Da qualche giorno il povero Gian Burrasca è costretto in casa a causa un’otite. E per lui, abituato a trascorrere le ore di asilo impegnato in innumerevoli attività e le restanti a scorrazzare libero per i prati tra scivoli, altalene e buche della sabbia, la clausura forzata è fonte di inevitabile nervosismo.
Per alleviare la sua irrequietezza mi sono pertanto industriata a inventare ogni giorno un nuovo gioco: dalla pittura alla scultura, dalla meccanica (abbiamo costruito navi, aerei e barche con i Lego) all’architettura (abbiamo innalzato inespugnabili castelli, alte torri e solide mura sulle quali si divertiva a “godzillare” con grande soddisfazione), dalla letteratura pop-up alla cucina, abbiamo esplorato insieme tutte le possibilità che i mezzi casalinghi ci offrivano.
Tra queste, l’arte del collage.
POMERIGGIO, ORE 17:00
Dopo averlo convinto a fare il gioco “mettiamo in ordine la stanza” -cosa che mi ha fatta sentire molto Mary Poppins- ed essere riuscita a distrarlo dall’idea di attaccarsi all’i-Pad, propongo a Gian Burrasca di fare un bel collage per la nonna. Accetta entusiasta!
Recupero quindi forbici, colla e cartoncini da usare come base… poi, però, mi rendo conto di essere del tutto sprovvista della materia prima fondamentale: riviste e giornali dai quali ritagliare immagini e disegni. Nella nostra casa, infatti, entrano solo determinati tipi di periodici: di architettura, di design, di fotografia, di viaggi, di subacquea. Nulla, quindi, che possa essere brutalizzato e mutilato da lame taglienti. Senza perdermi d’animo, inizio a rovistare in ogni scaffale della libreria, e dopo 10 minuti di attenta ricerca riesco a racimolare qualche catalogo di abbigliamento ed un vecchio rotocalco femminile.
Gian Burrasca, che ha seguito paziente la mia caccia, mi osserva con aria scettica.
io: tesoro… adesso ritaglio qualche bella figura e poi iniziamo ad attaccarle. Va bene?
Gian Burrasca: no! Io scelgo!
io: va bene, allora. Ci sediamo e sfogliamo insieme tutti i giornali. Tu mi dici cosa ti piace, io ritaglio. Ok?
Gian Burrasca: occhei…
Prendiamo posto al tavolo del soggiorno dove ho già allestito la nostra postazione di lavoro ed iniziamo a scorrere le pagine…
io (indicando la fotografia di una ricca composizione di frutta): questa ti piace?
Gian Burrasca: no… no piace!
io (mostrandogli l’immagine di un barattolo pieno di pennelli e di una tavolozza sporca di colori): e questa?
Gian Burrasca: no… neppue questa!
io (additando un bimbo paffuto seduto di fronte ad una gigantesca torta): guarda questa che bella!
Gian Burrasca: no… no è bella!
io (attirando la sua attenzione su dei disegni stampati sulle magliette di alcuni ragazzi): oh… questi ti piacciono sicuramente! Ci sono Snoopy, Paperino, Topolino…
Gian Burrasca: no… sicuamente!
io (facendogli vedere dei bambini che si divertono con dei cubetti colorati): qui ci sono dei bimbi che giocano…
Gian Burrasca: no inteessa bambini…
io: …
Continuiamo così per un po’. Poi…
Gian Burrasca (alzando gli occhi e guardando con preoccupante concentrazione i foglietti stampati del costosissimo Zettel’z di Ingo Maurer appeso sulla sua testa): …
io: ?
Gian Burrasca (indicandoli, finalmente felice): QUELLI TAGLIAE!!!
io: !!!