POMERIGGIO, ORE 16:00
Sono all’asilo per prendere Gian Burrasca. Mentre cerco di bloccare una sua corsa scalmanata per infilargli la felpina, la maestra mi fa cenno di aspettare perché vuole parlarmi. Nell’attesa finisco di prepararlo per uscire.
Quando finalmente tutti sono andati via, la maestra si avvicina a noi. Gian Burrasca sembra preoccupato.
Gian Burrasca (tentando di sgattaiolare): …
maestra: allora… cos’è che devi dire alla mamma?
io:?
Gian Burrasca (ostentando indifferenza): …
maestra (accucciandosi accanto a noi): …allora?
io: tesoro?
Gian Burrasca (nascondendo la bocca nella sciarpa): …hgajhsgd hsgjah shjakjhd…
maestra (guardandolo con aria di rimprovero): beh?
io (cercando di decifrare parole inintellegibili): eeeh?
Gian Burrasca (provando ancora a sfuggire alla mia presa): …niente…
maestra: come niente?!?
io: tesoro? Allora! Mi racconti?
Gian Burrasca (piantando il muso): …no!
maestra: va bene… allora lo racconto io alla mamma…
io (guardando Gian Burrasca dritto negli occhi): ???
Gian Burrasca (preoccupatissimo): …mamma?
maestra: allora…
io: …
Gian Burrasca (consapevole dell’ineluttabilità del suo destino, ma deciso a fare un ultimo tentativo): …mamma… andiamo via da questa scuola STREGATA!!!
maestra: !!!
io: !!!
P.S.: si dice che la mela non cada mai troppo lontano dall’albero…
Tra i 5 e i 7 anni frequentai, nella mia città natale, una scuola gestita da suore. Non nutrendo nei loro riguardi una grande simpatia, convinsi tutte le mie compagne che le suore erano in realtà delle streghe. E costruii, a comprova delle mie affermazioni, una realtà alternativa edificata sulle fondamenta della quotidianità che ci circondava. Fu così che il giardino in cui giocavamo all’intervallo si trasformò nel luogo nel quale il sabato notte venivano organizzati i sabba, il ripostiglio del giardiniere in un ascensore per raggiungere gli Inferi, il laboratorio di scienze la cui vetrata affacciava sul parco nel luogo in cui esse praticavano la magia nera -e tutto ciò che la stanza conteneva non faceva che avvalorare la mia tesi-; ai piani superiori poi, che ci erano interdetti, erano celate celle e luoghi di tortura, i lunghi abiti servivano a celare mostruose fattezze e i veli capelli da Gorgoni, ecc.
P.P.S.: …non mi è dato sapere come simili cognizioni fossero, in così tenera età, in mio possesso. Ma da grande divoratrice di libri di ogni tipo quale sono sempre stata, ho il sospetto di aver letto di nascosto qualche vecchio, strano libro in qualche antica, oscura biblioteca…