My name is… 3

POMERIGGIO, ORE 15:30

Io, Lui, Gian Burrasca e Pippi siamo in macchina, destinazione supermercato.
I due bimbi sono dietro che parlottano. O meglio: Gian Burrasca chiacchiera senza sosta, Pippi lo ascolta pazientemente…

Gian Burrasca (additando un’insegna): cos’è quello?
Pippi: un fruttivendolo…
Lui: …
io: …
Gian Burrasca: e perché si chiama così?
Pippi: perché vende la frutta…
Lui: …
io: …
Gian Burrasca (indicando un altro negozio): e quello cone si chiama?
Pippi: tabacchino…
Lui: …
io: …
Gian Burrasca: e perché si chiama così?
Pippi: perché vende il tabacco e le sigarette…
Lui: …
io: …
Gian Burrasca (puntando un’altra vetrina): e quello?
Pippi (manifestando i primi segni di fastidio): panificio…
Lui: …
io: …
Gian Burrasca: e perché si chiama così?
Pippi (sospirando): perché vende il pane…
Lui: …
io: …
Gian Burrasca (vedendo l’ennesimo negozio): e quello lì?
Pippi (sbuffando): macelleria…
Lui: …
io: …
Gian Burrasca: e perché si chiama così?
Pippi (sperando di stroncare la sua curiosità): …e perché tu ti chiami Gian Burrasca?!?
Lui: …
io: …
Gian Burrasca (senza neppure pensarci su): perché la mia mamma mi ha chiamato così!
Pippi: !!!
Lui: fregata Pippi…
io: …

Cuore di mamma 2

MATTINA, ORE 8:30

Dopo aver lasciato Gian Burrasca all’asilo, io e Lui partiamo in macchina alla volta dell’ufficio. Ad un certo punto squilla il suo telefono: è un amico che deve parlargli di alcune questioni di lavoro. Terminata la parte seria della conversazione, iniziano le chiacchiere più ludiche.

amico: senti ma… sono vere tutte quelle cose che scrivete su vostro figlio?
Lui: certo… perché?
amico: beh… soprattutto la parte relativa alla tecnologia è… esilarante!
Lui: eheheh… sì… lo so!
amico: certo che…
Lui: …
amico: …se continua così…
Lui: ?
amico: da grande o diventerà un filosofo, perché non ne vorrà più sapere di computer e roba simile…
Lui: …
amico: …o diventerà un hacker!
Lui: AHAHAH… filosofo o hacker… bella questa!
amico: AHAHAH… sì! Proprio filosofo o hacker! AHAHAH!!!

Dopo i saluti di rito, Lui chiude la telefonata.

io (guardando avanti pensierosa): …
Lui (osservandomi di sottecchi): ?
io: …filosofo o hacker…
Lui: ?
io (guardando verso l’infinito con aria sognante): …ma perché non il futuro Steve Jobs?
Lui: !!!

Problemi di comunicazione

SERA, ORE 18:00

Dopo aver recuperato uno stanchissimo Gian Burrasca dal suo corso di musica e averlo praticamente trascinato mezzo addormentato attraverso la città, approdiamo finalmente a casa. Lo lavo, gli infilo il pigiamino, lo metto a letto. Poi mando un massaggio a Lui: “Quando torni fai piano, perché G.B. dorme”.



ORE 18:10



Gian Burrasca (spalancando la porta della sua stanza): mamma… apro un po’ la porta così sento quando arriva papà!

io: …

Visto che oramai è sveglio come un grillo, lo faccio alzare, gli infilo calzetti e felpa sul pigiama, e lo guido verso il soggiorno in cerca di qualche gioco da fare insieme.

ORE 19:00



Lui (rientrando dall’ufficio): Ciao amore!

io: ciao tesoro!
Gian Burrasca (correndogli incontro): ciao papà
!
Lui (staccandoselo dal collo): ma… non avevi detto che dormiva?

io: sì… era stanchissimo, ma appena l’ho messo a letto si è svegliato…
Gian Burrasca (continuando a saltellargli intorno): vieni a giocare papà?

Lui: mi cambio e arrivo!

io: guarda che gli ho lasciato addosso il pigiamino…
Gian Burrasca (trotterellandogli dietro): sì… ho ancora il pigiama!
Lui: ah… va bene!



ORE 19:30



Lui (intento a versare crostini di pane nella minestra di verdure del piccolo): …e mi raccomando… non si mangiano solo le palline! Si mangia la minestra con le palline!

io (cercando di forzarmi a mangiare le radici che ho nel piatto): …
Gian Burrasca (iniziando a pasticciare col cucchiaio): ma non mi piace la minestra!
Lui (provando a dargliene un boccone): ma se è buonissima!
io (asciugando delle gocce della stessa finite sulla tovaglietta): tesoro… fai attenzione! Hai addosso il pigiamino pulito!

Gian Burrasca (scegliendo con cura i crostini e scansando la verzura): va bene…



ORE 20:00



Lui (accovacciato sul tappeto con l’i-Pad davanti): allora… da cosa vuoi vestirti a carnevale?

Gian Burrasca (dopo averci riflettuto un attimo): …da Ben 10!

io (osservandolo): tesoro… ti ho già detto che il costume da Ben 10 è una specie di pigiama verde e bianco… come quello che hai addosso…
Lui (esplorando la rete): dai che ne cerchiamo un altro…

Gian Burrasca (esplodendo dall’entusiasmo): allora da ZOMBIII!!!

io: …

ORE 20:30

Lui (guardando l’orologio): cucciolino… è ora di prepararsi per la nanna!

Gian Burrasca (piantando il muso): ma io non ho sonno!

io (intenta a sistemare i piatti in lavastoviglie): ma se prima non ti reggevi neppure in piedi!

Lui (accondiscendente): dai andiamo a prepararci e poi puoi stare un altro pochino in piedi…

Gian Burrasca (ostinato): NO! Ancora un pochino!
io (provando a convincerlo): dai cucciolo… sarai velocissimo… devi solo lavare i denti, perché il pigiamino ce l’hai già addosso!
Lui (che si è già arreso): …

Gian Burrasca (irremovibile): NO!
io: …

ORE 21:00



Lui (alzandosi dal pavimento): su adesso, che è già tardi!
Gian Burrasca (trascinandosi verso il bagno): va bene…
io (assorta nella pulizia della cucina): ricordati che devi solo lavargli i denti… il pigiama ce l’ha già…

ORE 21:05

Lui (facendo capolino nel soggiorno con Gian Burrasca in mutande che gli trotterella dietro): scusa… dove hai detto che è il pigiama?

io: …

Scarpe!

Premessa: sono una donna. E in quanto donna sono geneticamente e prepotentemente affascinata dalle scarpe. È una sorta di versione fashion del cartesiano “Cogito ergo sum”: sono donna, ergo amo le scarpe!
Amarle non vuol dire avere l’irrefrenabile necessità di possederle. Significa semplicemente avere l’incontenibile impulso di guardarle nel momento in cui si passa davanti ad una vetrina che le espone.

MATTINA, ORE 10:30

È sabato, ed io, Lui e Gian Burrasca siamo in procinto di uscire.
Dopo essersi infilato le scarpe, il piccolo corre dal padre.

Gian Burrasca (mostrandogli orgoglioso le scarpette): guarda papà! Ti piacciono le mie scarpe nuove?
Lui (osservando scetticamente il figlio): ?
io (correndogli dietro per infilargli la giacca): tesoro… non sono nuove… è da un po’ che le abbiamo comperate.
Gian Burrasca (continuando imperterrito a sollevare il piedino): sono belle, vero?
Lui (ignorandolo): …
io (accarezzandogli la testa comprensiva): bellissime tesoro!

Finalmente usciamo e ci incamminiamo per il centro cittadino.
Arrivati in prossimità di un negozio, Gian Burrasca corre verso la vetrina.

Gian Burrasca (puntando sorridente il ditino verso la vetrina): …SCARPE!!!
Lui (scrutandolo con curiosità): ?
io (andando a recuperarlo): ehm… andiamo tesoro…

Dopo qualche metro, altro stop.

Gian Burrasca (schiacciando mani e naso contro un vetro): …scarpe!
Lui (fissandolo con preoccupato interesse): ???
io (staccandolo dal suo appiglio): ehm… niente scarpe per oggi, tesoro…

Ancora più avanti, il piccolo si ferma di nuovo.

Gian Burrasca (avanzando cauto verso un negozio): …scarpe…
Lui (sollevando un sopracciglio con velata diffidenza): !
io (bloccandolo prima che raggiunga la sua meta): …ehm… vieni cucciolo?

Altro pezzo di strada. Altra fermata.

Gian Burrasca (continuando a tenermi la mano e indicando l’oggetto del suo interesse): …scarpe?
Lui (manifestando i primi sintomi di fastidio): !!!
io (ostentando indifferenza): …

Ancora…

Gian Burrasca (limitandosi a lanciare una lunga occhiata ad un’altra vetrina): …
Lui (fermandosi improvvisamente e squadrandomi con aria di rimprovero): …ma si può sapere cosa gli hai fatto???
io: …

Questione di “ruoli”

MATTINA, ORE 7:00

Dopo aver sbrigato le solite incombenze del mattino, vado a svegliare Gian Burrasca.

io (aprendo le sarrande e spegnendo le lucine della notte): tesoro… è ora di alzarsi.
Gian Burrasca (muovendosi appena, ancora mezzo addormentato): …
io (prendendolo in braccio): su amore… vieni dalla mamma… andiamo a preparere il latte.
Gian Burrasca (facendosi tirare su in modalità “sacco di patate”): ma perché mi hai svegliato? È ancora notte!
io (avviandomi lungo il corridoio): no cucciolo… non è notte… è giorno. Solo che in questo periodo il sole sorge più tardi.
Gian Burrasca (abbandonandosi mollemente sulla mia spalla): aaaaah! Ho capito!

Passando davanti alla nostra camera da letto, mi accorgo che il piccolo lancia un’occhiata risentita verso il buio, nel quale suo papà si gode l’ultima mezz’ora di sonno.

Gian Burrasca (bisbigliando nel mio orecchio): mamma?
io: sì tesoro?
Gian Burrasca (puntando il ditino verso la stanza): ma perché papà può dormire sempre così tanto?
io: !!!

 

Proseguire lungo questa direzione…

SERA, ORE 22:00

Siamo in vacanza al mare. Dopo aver trascorso il pomeriggio in giro per paesini, ci apprestiamo a rincasare. Non conoscendo il posto, ci affidiamo al navigatore…

navigatore: svoltare a destra…
io: …
Lui (deviando dalla strada principale ed infilandosi in una stradina secondaria): …
navigatore: tra 400 metri, svoltare a sinistra…
io: …
Lui (cercando con lo sguardo il punto in cui girare): ?
navigatore: girare a sinistra…
io: …
Lui (infilandosi in uno stretto tratturo fiancheggiato da bassi muretti di pietra dietro i quali occhieggiano sconfinati vigneti): …
navigatore: proseguire lungo questa direzione…
io: …
Lui (continuando a guidare con la segreta speranza di non incrociare un’altra macchina… perché non passerebbe!): …
navigatore: tra 300 metri svoltare a destra…
io: …
Lui (tirando un sospiro di sollievo): …
navigatore: svoltare a destra…
io: …
Lui (tenendo la destra ad un bivio in cui due sentieri sembrano perdersi tra gli alberi): …
navigatore: proseguire lungo questa direzione…
io: …
Lui (percorrendo una stradina che sembra fatta apposta per un agguato): …
navigatore: tra 100 metri svoltare a destra…
io: …
Lui (ispezionando con sospetto l’oscurità): …
navigatore: svoltare a destra…
io: …
Lui (finendo in un viottolo sterrato): …
navigatore: proseguire lungo questa direzione…
io: …
Lui (rallentando per evitare sassi, buche, dossi, rami, pipistrelli…): …
navigatore: tra duecento metri, tenere la destra…
io (tenendomi alla maniglia della portiera): …
Lui (sobbalzando sul sedile): …
navigatore: tenere la destra…
io (sospirando): …
Lui (bloccandosi all’improvviso davanti al cancello aperto di un agriturismo): ?
navigatore (ostinato): tenere la destra!
io: tesoro… hai per caso messo il navigatore in “camporella mode”?
Lui: !!!

P.S.: per dovere di cronaca, racconto la fine di questa epica avventura. Non potendo, ovviamente, tornare indietro, siamo entrati nella proprietà e l’abbiamo attraversata per intero, fino a ritrovarci dinanzi ad un secondo cancello che riportava sulla strada principale. Alla fine, il navigatore non aveva poi tutti i torti…

Più veloce della luceee

MATTINA, ORE 11:00

Io, Lui e Gian Burrasca siamo in macchina, destinazione lago.
Mentre stiamo ancora percorrendo le strade cittadine, Gian Burrasca inizia a brontolare.

Gian Burrasca: papà?
Lui: sì tesoro?
io: …
Gian Burrasca: vai più piano!
Lui: ma… più piano di così mi fermo!
io: !
Gian Burrasca: sì… ma vai PIÙ piano, papà!
Lui: sì… va bene…
io: …

Dopo un po’, Lui accelera leggermente per superare un’altra auto.

Gian Burrasca (cantilenando): papààà-ààà… vai più piaaa-nooo!
Lui: ma… STO andando piano!
io: !
Gian Burrasca: sì… va bene… ma vai PIÙ PIANO, papà!!!
Lui (sbuffando): SÌ!
io: …

Dopo un altro po’ imbocchiamo finalmente l’arginale. Lui affronta la svolta in modo forse un po’ troppo… “sportivo”.

Gian Burrasca (seguendo l’andamento della curva con la voce): ooooo OOOOO O O O O O OOOOO ooooo!!!
Lui (impassibile): …
io (simulando l’agente Nebicher sulla macchina di Automan durante le curve ad angolo retto): …
Gian Burrasca (sbottando): insomma papà!!! Vuoi andare PIÙ PIANO?!?
Lui: !!!
io: …

Grandi verità

MATTINA, ORE 8:00

Per Gian Burrasca inizia l’asilo estivo.
Dopo averlo accompagnato nella sua classe, mi avvio verso l’uscita e, con mia grande sorpresa, incontro la mamma di un suo ex compagno. Dopo i canonici convenevoli, ci mettiamo a chiacchierare e, mentre parliamo, mi accorgo di un “rigonfiamento sospetto” della sua pancia. Per lo più sono una persona che tende a farsi amabilmente i casi suoi ma, dal momento che l’avevo sentita parlare dell’argomento con una mamma, all’epoca incinta, mi arrischio a fare la fatidica domanda.

io: ma… sei incinta?
lei: …perché? Mi vedi ingrassata?
io (insospettita dalla risposta): ehm… no… cioè… solo la pancia. È che su una persona alta e magra come te si nota subito…
lei (sorridendomi): mmmh… sì… beh… sono solo ingrassata…
io (sperando ancora che stia scherzando): …
lei (toccandosi la pancia): ma mi sono messa a dieta, eh!
io (lasciando che le mie ultime speranze di non aver fatto una gaffe terribile crollino inesorabilmente): …
lei: …e mi sono anche iscritta in palestra!
io (col desiderio di scomparire seduta stante): …
lei (fissandomi intensamente): …
io: ehm…
lei: …
io: beh…
lei: …
io: è meglio che vada… altrimenti farò tardi in ufficio!
lei: sì…
io: beh… ciao allora…
lei: ciao…

Mi catapulto fuori ormai consumata dall’imbarazzo e mi infilo in macchina tentando di mimetizzarmi col sedile. Lui mi osserva con aria perplessa.

Lui: beh?
io: ho fatto una gaffe terribile…
Lui: cioè?
io: ho chiesto a una tipa che conoscevo se fosse incinta…
Lui: e?
io: mi ha detto che era solo ingrassata…
Lui: …
io: signur che figura!!!
Lui: …
io: …
Lui: …
io: BEH? DÌ QUALCOSA ALMENO!!!
Lui (guardandomi come un maestro Jedi in procinto di rivelare un grande dogma): ricordati sempre una cosa…
io: ?
Lui (chiudendo gli occhi): il silenzio…
io: …
Lui: …È D’ORO!!!
io: !!!

Medicina alternativa

SERA, ORE 20:00

Io, Lui e Gian Burrasca siamo in macchina, di rientro dalla piscina.
Osservando l’espressione sofferente di Lui, mi rendo conto che deve esserci qualcosa che non va.

io (accarezzandogli il viso): tesoro… cosa c’è?
Lui (facendo una smorfia): non mi sento molto bene…
Gian Burrasca (ascoltando attentamente): …
io (continuando a guardarlo): testa? Stomaco?
Lui (massaggiandosi la pancia): stomaco…
Gian Burrasca (sporgendosi dal suo seggiolino): papà è malato?
io: no tesoro… non è malato… ma non si sente tanto bene…
Lui: …
Gian Burrasca: papà… devi cercare di dormire un po’ di più…
io: …
Lui: ehm… va bene tesoro…
Gian Burrasca: hai capito papà? Devi dormire tanto, così quando ti svegli non sei più malato!
io: …
Lui: d’accordo tesoro… dormirò tanto…
Gian Burrasca: bravo! Così guarisci presto!
io: !
Lui: e per dormire mi presti Coglietto?
Gian Burrasca (riflettendoci prima qualche secondo): …sì…
io: …
Lui: grazie!
Gian Burrasca (con voce un po’ preoccupata): però non perdermi Coglietto, mi raccomando!
io: !
Lui: va bene…
Gian Burrasca (rasserenato dalla risposta): …va bene…
io: …
Lui: …
Gian Burrasca (con fare concitato): allora ti do Coglietto, così ti protegge e… e…

io: ?
Lui: ?
Gian Burrasca: …e manda via i lupi!
io: !
Lui: !
Gian Burrasca (finalmente trionfante): così quando ti svegli sei guarito!!!
io: !!!
Lui: !!!

L’erba voglio

SERA, ORE 21:00

Siamo in montagna, e per Gian Burrasca è arrivato il momento di andare a nanna.
Come sempre, il piccolo non ne ha alcuna intenzione.

Gian Burrasca (abbandonato sulla poltrona di fronte alla televisione… spenta): mamma… io voglio un cartone!
io (cercando, con delicata fermezza, di farlo alzare): no tesoro… adesso è troppo tardi.
Lui (osservando la scena seduto sul divano): …
Gian Burrasca (restando ostinatamente ancorato a un bracciolo): ma io voglio un cartone!!!
io (tentando inutilmente di scrostarlo dal velluto): domani tesoro. Non insistere!
Lui (continuando a guardare il siparietto): …
Gian Burrasca (avvinghiandosi a un cuscino): ma mamma! Io voglio un cartone!!!
io (lanciando il guanciale sul divano dopo averglielo sottratto): cosa ti dice sempre la mamma? L’erba voglio non esiste neppure nel giardino del re!
Lui (scansando il cuscino): …
Gian Burrasca (facendo appello alle sue ultime forze): MA IO HO DETTO CHE VOGLIO UN CARTONE!!!
io (soppesandolo con lo sguardo): …
Lui: …
Gian Burrasca (sostenendo con risolutezza la mia occhiata): …
io (sorridendo): e la mamma cos’è che vuole?
Lui: ???
Gian Burrasca (dopo averci riflettuto qualche istante): una borsa di Uitton!!!
io: :)))
Lui: !!!