Questione di ruoli

POMERIGGIO, ORE 18:00

Io, Lui e Gian Burrasca siamo in macchina.
A un tratto vengo colta da un “attacco d’amore”.

io (guardando Lui teneramente): che bello che è il mio fidanzato!
Lui: :)
Gian Burrasca: …
io (avvinghiandomi al suo braccio): che dolce che è il mio fidanzato!!!
Lui: :)))
Gian Burrasca: …
io (accarezzandolo amorevolmente): che tesoro che è IL MIO FIDANZATO!!!
Lui: :D
Gian Burrasca (allungandosi dal seggiolino fino ad agganciarsi con le mani al poggiatesta di Lui): NO!!!
io: ?
Lui: ?
Gian Burrasca (lanciandomi un’occhiata di rimprovero): è IL MIO fidanzato!!!
io: !!!
Lui: …

Wrom wrom!!!

POMERIGGIO, ORE 18:00

Io e Gian Burrasca torniamo finalmente a casa dopo una lunghissima passeggiata ed una sosta ai giochi per la sua quotidiana dondolata sull’altalena.
Lui porta orgogliosamente in mano la scatola con la macchinina radiocomandata che gli ho appena regalato. La appoggia sul pavimento dell’ingresso, si toglie le scarpe, si lascia cambiare e lavare, poi corre sul tappeto del soggiorno col suo nuovo trofeo.

Gian Burrasca (allungando la scatola verso di me): mamma? Mi api la scatola peffavoe?
io (portando la spesa in cucina): arrivo!
Gian Burrasca (con tono impaziente) maaammaaa! Mi apiii?
io (iniziando a svuotare le buste): arriiivooo!
Gian Burrasca (sempre più perentorio): MAAAMMAAA!!! VIEEENIII!!!
io (rimandando a dopo la sistemazione delle vettovaglie per evitare che inizi la cantilena): sì… arrivo!

Vado in soggiorno, apro la scatola e mi rendo conto che la macchinina è avvitata al supporto di cartone. Mi armo di cacciavite e cerco di staccare le due viti. Al primo tentativo queste iniziano a girare a vuoto insieme alle rondelle alla quali sono attaccate; al secondo, tenendo fisse le rondelle, non accennano a spostarsi. Dopo un po’ mi arrendo.

io (restituendo a Gian Burrasca la macchinina sempre unita alla base in cartone): amore… la mamma non riesce a svitarla. Chiediamo a papà appena torna. Ok?
Gian Burrasca (prendendo il tutto e iniziando a osservarlo): …occhei…

Metto a posto il cacciavite per evitare che il pargolo faccia danni, torno in cucina, distribuisco la spesa tra frigorifero e dispensa, quindi decido di riprovare a forzare le viti.
Quando torno in soggiorno trovo Gian Burrasca con la macchinina tra le mani. Le due viti giacciono sul tappeto insieme al pezzo di cartone.

Gian Burrasca: mamma? Non sevviva il cacciavite! Bastavano le mani! Guadda? WOOOM WOOOM!!!
io: …

Riprendo il mano il giocattolo e inserisco le batterie, sia nel mezzo che nel radiocomando, tampinata da Gian Burrasca che mi istruisce su come fare.
Alla fine impugno una specie di pistola con una grande ruota su un lato, e provo la macchinina. Il grilletto guida lo spostamento avanti e indietro; non riesco però a capire come si faccia a farla girare…

io (rigirandomi l’attrezzo tra le mani alla ricerca di tasti, pulsanti o quant’altro): non capisco… eppure la signora del negozio mi aveva detto che poteva anche girare…
Gian Burrasca (guardandomi): …
io (lasciando il radiocomando tra le mani del piccolo): boh… magari si è sbagliata. Intanto giocaci, poi leggerò le istruzioni…
Gian Burrasca (afferrandolo e iniziando a studiarlo): …
io: ?
Gian Burrasca (premendo il grilletto e girarando a destra e a sinistra la ruota laterale per far cambiare direzione all’automobilina): GUADDA MAMMA!!! GIA!!! WOOOM WOOOM!!!
io: !!!

Cuore di mamma

SERA, ORE 21:00

Io, Lui e Gian Burrasca siamo seduti sul tappeto nella sua cameretta intenti a giocare con i cubetti di legno.
A un tratto…

Gian Burrasca (fermandosi di colpo e fissando incantato la finestra): …
io (osservando incuriosita il vetro): ?
Lui (seguendo lo sguardo del piccolo): ?
Gian Burrasca (sempre più affascinato): GUADDA!!!
io (cercando di capire cosa l’abbia ipnotizzato): ???
Lui: ???
Gian Burrasca (alzandosi dal pavimento, spostando la lavagna con la panchetta sotto il davanzale ed arrampicandovisi): GUADDAAA!!! CHE BELLO!!!
io: ???
Lui: ???
Gian Burrasca (indicando con gesto istrionico il tramonto sulle montagne di fronte a lui): GUADDA CHE BELLOOO!!! TUTTO AANCIONE!!!
io (guardandolo commossa): aaah… il mio piccolo artista… il mio poeta!!!
Lui: …

Shhh!

POMERIGGIO, ORE 14:00

Giornata di immersioni con amici.
Dopo essere usciti dall’acqua e aver indossato nuovamente abiti civili, andiamo tutti quanti verso il ristorante per rifocillarci.
Subito dopo pranzo un’amica esce in giardino per fumare. Gian Burrasca, che fino ad allora ha giocato con lei, le trotterella dietro. Da lontano li osservo e, pur senza sentire, vedo che lei gli sta parlando.
A un tratto…

Gian Burrasca (con vocina decisa e squillante): ma la smetti di chiacchieae sempe?
amica: !!!
io: …

Terremoto

NOTTE, ORE 3:30

io: zzzzzzzzzzz
Gian Burrasca (urlando dalla sua camera): MAAAMMAAA!!!
io: zzz… zz… z… …
Gian Burrasca (con voce ancora più disperata): MAAAAAMMAAAAA!!!
io (arrancando intontita e dolorante fuori dal letto): non gridare… arrivo…
Gian Burrasca (con tono sempre più tragico): MAMMAMAMMAMAAAMMAAA!!!
io (precipitandomi nella sua stanza): tesoro… che c’è?
Gian Burrasca: MAMMAMAMMAMAM… io voglio l’acqua…
io: …

Mi trascino fino alla cucina, riempio il suo bicchiere d’acqua, glielo porto, aspetto che beva.

Gian Burrasca (finalmente soddisfatto): grazie mamma!
io: …

Gli auguro la buonanotte, gli accendo la musica, striscio nuovamente verso il letto.

ORE 4:00

La terra si muove…
Io schizzo seduta sul letto che vibra vistosamente sotto di me, Lui si sveglia di soprassalto e, dopo essersi reso conto di quanto sta accadendo, corre in camera di Gian Burrasca.

Gian Burrasca (con vocina serena e serafica): chi è che muove il letto di Gian Burrasca?
Lui: …
io: !!!

Houdini

POMERIGGIO, ORE 16:00

Per Gian Burrasca è ora del bagno.
Mentre lui si spoglia, io apro l’acqua per farla riscaldare. Appena arriva alla temperatura giusta, prendo il pargolo e lo infilo nella vasca. Mi volto per qualche istante per recuperare le sue barchette e il necessario per le abluzioni. Torno immediatamente da lui per girare la manopola di chiusura dello scarico.
Ma…

Gian Burrasca (con la testa infilata sotto lo scroscio dell’acqua): …
io (guardandomi intorno interdetta): ma… dov’è finito il tappo della vasca?
Lui (con fare ironico): cosa hai perso?
Gian Burrasca (osservando con interesse le gocce che scivolano lungo le pareti): …
io (controllando che non l’abbia “rubato” il piccolo): ma non è possibile!!!
Lui (con aria perplessa): non dirmi che non trovi più il tappo della vasca…
Gian Burrasca (tentando invano di trattenere l’acqua tra le manine): …
io (aggirandomi inquieta per il bagno): no… non lo trovo più!
Lui (dandomi man forte nella ricerca): dove l’hai lasciato l’ultima volta?
Gian Burrasca (beandosi del fiotto caldo sulla schiena): …
io (aprendo nervosamente ogni anta e ogni cassetto del bagno): …ma se non lo sposto mai!!!!
Lui (rovistando scetticamente in ogni luogo possibile… e impossibile): magari l’hai fatto senza rendertene conto…
Gian Burrasca (scrutandoci seminascosto dal bordo della vasca): …
io (girovagando turbata per la casa): l’unico momento in cui lo tolgo è quando pulisco… e lo appoggio sul bordo!
Lui (con atteggiamento accondiscendente): ma magari…
Gian Burrasca: …
io (interrompendolo bruscamente) NO!
Lui: …

Dopo aver cercato invano ovunque per una decina di minuti, mi arrendo, e torno in bagno per tirare fuori Gian Burrasca dalla vasca prima che prenda freddo.

io: tesoro… devo lavarti e farti uscire. Mi dispiace, ma la mamma non trova più… MA NON CI CREDO!!!!
Lui: che c’è?
io: IL TAPPO!!!
Lui: beh?
io: È QUI!!! AL SUO SOLITO POSTO!!!
Lui: …

Lascio Gian Burrasca alle prese con i suoi giochi e inizio a occuparmi d’altro, sempre, ovviamente, con un occhio puntato su di lui.
Quando l’allagamento del bagno rischia di oltrepassare i livelli di umana accettazione, decido di procedere con la fasi di lavaggio-asciugatura-vestizione del piccolo unno.
Giro il rubinetto di apertura dello scarico, recupero da uno degli armadietti la sua spugna, quindi torno verso la vasca.

Gian Burrasca (continuando a sguazzare imperterrito): …
io (guardandomi di nuovo intorno sconcertata): ma…
Lui: cosa c’è adesso?
Gian Burrasca (regalandomi uno dei suoi sguardi furbi): …
io (sempre più sbigottita): ma non è possibile!!!
Lui: ???
Gian Burrasca (sorridendomi con aria birbante): …
io (aguzzando lo sguardo): il tappo… è sparito di nuovo!!!
Lui: !!!
Gian Burrasca (iniziando a sogghignare): …
io (colta da un sospetto): amore… dove hai nascosto il tappo della vasca?
Lui: …
Gian Burrasca (facendoselo magicamente ricomparire tra le mani): :)
io: ma dove…
Lui: ?
Gian Burrasca (infilando l’oggetto in uno dei bocchettoni laterali dell’idromassaggio e mostrando poi le manine di nuovo vuote): :)))
io: !!!
Lui: …

La luuunaaa!

SERA, ORE 11:00

Dopo una piacevole serata trascorsa sul lago in compagnia di amici, usciamo dal ristorante per rientrare in albergo.
Mentre noi ci attardiamo a parlare, Gian Burrasca fissa affascinato la luna. Notando la nostra distrazione, decide di condividere la sua contemplazione con qualcun altro.

Gian Burrasca (avvicinandosi con irruenza a un gruppo di ragazzi che sta chiacchierando fuori dal locale): AGAZZI… AGAZZI! AGAZZI!!! GUADDAAA… LA LUUUNAAA!!!

ragazzi (senza degnarlo della minima attenzione): …
Lui (osservando la scena da lontano): …
Gian Burrasca (intrufolandosi ostinato in mezzo al gruppetto): …AGAAAZZIII!!! GUAAADDAAA! LA LUUUNAAA!!!

ragazzi (continuando con i loro discorsi): …

Lui (ridendo sotto i baffi): :)))
Gian Burrasca (cambiando tattica e prendendo per mano la ragazza più carina): …GUAAADDAAA… LA LUNAAA!!!
ragazza (notando finalmente sia l’intraprendente bimbetto che… la luna): MACCHEAMOOOREEE!!! Ma lo sai che hai proprio ragione… è bellissima!

Lui (che finalmente è andato a recuperare il pargolo): …

Dopo essersi profuso in scuse e aver riportato il transfuga tra le nostre fila, Lui si fa nuovamente coinvolgere dalla conversazione.
Gian Burrasca, invece, viene attratto da una nuova scoperta: le lucine rosse di un traliccio che brillano sulle pendici di una vicina montagna.

Gian Burrasca (rincorrendo i ragazzi che ormai si sono avviati lungo la strada): AGAZZI AGAZZI AGAZZI!!! GUADDAAA… LUCI ROSSE!!!

ragazzi (incantati a guardare… le luci rosse!!!): WOW!!! Guarda che figaaataaa!!!
Lui: !!!

N.B.: per dovere di cronaca mi sembra doveroso raccontare anche il finale. Dopo la scoperta della luna, uno dei ragazzi ha avuto la malaugurata idea di chiedere a Gian Burrasca cosa fosse il giochino che aveva in mano. È iniziata così una lunga e appassionata dissertazione sul suo funzionamento, subito seguita da altre amichevoli chiacchiere e da saluti finali come a un amico di vecchia data!

Silenzio

POMERIGGIO, ORE 18:30

Io e Gian Burrasca ci siamo attardati in giro per la città: dal momento che il guardaroba primavera/estate dello scorso anno è quasi del tutto inutilizzabile, abbiamo trascorso il pomeriggio vagando per negozi. In uno dei tanti lui si è intestardito nel volere il bagnoschiuma di Cars, ed io, pur di riuscire a provargli la giacchina che cercavo da tutto il giorno, ho accettato di comperarglielo.
Ci ritiriamo sfiniti e, sulla porta di casa, incontriamo Lui che torna dall’ufficio.
Entriamo e depositiamo i vari bagagli nell’ingresso. Lui va a cambiarsi e si chiude in cucina per preparare la cena -è lui lo chef di casa!-; il pargolo corre in soggiorno a giocare con le sue macchinine; io sparisco in camera da letto per infilarmi qualcosa di più comodo e mettere un po’ d’ordine.
Mentre rassetto, assaporo la serenità casalinga e i rumori della quotidianità domestica: Lui che traffica con pentole e tegami, i nostri uccellini che fischiettano tranquilli, Gian Burrasca che… … !!! ???
Mi rendo improvvisamente conto che un pericoloso silenzio aleggia nalla casa… e il silenzio, con un bambino, è sempre foriero di guai!

Gian Burrasca: …
io
(volando dalla camera al soggiorno): amore… cosa stai combinanNOOOOOO!!!

Gian Burrasca è in piedi al centro della stanza: ha recuperato dalla busta lasciata nell’ingresso il suo bagnoschiuma, l’ha aperto, ed ora, con grande gusto e incontenibile gioia, lo sta spalmando ovunque!!!

Gian Burrasca (guardandomi felice e soddisfatto): io pulisco!
io: SIGH!

Lo prendo in braccio, lo trascino nel bagno, gli lavo le mani, lo cambio, butto i suoi vestiti pieni di sapone nella lavatrice, lo spedisco in soggiorno.
Lui, nel frattempo, ha iniziato a ripulire il disastro. Lo lascio alle sue incombenze culinarie e finisco di lavare via il fluido profumato dal pavimento. E dal tappeto… E dal divano! E dai cuscini!!!
Quando finalmente mi pare di aver cancellato ogni residuo, raggiungo Lui per farmi consolare. Dopo pochi minuti Gian Burrasca arriva sul suo furgoncino.

Gian Burrasca (arrivando sul suo furgoncino): …
io
(guardandolo torva): DISASTRO!
Lui: …
Gian Burrasca (alzandosi e toccandosi il sedere): io sono bagnato!
io (inorridendo): ma come bagnato?!? Ma se hai appena fatto la pipì???
Lui (toccandolo): …ehm…
Gian Burrasca: io no pipì!
io (toccandolo a mia volta e ritrovandomi la mano coperta di docciaschiuma): ma dove…
Lui (esaminando il furgoncino): …ehm…
Gian Burrasca (osservando contento il suo mezzo): io ho pulito!
io: SIGH!!!
Lui: …

Lo riprendo in braccio, lo ritrascino nel bagno, gli rilavo le mani, lo ricambio, ributto i suoi vestiti pieni di sapone nella lavatrice, lo rispedisco in soggiorno. Dopodiché recupero il furgoncino e… gli faccio la doccia.
Torno nuovamente da Lui per farmi riconsolare.

Gian Burrasca (presentandosi con un’automobilina tra le mani): …
io
(guardandolo rassegnata): DISASTRO!!!
Gian Burrasca (mostrandomi la piccola auto): io lavae macchinina!
io: tesoro… non serve lavare la macchinina.
Gian Burrasca (ostinato): io lavae macchinina!!!
io: ma amore… la macchinina è pulita
Gian Burrasca (posando tra le mie mani il giocattolo… appiccicoso di bagnoschiuma): io lavae macchinina!!!
io (colta da un terribile sospetto): no… no… no…

Tallonata da Gian Burrasca che mi trotterella dietro, raggiungo il soggiorno, individuo la cesta delle macchinine e vi infilo dentro le mani: la sensazione è quella di un’insalata di metallo in salsa di sapone.

Gian Burrasca (sorridente): io lavae macchinine!
io: BUHUAAAAA!!!

Taglia!

Da qualche giorno il povero Gian Burrasca è costretto in casa a causa un’otite. E per lui, abituato a trascorrere le ore di asilo impegnato in innumerevoli attività e le restanti a scorrazzare libero per i prati tra scivoli, altalene e buche della sabbia, la clausura forzata è fonte di inevitabile nervosismo.
Per alleviare la sua irrequietezza mi sono pertanto industriata a inventare ogni giorno un nuovo gioco: dalla pittura alla scultura, dalla meccanica (abbiamo costruito navi, aerei e barche con i Lego) all’architettura (abbiamo innalzato inespugnabili castelli, alte torri e solide mura sulle quali si divertiva a “godzillare” con grande soddisfazione), dalla letteratura pop-up alla cucina, abbiamo esplorato insieme tutte le possibilità che i mezzi casalinghi ci offrivano.
Tra queste, l’arte del collage.

POMERIGGIO, ORE 17:00

Dopo averlo convinto a fare il gioco “mettiamo in ordine la stanza” -cosa che mi ha fatta sentire molto Mary Poppins- ed essere riuscita a distrarlo dall’idea di attaccarsi all’i-Pad, propongo a Gian Burrasca di fare un bel collage per la nonna. Accetta entusiasta!
Recupero quindi forbici, colla e cartoncini da usare come base… poi, però, mi rendo conto di essere del tutto sprovvista della materia prima fondamentale: riviste e giornali dai quali ritagliare immagini e disegni. Nella nostra casa, infatti, entrano solo determinati tipi di periodici: di architettura, di design, di fotografia, di viaggi, di subacquea. Nulla, quindi, che possa essere brutalizzato e mutilato da lame taglienti. Senza perdermi d’animo, inizio a rovistare in ogni scaffale della libreria, e dopo 10 minuti di attenta ricerca riesco a racimolare qualche catalogo di abbigliamento ed un vecchio rotocalco femminile.
Gian Burrasca, che ha seguito paziente la mia caccia, mi osserva con aria scettica.

io: tesoro… adesso ritaglio qualche bella figura e poi iniziamo ad attaccarle. Va bene?
Gian Burrasca: no! Io scelgo!
io: va bene, allora. Ci sediamo e sfogliamo insieme tutti i giornali. Tu mi dici cosa ti piace, io ritaglio. Ok?
Gian Burrasca: occhei…

Prendiamo posto al tavolo del soggiorno dove ho già allestito la nostra postazione di lavoro ed iniziamo a scorrere le pagine…

io (indicando la fotografia di una ricca composizione di frutta): questa ti piace?
Gian Burrasca: no… no piace!
io (mostrandogli l’immagine di un barattolo pieno di pennelli e di una tavolozza sporca di colori): e questa?
Gian Burrasca: no… neppue questa!
io (additando un bimbo paffuto seduto di fronte ad una gigantesca torta): guarda questa che bella!
Gian Burrasca: no… no è bella!
io (attirando la sua attenzione su dei disegni stampati sulle magliette di alcuni ragazzi): oh… questi ti piacciono sicuramente! Ci sono Snoopy, Paperino, Topolino…
Gian Burrasca: no… sicuamente!
io (facendogli vedere dei bambini che si divertono con dei cubetti colorati): qui ci sono dei bimbi che giocano…
Gian Burrasca: no inteessa bambini…
io: …

Continuiamo così per un po’. Poi…

Gian Burrasca (alzando gli occhi e guardando con preoccupante concentrazione i foglietti stampati del costosissimo Zettel’z di Ingo Maurer appeso sulla sua testa): …
io: ?
Gian Burrasca (indicandoli, finalmente felice): QUELLI TAGLIAE!!!
io: !!!

Serpe in seno

MATTINA, ORE 12:00

Gian Burrasca è a casa ammalato.
All’ora di pranzo, per convincerlo a mangiare qualcosa, decido di accendere la tv nella speranza che i cartoni animati riescano a distrarlo dal cibo.
Nell’attesa che la pasta si cuocia, mi accomodo sul divano accanto a lui.

io (cercando qualcosa che gli piaccia tra i programmi per bambini): va bene Scooby Doo tesoro?
Gian Burrasca (con aria imbronciata): no cattoni animati…
io (sorpresa dalla risposta): e cosa vorresti vedere?
Gian Burrasca: IL BOSS DELLE TOTTE!!!
io: !!!

Interdetta, cerco la trasmissione in questione. Arrivata sul canale che la trasmette mi fermo: manca qualche minuto all’inizio. Aspettiamo. Nel frattempo scorrono le immagini della pubblicità di una crema per il viso “che combatte l’invecchiamento”, ovviamente reclamizzata da una modella di non più di 20 anni.

Gian Burrasca (guardando prima lo schermo, poi me): …
io (osservandolo): …?…
Gian Burrasca (allungandosi verso di me e massaggiandomi le guance): …
io (incuriosita dal gesto): cosa fai tesoro?
Gian Burrasca (continuando a stropicciarmi la faccia): io metto chema!
io (sempre più stupita): …e perché?
Gian Burrasca (sorridendomi soddisfatto): MAMMA VECCHIA!!!
io: !!!