Buio

SERA, ORE 21:00

Acciambellata sul divano, sono intenta a dare il latte a Gian Burrasca.
Lui entra in soggiorno, spegne tutte le luci nel tentativo di conciliare il sonno del pargolo, poi si siede sulla poltrona di fronte a noi.

Gian Burrasca (bevendo dal biberon): squich squich squich (tipico rumore da biberon)
io: …
Lui: …
Gian Burrasca (guardandosi intorno): squich squich
io: …
Lui: …
Gian Burrasca (puntandomi gli occhi addosso): squich
io: ?
Lui: ?
Gian Burrasca (sputando il biberon): io no vedo più un tubo!!!
io: !!!
Lui: …

Vietato entrare

Ieri sera io e Lui decidiamo di portare Gian Burrasca in piscina.
Dopo averlo lasciato lungamente sguazzare, lo affido a Lui perché lo lavi e lo vesta… ovviamente nello spogliatoio maschile.
Dopo essermi a mia volta risciacquata via il cloro dalla pelle e dai capelli, mi parcheggio sotto l’asciugacapelli nell’inane tentativo di non uscire con la chioma completamente fradicia. Mentre sono ancora ferma sotto il flebile getto dell’aria, sento la voce di Lui che mi chiama e vedo Gian Burrasca che trotterella sorridente verso di me. Lo spogliatoio, femminile ovviamente, è gremito di bambine e ragazzine ancora in déshabillé. Lui si aggira incuriosito per qualche minuto, si concede alle carezze intenerite di qualche fanciulla poi, con palese e ostentato disinteresse, torna fuori da suo padre.
Durante la sua breve incursione una bimbetta di circa 7 anni, intenta a farsi asciugare i capelli dalla mamma, lo guarda con aria visibilmente contrariata. Appena lui sparisce oltre la porta lei, con piglio severo, si rivolge a sua madre.

bambina: mamma… ma qui gli uomini non dovrebbero entrare… vero?
mamma: …
io: !!!

Tale madre…

POMERIGGIO, ORE 18:00

Io e Gian Burrasca stiamo passeggiando per la città. Ad un certo punto lui adocchia la vetrina di un noto brand di abbigliamento per bambini.

Gian Burrasca (tirandomi verso il negozio): mamma… voglio maglietta!
io (piuttosto sorpresa): …vuoi una maglietta???
Gian Burrasca (insistendo): scì, maglietta!
io (entrando nel negozio): va bene tesoro… Che maglietta vuoi?
Gian Burrasca (iniziando a guardarsi intorno): maglietta con teschietti!
io: !!!
Gian Burrasca (rovistando tra i capi appesi su uno stand alla sua altezza): no… questo no piace!
io: …
commessa (accorrendo premurosa): buonasera! Posso esservi utile?
Gian Burrasca (rivolgendosi direttamente a lei): io voglio maglietta con teschietti!
io: ehm… ha le idee molto chiare…
commessa (con espressione allibita): ehm… vedo. Beh… vediamo se riusciamo a trovare qualcosa…
Gian Burrasca: teschietti!
io: sì tesoro… teschietti…
commessa (indicando una maglietta rossa con la stampa di una chitarra elettrica): andrebbe bene questa? Guarda che bella… rossa… con la chitarra… molto rock!
Gian Burrasca (osservando scetticamente il capo): no! …Teschietti!
io: …
commessa (tirando giù da uno scaffale un completino composto da maglietta e felpa): ora che ci penso… abbiamo qualcosa con i teschi! Ti piace questa?
Gian Burrasca (prendendole e cominciando a guardarle): e teschietti?
io: …
commessa: guarda… sulla maglietta ce n’è uno sul braccio e uno sul collo. E sulla felpa c’è un teschio su una manica e il fuoco sull’altra. Ti piace?
Gian Burrasca (guardando felice i disegni): scì! Piace!!!
io: bene… le prendiamo allora!
commessa: serve altro?
Gian Burrasca (prendendo un bellissimo paio di scarpe da uno scaffale): SCAPPE!!!
io: !!!
commessa: beeelleee! Ottima scelta! Che numero?
Gian Burrasca (portandomi felice la scarpa): SCAPPE!!!
io: … 26 …
commessa (sparendo in magazzino) vado subito a prenderle!

Dopo aver provato le scarpe, finalmente ci avviamo alla cassa. Passando davanti ad un altro stand basso, Gian Burrasca individua una bella giacca a vento con fantasia mimetica.

Gian Burrasca (prendendo la giacchina): QUESTA!!!
io: !!!
commessa: !!!
Gian Burrasca (cercando di infilarla): BEEELLAAA!
io: sì… effettivamente è molto bella…
commessa: …3/4 anni?
Gian Burrasca: scì!!!
io: …
commessa (infilandogli il capo): vuoi guar…
Gian Burrasca (che prima che la commessa termini la frase si è già precipitato davanti allo specchio a rimirarsi soddisfatto): :)
io: …
commessa (rivolta a me): lo prende?
Gian Burrasca (guardandomi felice): SCÌ!!!
io: !!!

P.S.: tornati a casa racconto la scena a Lui.

Lui: …chissà da chi ha preso…
io: …

Aipad

POMERIGGIO, ORE 18:00

Appena rientrati dopo un lungo ed estenuante pomeriggio al parco, io e Gian Burrasca crolliamo esausti sul divano. Lui afferra immediatamente l’i-Pad…

Gian Burrasca: CATTONI!!!
io: ok! Solo 10 minuti, però, il tempo per la mamma di cambiarsi e farsi un caffè. Poi facciamo altro. Va bene?
Gian Burrasca (con espressione corrucciata): va bene…
io (osservandolo mentre sblocca l’i-Pad, cerca l’icona dell’app YouTube e apre dei cartoni animati in russo): …
Gian Burrasca (piuttosto infastidito dal fatto che, pur girando l’i-Pad l’immagine resti verticale): mamma… sblocchi Aipad?
io (prendendo tra le mani l’oggetto): sì tesoro…
Gian Burrasca (osservandomi): …
io (provando a muovere il tasto di blocco sul lato destro in alto): mmmh… no… papà non l’ha bloccato da qui…
Gian Burrasca (continuando a scrutarmi): …
io (cliccando 2 volte sul tasto centrale in modo da aprire la barra sottostante): …no… neppure da qui…
Gian Burrasca (studiando i miei gesti): …
io (entrando in impostazioni e verificando che Lui non le abbia in qualche modo modificate): no… non è neppure questo…
Gian Burrasca (fissandomi negli occhi): …
io (armeggiando ormai più o meno alla rinfusa): …ehm…
Gian Burrasca (spostando l’attenzione nuovamente sull’i-Pad): …
io (arrendendomi all’evidenza della mia incapacità): tesoro… non so come l’abbia bloccato papà. Se mi dai 5 minuti mi cambio, gli telefono , e glielo chiedo. Va bene?
Gian Burrasca (reimpossessandosi dell’oggetto): va bene…

Sparisco in camera da letto per infilarmi qualcosa di più comodo.
Dopo pochi secondi sento di nuovo un vociare in russo.
Sistemo le mie cose, quindi torno in soggiorno.

Gian Burrasca (mostrandomi felice l’i-Pad… sbloccato e con l’immagine orizzontale a tutto schermo!!!): CATTONIII!!!
io: !!!

 

Segui quella macchina!

POMERIGGIO, ORE 16:00

Usciti dall’asilo, io e Gian Burrasca passeggiamo lungo i viali alberati che costeggiano il fiume alla volta del parco giochi. Prima di arrivarci, però, ci imbattiamo casualmente in qualcosa che di certo non può passare inosservato agli occhi del mio piccolo terremoto: l’autoscontro!!!
Premetto che è una cosa che io proprio detesto: il principio stesso per il quale qualcuno dovrebbe divertirsi ad urtare e farsi speronare da perfetti sconosciuti a bordo di bussolotti colorati e scodinzolanti mi è ostico! Ma, non essendo riuscita a far desistere il pargolo dall’intento di salire su una delle macchinine, mi sono dovuta arrendere all’idea di affrontare un’avventura che ero riuscita ad evitare per ben 39 anni…
Dopo aver scelto un mezzo, aver infilato il gettone colorato nell’apposita fessura, aver saldamente impugnato il volante, aver messo il piedino sull’acceleratore ed aver pazientemente atteso che la sottoscritta si appollaiasse in equilibrio instabile alle sue spalle, Gian Burrasca parte. E devo dire che il primo giro va benissimo, soprattutto visto che in pista ci siamo solo noi ed un suo compagno di classe con una mamma nelle stesse mie condizioni.
Ma Gian Burrasca non è ancora soddisfatto e, saltando su di un’altra automobilina, decide di ripartire. Un secondo trabiccolo, però, viene stavolta occupato da una graziosa bimbetta bionda con il serafico aspetto di una bambolina di porcellana che, appena salita a bordo, sfodera un preoccupante piglio a metà tra Michael Schumacher e Chucky – La Bambola Assassina…
Partiamo…

Gian Burrasca (divertendosi a girellare per la pista mettendo alla prova le sue nuove abilità di guidatore): …
io (dimostrando innate qualità da funambola): …

Gian Burrasca (osservando Chucky che ci insegue): ?
io (pensando preoccupata alle possibili conseguenze di uno scontro): …ehm… tesoro? Che ne diresti accelerare un po’?
Gian Burrasca (col pedale a tavoletta): …
io (notando che le distanze si accorciano): !

Gian Burrasca (lanciando occhiate allarmate alle sue spalle): !!!
io (temendo il peggio): !!!

Purtroppo tutto è inutile: dopo pochi istanti la collisione avviene, causando una mia pericolosa oscillazione verso il suolo e un sobbalzo di Gian Burrasca sul duro sedile.
La diabolica bimbetta, ignorando l’urlo del parentado al completo -mamma, papà, nonno, nonna, fratellino-, ci guarda con un’espressione di puro sadismo infantile e riparte.

Gian Burrasca (afferrando con decisione il volante, piantando il piede sull’acceleratore, calcandosi il cappello sugli occhi dallo sguardo truce e puntando un minaccioso ditino verso la bimba): …seguiamo quea bimba!!!
io: …

Cip cip!

MATTINA, ORE 8:00

Io e Lui stiamo ultimando i nostri preparativi prima di uscire di casa.
Gian Burrasca è sdraiato sul tappeto del soggiorno intento ad ascoltare canzoncine in portoghese (!!!).
Ispirato dalla melodia Tweety, il nostro canarino, gorgheggia felice.

Tweety: cip ciu cip cicicip
Gian Burrasca (infastidito): NO!
io: …
Tweety: ciu ciu ciucip
Gian Burrasca (decisamente stizzito): NOOOOOO!!!
io: ?
Tweety: cicicicip cicip cip
Gian Burrasca (sempre più irritato): NO NO NOOOOO!!!
io (affacciandomi incuriosita nel soggiorno) tesoro… che succede?
Tweety: cip ciciu cip
Gian Burrasca (guardando Tweety in tralice): io pallo con Tuitti!
io: é con lui che stai brontolando?
Tweety: cicicip
Gian Burrasca (immusonito): scì!!!
io: e perché?
Tweety: cip cip cip cicicip cip
Gian Burrasca (incrociando le braccia): fa mumoe!
io: fa rumore? Ma lui canta, poverino! Gli piace la musica che stai ascoltando!
Tweety: cippi cicippi ci
Gian Burrasca (puntando verso la bestiola un ditino accusatore): io no sento Aipad!!!
io: …

Più forte!

POMERIGGIO, ORE 15:00

L’asilo di Gian Burrasca ha chiuso con qualche ora di anticipo: alle 12:30, subito dopo aver pranzato, i turbolenti pargoletti sono stati sguinzagliati tra le amorevoli braccia dei genitori. Hanno pertanto saltato l’abituale riposino pomeridiano.
Fuori splende un sole primaverile (quasi estivo, oserei dire), per cui decido di portare Gian Burrasca al parco giochi a scatenarsi un po’… la segreta speranza è che una mezz’ora di sano movimento lo stanchi tanto da conciliargli il sonno.
Alle 15:00, dopo essere andato sull’altalena, aver giocato nella buca della sabbia, essere tornato sull’altalena, aver corso sul prato, essere risalito sull’altalena, aver volteggiato su una specie di skilift volante sospeso ad un metro da terra -con me attaccata a lui per spingerlo e sostenerlo-, aver perseverato con l’altalena, essersi cimentato con una palestra da arrampicata per bambini, essersi nuovamente issato sull’altalena, aver provato tutti gli scivoli del parco decide, nonostante sia talmente sfinito da avere ormai gli occhi semichiusi dal sonno di… andare sull’altalena!!!

io (esausta ed accaldata): ma cucciolo… non sei stanco?
Gian Burrasca (facendo ormai fatica anche a stare in piedi): NO! Io no sono stanco! Io voglio altalena!
io (anelando ad una panchina… all’ombra): ma tesoro… e le nanne? All’asilo le fai tutti i pomeriggi! Oggi niente?
Gian Burrasca (già intorpidito, ma ostinato): NO! IO NO NANNE! IO ALTALENA!!!
io (tentando disperatamente di farlo sedere nel passeggino): dai amore… facciamo una bella passeggiata e tu dormi un po’?
Gian Burrasca (divincolandosi come un pesce all’amo): NOOOOOOOOOO!!!
io (facendo un ultimo tentativo per farlo desistere): ma…
Gian Burrasca (già appeso alla catena e con un piede sulla seduta): ALTALEEENAAA!!!
io: okok… altalena…
Gian Burrasca (finalmente seduto e soddisfatto): PIÙ FOTTE PIÙ FOTTE!!!
io (ormai rassegnata): più forte…
Gian Burrasca (aggrappato al maniglione di sicurezza): ANCOA PIÙ FOTTE!!!
io (rendendomi conto che è allo stremo delle forze): ma se stai dormendo in piedi!
Gian Burrasca (con la testa che inizia a ciondolare): più fotte…
io (facendo progressivamente rallentare l’altalena): sì tesoro…
Gian Burrasca (con gli occhietti che si chiudono, ma ancora senza desistere): fotte…
io: sì cucciolo…
Gian Burrasca: …
io: ?
Gian Burrasca: …
io: …cucciolo?
Gian Burrasca: zzzzzzzzzzzzzzzzzzz
io: …

Musica!

POMERIGGIO, ORE 15:30

È l’orario di uscita dall’asilo di Gian Burrasca.
Dopo averlo salutato, abbracciato e coccolato per un po’ lo faccio sedere sulla panchetta per parlare con la maestra.

io: buongiorno! Allora… com’è andata oggi?
maestra: oh, benissimo! Abbiamo fatto tantissime cose…
Gian Burrasca: mamma? Posso musica?
io: sì tesoro… solo un attimo…
maestra: abbiamo giocato con i chiodini…
Gian Burrasca (rovistando nella mia borsa): …musica…
io (tenendolo d’occhio): i chiodini! Li usavo anche io da piccola!
maestra: abbiamo disegnato…
Gian Burrasca (impossessandosi dell’i-Phone): …
io (controllando che non lo faccia cadere): beeellooo!!!
maestra: abbiamo dipinto…
Gian Burrasca (sbloccando il telefono): …
io (facendo attenzione alla sua prossima mossa): forte… il mio piccolo artista!
maestra: poi abbiamo fatto un bel collage con la carta colorata…
Gian Burrasca (sfogliando le schermate con le app): …
io: addirittura! Ma quante cose hai fatto cucciolo?
maestra: poi abbiamo mangiato… molto poco…
Gian Burrasca (scegliendo l’app “musica”): …
io: non l’avrei mai messo in dubbio… vero topolino?
maestra: abbiamo fatto le nanne…
Gian Burrasca (scorrendo col ditino la sezione artisti): …
io: beato lui…
maestra: e quando ci siamo svegliati abbiamo fatto merenda con pane e marmellata!
Gian Burrasca (scegliendo i Propellerheads): :)
io: …me ne hai lasciato un pezzetto cucciolo?
maestra (sparendo nell’aula): ed ora siamo pronti ad andare! A domani!!!
Gian Burrasca (avvicinando l’i-Phone all’orecchio e iniziando a ballare): MUSICAAA!!!
io: …

Aifon

POMERIGGIO, ORE 18:30

Stanchi per aver trascorso il pomeriggio a correre qua e là per la casa, ballare su musiche di Propellerheads, Guano Apes, Limp Bizkit, System of a Down e Röyksopp (per rallentare un po’ il ritmo), costruire torri e castelli con i Lego e le costruzioni di legno, fare gare di automobiline, ci accovacciamo sul divano per un po’ di relax. Gian Burrasca si impossessa dell’i-Pad…

io (allungando le mani verso l’oggetto): tesoro… mi dai un attimo l’i-Pad, così controllo le e-mail?
Gian Burrasca (senza neppure rivolgermi lo sguardo): è mio Aipad!
io (non avendo voglia di baruffare): veramente sarebbe di papà… vabbè… userò l’i-Phone…
Gian Burrasca (esplorando le app): scì! Aifon!
io (prendendo l’i-Phone e puntando a colpo sicuro il dito sulle icone più in basso): ma… eppure ero convinta che le mail fossero qui…
Gian Burrasca (giocando con l’i-Pad): …
io (notando che anche altre icone sono stranamente fuori posto): ma che…
Gian Burrasca (ignorandomi imperterrito): …
io (sentendo nascere in me un sospetto): tesoro? Hai giocato col telefono della mamma?
Gian Burrasca (facendo orecchie da mercante): …
io: ragazzino? Sto parlando con te! Guardami un po’! Cosa hai combinato con il mio telefono?

Degnandomi finalmente di attenzione, il piccolo terremoto prende l’i-Phone, lo sblocca, preme due volte sul pulsante centrale in modo che le iconcine delle app inizino a vibrare, poi comincia a spostarle facendo attenzione a non premere sulla “X” di cancellazione. Dopo averne cambiato la posizione, ripreme il tasto centrale e mi riconsegna fiero il telefono.

Gian Burrasca: ecco!
io: …

Login

Sul Mac di casa Lui ha installato un programma di disegno per bambini chiamato Kid Pix. Divertente e semplice da usare, permette ai più piccoli di sbizzarrirsi con la fantasia realizzando i più svariati disegni, dai più classici, fatti con matite, pennarelli e pennelli digitali, a quelli più complessi, creati utilizzando sfondi preimpostati, timbri, personaggi animati e sottofondi musicali.
Ovviamente Gian Burrasca, nonostante la tenera età, è già un esperto del software, che adora esplorare in tutte le sue possibilità e usare in ogni applicazione (molte delle quali io stessa non riesco a trovare quando lo affianco nei suoi momenti artistici).
Finora, comunque, la mamma era indispensabile per accendere il Mac ed eseguire la procedura per arrivare fino al programma.
Finora…

POMERIGGIO, ORE 16:00

Appena rientrati a casa, e dopo aver lottato con lui per cambiarlo, lo parcheggio temporaneamente sul tappeto del soggiorno per concedermi il tempo di infilarmi una tuta, respirare, e cominciare poi una lunga sessione di giochi pomeridiani.
Ma Gian Burrasca non ha nessuna intenzione di aspettarmi e, puntando spedito verso il Mac, si arrampica sulla sedia allungandosi verso lo schermo.

Gian Burrasca: MAAAMMAAA!!! Posso disegno?
io (accendendo il Mac): va bene tesoro! Ora accendiamo il computer e, mentre aspettiamo che si avvii, la mamma va a cambiarsi. Va bene?
Gian Burrasca: va bene…
io (avviandomi verso la camera da letto): arrivo subito tesoro…
Gian Burrasca (osservando il Mac che intanto si è aperto sulla schermata iniziale di login): …
Mac: login —> Lui – Lei – Pippi
io (intenta a svestirmi): arrivo tesoro, eh!
Gian Burrasca (armeggiando col mouse): … (clic)
Mac: Pippi —> eseguo il login…
io (impegnata a infilarmi in una comoda tuta): ci sono quasi!
Gian Burrasca: … (clic – clic)
Mac: Finder – Le mie applicazioni – Documenti – Condivisa – Cestino —> Le mie applicazioni
io (affaccendata nel rimettere in ordine gli abiti): arrivoarrivoarriiivooo!
Gian Burrasca: … (clic – clic)
Mac: Kid Pix Deluxe 3X – Preferenze di sistema —> Kid Pix Deluxe 3X
io (occupata a risciacquarmi viso e mani ): …
Gian Burrasca: … (clic)
Mac: “five four three two one uno zerooo!!! Kid Pix… Kid Pix… come on let’s play with Kid Pix… WOOOW!!!”
io (ancora con la faccia sprofondata nell’asciugamani): …ma che…?
Gian Burrasca: … (clic – clic)
Mac: Enter your name here – Select your name here —> Select your name here
io (precipitandomi dal bagno con un calzetto infilato e uno no): tesoro? Tutto ok? Che combini?
Gian Burrasca: … (clic)
Mac: Pippi Calze Lunghe – Gian Burrasca —> Gian Burrasca
io (arrivando in dérapage di fronte al computer): tesoro, cosa…
Gian Burrasca: … (clic – clic)
Mac: go – quit —> go —> schermata di disegno
Gian Burrasca (pago del suo trafficare): mamma… posso disegno oa?
io: …