POMERIGGIO, ORE 18:00
Io e Gian Burrasca siamo al supermercato. Arrivati alle casse, lui si incanta davanti allo stand delle caramelle e rimane indietro, superato da una mamma con una bimbetta di poco più di un anno. Arriva il momento di imbustare gli acquisti, e tornare a casa. Richiamo il pargolo all’ordine e lui si precipita verso di me spintonando leggermente la bimba per poter passare.
Gian Burrasca (arrivando di corsa al mio fianco): …
io (guardandolo in tralice): …ma ti pare? Adesso vai dalla bimba e le chiedi scusa!
Gian Burrasca (fissando torvo il passeggino dietro il quale è nascosta la piccola): …
io (piantando le mani sui fianchi con aria minacciosa): …allora?
Gian Burrasca (lanciandomi un’occhiata supplichevole): …ma mamma…
io (riprendendo a riempire i sacchetti): … “ma mamma” cosa?
Gian Burrasca (esaminando di nuovo il passeggino): …non posso chiederle scusa!
io: …e perché mai?!?
Gian Burrasca (senza distogliere lo sguardo dalla bimba che sbuca appena da dietro il suo mezzo): …è troppo piccola…
io: ?
Gian Burrasca (allungando il braccino per sottolineare l’ineccepibilità del suo ragionamento): …neppure la vedo!!!
io: !!!