unita al gruppo.

mamma (urlando ai limiti della crisi isterica): NO!!! ESCI SUBITO DI LÌ!!! È PERICOLOSISSIMO!!! CI HANNO TROVATO DELLE SIRINGHE!!!
bambina (facendosi controvoglia trascinare fuori dalla sabbia): BUHUAAAAA!!!

Molto turbata dalla scena, chiedo delucidazioni alla mamma urlante che, per fortuna, ha recuperato il suo aplomb non appena la piccola ha lasciato la sua postazione. Mi spiega che, un po’ di tempo prima, sono state trovate delle siringhe sepolte sotto la sabbia, che è stata avvertita la polizia e che, per tutta risposta, è stato detto al gruppetto di mamme di fare attenzione ai bambini perché la situazione non può, purtroppo, essere tenuta costantemente sotto controllo dalle forze dell’ordine.
Ancora più preoccupata, mi affretto verso la buca per recuperare Gian Burrasca.
Accanto a lui ci sono un paio di bimbetti con le rispettive mamme.

mamma 1 (rivolgendosi a me): guardi… stia pure tranquilla e lasci giocare il bambino…
io: ma… non è vera la storia delle siringhe?
mamma 2: oh… sì… certamente! Ma cosa vuole che sia… tutt’al più i bambini le dissotterrano con le palette e può recuperarle lei senza nessun problema!
io: !!!

P.S.: cercasi, taglia 3/4 anni, divisa da… artificiere!!!

My name is…

POMERIGGIO, ORE 18:30

Gian Burrasca è in bagno intento a lavarsi le manine. Dopo qualche minuto, vedendo che le abluzioni si sono trasformate in gioco, cerco di richiamare la sua attenzione.

io: amore… hai finito?
Gian Burrasca (chiudendo l’acqua): io non sono un “Amore”!
io (sorpresa): ah no?
Gian Burrasca (asciugandosi): no! Papà è il tuo “Amore”!
io: va bene cucciolo. E te? Come devo chiamarti?
Gian Burrasca: mi devi chiamare “Stella”!
io: va bene tesoro…
Gian Burrasca: no “Tesoro”! Il mio nome è Stella! Solo Stella!
io: …

Affari di famiglia

POMERIGGIO, ORE 18:00

Io e Gian Burrasca stiamo percorrendo i portici diretti a casa. A un certo punto passiamo davanti alle vetrine di un negozio di specialità culinarie.

Gian Burrasca (fissando con bramosia un mucchio di cioccolatini adagiati in un cestino colorato): mamma… voglio le caramelle!
io (sospingendolo con delicatezza oltre quel luogo di tentazioni): no tesoro.
Gian Burrasca (voltandosi a fissare il vetro): ma io voglio le caramelle!
io (tirandolo leggermente): ho detto di no, tesoro.
Gian Burrasca (insistendo con fermezza e con voce lievemente alterata): ma io voglio le caramelle!
io (trascinandolo via con decisione): no! In primo luogo le caramelle fanno male sia ai denti che al pancino! In secondo luogo tra poco è ora di cena, e se inizi a mangiare schifezze poi ti passa l’appetito!
Gian Burrasca (per nulla turbato dal mio tono autoritario): MA IO VOGLIO LE CARAMELLE!!!
io (proseguendo inflessibile e impassibile): …non si può avere sempre tutto nella vita!
Gian Burrasca (sempre più insistente e risoluto): MA IO VOGLIO LE CA-RA-ME-LLE!!!
io (vedendo passare proprio di fronte a me una signora con una spettacolare Alma GM Monogram Vernis di LV): e io voglio una borsa di Vuitton!!!
Gian Burrasca (guardandomi in tralice): NO!!! TU NON VUOI UNA BORSA DI UITTON!!!
io (fissandolo con fermezza): Sì invece! Io voglio una borsa di Vuitton!!!
Gian Burrasca (riflettendo serio serio per qualche minuto ): …
io (osservandolo di sottecchi): …
Gian Burrasca: mamma?
io: dimmi tesoro…
Gian Burrasca: facciamo così… io ti compero una borsa di Uitton…
io: ???
Gian Burrasca: …ma tu intanto mi comperi le caramelle?
io: !!!

Questione di sicurezza

POMERIGGIO, ORE 14:00

Siamo in partenza.
Dopo aver sistemato la casa, preparato i bagagli, lavato, vestito e rifocillato Gian Burrasca, mi appresto finalmente ad infilarmi sotto la doccia per approntarmi e… godermi il serafico oblio che l’acqua bollente sulla schiena reca con sé.
Parcheggio il piccolo sul divano davanti ad un cartone animato -giusto per evitare che demolisca la casa mentre sono impegnata nelle mie abluzioni- e mando un messaggio a Lui che è in ufficio: “Vieni per le 2.30”. Decido poi di bloccare la porta d’ingresso: Gian Burrasca ha infatti la pessima abitudine di aprire appena sente squillare il campanello, perché associa quel rumore all’arrivo dei nonni.
Finalmente tranquilla, mi chiudo in bagno.
Dopo un po’ sento armeggiare nell’ingresso…

Lui: YUHUUU!!!
io (pensando “Oh… Lui è arrivato!”): …
Gian Burrasca: …
Lui: YUHUUUHUUU!!! TESOOOROOO!!!
io (pensando “Mmmh… starà chiamando Gian Burrasca.”): …
Gian Burrasca: …
Lui: TEEESOOOROOO!!! C’È NESSUUUNOOO?
io (pensando: “Strano che non sia ancora entrato in bagno a salutarmi…”): …
Gian Burrasca (urlando dal divano): CIAO PAPÀ!!!
Lui: TESORO? VIENI QUI DA PAPÀ?
io (pensando: “Mah… non capisco cosa ci faccia ancora lì nell’ingresso…”): …
Gian Burrasca (senza spostarsi dalla sua postazione): ARRIVO!
Lui: TEEESOOOROOOOOOO!!!
io: …
Gian Burrasca (impassibile): AAARRIIIVOOO!!!
Lui: CUUUCCIOLOOO! VIENI QUIIIIIII!!!
io: ?
Gian Burrasca (imperturbabile): SÌ!!! ARRIVO!!!
Lui: DAI CUCCIOLO!!!
io: ???
Gian Burrasca (correndo finalmente nell’ingrresso): ARRIVO!!!

Sempre immobile sotto l’acqua, sento un farfugliare concitato.
Poi vedo socchiudersi la porta e spuntare il faccino roseo di Gian Burrasca dallo spiraglio.

io: cosa c’è amore?
Gian Burrasca: papà dice se puoi aprirgli, perché è chiuso fuori di casa…
io: !!!io (schizzando fuori dalla doccia per togliere il blocco dalla porta): …scusa tesoro!!!
Lui (entrando finalmente in casa): ma non potevi semplicemente chiudere a chiave?
io (riconquistando il caldo del bagno): ma con le chiavi nella serratura non saresti comunque riuscito ad entrare!
Lui: …toglierle dopo aver chiuso no, eh?
io (rientrando in doccia): …
Lui: ?
io (riaprendo l’acqua): ho forse la faccia di una che si ricorderebbe di togliere le chiavi???
Lui: !!!

Tu tuuu!!!

POMERIGGIO, ORE 16:00

Una delle mete preferite di Gian Burrasca è il parco con il trenino. Qui, oltre a sbizzarrirsi con giochi di ogni genere -dall’altalena allo scivolo, dalle strutture a molla a quelle per arrampicarsi, dalla teleferica ai tappeti elastici-, può anche girare su un piccolo treno colorato che serpeggia lento in mezzo al prato.

io (dandogli una mano a salire sul vagoncino di testa): ci sei tesoro?
Gian Burrasca (prendendo posto): e il biglietto?
io (tirandone fuori uno dalla borsa): eccolo! Mi raccomando: appena arriva l’omino dei biglietti glielo dai. Va bene?
Gian Burrasca (con il pezzetto di plastica in mano): va bene.

Il trillare di una campanella annuncia che il mezzo sta per partire. Mi siedo sulla panchina di fronte alla ferrovia e osservo Gian Burrasca, che si guarda intorno con una certa preoccupazione. Accanto a me è seduto il papà di un’altra piccola passeggera.
Con uno scossone, il treno inizia la sua marcia. Gian Burrasca, anziché rilassarsi e godersi il viaggio, appare molto nervoso, e non fa che occhieggiare qua e là in cerca di qualcosa. Quando mi passa davanti allunga la manina col biglietto.

Gian Burrasca: mamma… il biglietto!
io: tranquillo tesoro… passerà poi il signore a prenderlo…
papà: …

Ancora un giro. Gian Burrasca è sempre più in ansia…

Gian Burrasca (ripassando di fronte alla mia panchina): …mamma…
io: sì, cucciolo, ho capito. Non preoccuparti.
papà: …

Ancora un altro. Gian Burrasca sembra sia seduto sui carboni ardenti e continua ad agitarsi…

Gian Burrasca (guardandomi angosciato): …biglietto…
io: ehm…
papà: …

E un altro. Lui appare ancora più tormentato.

Gian Burrasca (allungando verso di me la manina e ormai sull’orlo di una crisi): maaammaaa… biglieeettooo…
io: …
papà: scusi signora… vuole che prenda io il biglietto del bambino? Così almeno si rasserena…
Gian Burrasca (guardandomi da lontano col braccino proteso fuori dal finestrino): :'(
io: ehm… no, grazie… non si preoccupi…
papà: …

Appena il treno passa di nuovo di fronte alla mia postazione prendo dalle mani di Gian Burrasca il pezzetto di plastica e gli mostro platealmente che lo sto dando all’omino dei biglietti. Finalmente lui sembra calmarsi.

Gian Burrasca (ripassandomi davanti, finalmente felice): TUUU TUUUUU!!! :)
papà: certo che suo figlio non rischierà mai di prendere multe, eh!
io: !!!

Abito da sposa cercasi 4

GIORNO 4, ORE 18:00

Dopo un lungo pomeriggio trascorso ai giochi con Gian Burrasca, sono sulla via di casa. Lungo la strada passo davanti all’unico negozio di abiti da sposa presente in città.
Guardo l’orologio: ho ancora un’oretta a disposizione. Guardo Gian Burrasca: dopo tutto il movimento fatto durante la giornata è stanchissimo, quindi tranquillo e arrendevole. Decido di entrare.
Lascio il passeggino nell’ingresso e inizio a inerpicarmi su per 3 piani di scale a chiocciola costellati di vestiti di ogni genere e un numero incredibile di… orsacchiotti di pezza (???). Gian Burrasca mi segue e, per fortuna, è più interessato a studiare quello strano posto con buffi abiti attaccati alle pareti che ad allungarsi verso i pupazzi. Giungo finalmente in una piccola stanza che ha più l’aspetto di una grande cabina armadio che di un atelier. All’interno vi sono due signore che stanno chiacchierando.

io: buonasera!
signora 1: buonasera.
signora 2: buonasera.
io: ehm… mi sposo in settembre e sto cercando un abito da sposa. Ma non del tipo classico… Pensavo piuttosto a qualcosa che potesse essere riutilizzato… magari corto…
signora 1: sì… beh… abbiamo sicuramente qualcosa che fa al caso suo. Ha detto che si sposa in settembre, quindi c’è tempo. Le lascio il biglietto da visita, così mi telefona all’inizio di luglio e prende un appuntamento. Tanto in questo periodo non abbiamo spose…
signora 2: …
io (guardandomi intorno): ma… non potrebbe farmi vedere qualcosa intanto?
signora 1: no. Deve prendere un appuntamento.
signora 2: …
io (osservando il biglietto da visita): va bene… e non potrei prenderlo direttamente adesso?
signora 1: no. Mi deve chiamare.
signora 2: …
io: … Va bene…
signora 1: e… dove si sposa?
signora 2: …
io: proprio qui vicino, nella Cappella di Santa Caterina…
signora 1: AAAAAH!!! Allora la sposa don Mario!!!
signora 2: …
io: sì! Esatto!
signora 1: eh… beh… dovevo immaginarlo…
signora 2: …
io: ?
signora 1 (ammiccando verso Gian Burrasca che è intento ad analizzare il meccanismo di chiusura della porta a vetri): lui è abituato ai matrimoni… “strani”!!!
signora 2: …
io: !!!
signora 1: …
signora 2: …
io: …
signora 1: beh… allora mi chiami per fissare una prova. E si ricordi, mi raccomando, di portare il reggiseno che indosserà il giorno del matrimonio! Arrivederla.
signora 2: arrivederla.
io: arrivederla…

Esco tenendo Gian Burrasca per mano.
-14!!!