MATTINA, ORE 7:30
Gian Burrasca questa mattina si è svegliato con la luna storta. Dopo aver sopportato pazientemente i suoi piagnucolamenti per alzarsi -“Ma mamma… è ancora buio!”, per restare seduto sul divano -“Ma mamma… io voglio un cartone!”-, per bere il latte -“Ma mamma… voglio preparare io la cioccolata!”-, per lavarsi -“Ma mamma… io non voglio bagnarmi!”-, per vestirsi -“Ma mamma… io voglio vestirmi come Spiderman!”, sbotto con un aspro rimprovero -“Ma vedi un po’ di piantarla coi capricci!!!”- che lo fa scoppiare in lacrime.
Gian Burrasca (piangendo disperato): BUHUAAA!!!
io (continuando prepararlo per uscire): smettila!!!
Gian Burrasca (singhiozzando): mamma?
io: sì?
Gian Burrasca (con voce lamentosa): non voglio che sei arrabbiata…
io: …
Gian Burrasca (preoccupato dal mio silenzio): …voglio che sei la mia amica…
io: va bene… allora cerca di calmarti!
Gian Burrasca (continuando a frignare): mamma?
io: sì?
Gian Burrasca (con i lacrimoni che ancora continuano a scendere lungo le guance): non ci riesco a calmarmi!!!
io: provaci, e vedrai che ci riuscirai!
Gian Burrasca (sempre frignando): mamma?
io: che c’è?
Gian Burrasca (aggrappandosi alla mia gamba): mi fai le gatte, così poi sono felice?
io: !!!
N.B.: gatte = solletico.