Ponicipli e Cangimbi

MATTINA, ORE 7:30

Io e Gian Burrasca siamo in bagno intenti nella sua vestizione. Gli metto mutandine -“quelle coi teschietti!”-, maglietta, ghettine, pantaloni, quindi un’altra maglietta a maniche lunghe con disegni di buffi mostriciattoli.

Gian Burrasca (osservando la maglietta): …
io (seguendo il suo sguardo): che c’è tesoro?
Gian Burrasca (additando le stampe sulla stoffa): …ma questi sono i mostri Ponicipli!!!
io (esterrefatta): i che???
Gian Burrasca (contemplandosi la pancia): i Ponicipli!!!

io (incuriosita): ehm… e cosa sono?
Gian Burrasca (sorridendomi soddisfatto): sono dei mostri!!!

io (aiutandolo a indossare la felpa): aaah! …E che fanno?

Gian Burrasca (senza distogliere lo sguardo dai disegni): i Ponicipli saltano cone una rana…
io: …

Gian Burrasca (gesticolando entusiasta): …e bevono acqua…

io: !
Gian Burrasca (proseguendo con la sua descrizione): …e mangiano i bruchi e i Cangimbi…

io: !?!
Gian Burrasca (terminando la sua dissertazione, degna di Piero Angela): …e sono arancioni!!!
io: !!!

…Bond, James Bond!

SERA, ORE 21:30

Io e Lui siamo entrambi appassionati dei film di James Bond. Questa sera abbiamo deciso di guardare Agente 007 – Missione Goldfinger.
Lui è acciambellato sul divano, io sono intenta a stirare.

film: esterno notte. La telecamera si abbassa sulla superficie del mare…
io: …
Lui: …
film: primo piano su un’anatra. Quando questa giunge a riva, si solleva: sotto di essa compare James Bond fasciato in una muta nera che sembra essere fatta di seta… (N.B.: l’anatra serve a Bond per respirare, perchè vi è collegato un boccaglio a doppio corrugato)
io (osservando scetticamente l’anatra): !!!
Lui: :)
film: Bond lancia un rampino, si arrampica su un muro di cinta ed elimina una guardia…
io (continuando a pensare all’anatra): …
Lui: …
film: Bond entra furtivamente in una specie di container, piazza una bomba, poi fugge inosservato…
io (…ma non poteva usare il minirespiratore di Thunderball – Operazione tuono???): …
Lui: …
film: Bond si toglie la muta… sotto, perfettamente asciutto, immacolato e stirato, indossa un elegante smoking bianco con tanto di papillon…
io (pensando al giorno del secondo matrimonio, quello subacqueo, quando Lui era emerso dalla muta stagna in un completo Super-Pippo grigio bagnato fradicio): …
Lui: :)))
film: Bond, dopo essersi sistemanto un fiore all’occhiello, entra in un locale, si accende una sigaretta, controlla l’orologio e… BOOOHUUUMMM!!!
io (guardando Lui con aria di rimprovero): …certo che potevi indossare anche tu uno smoking sotto la muta almeno in giorno del matrimonio!!!
Lui: !!!

Preoccupazioni

MERCOLEDÌ 12 SETTEMBRE, ORE 12:45 CA.

È il momento dell’omelia.
Don Mario tira fuori da un ripiano nascosto sotto l’altare una rosa. Spiega che gli è stata data in dono, e che si tratta di un esemplare molto particolare, in quanto è stata sottoposta ad un particolare trattamento che le permetterà di non appassire mai.
Lui osserva il tutto con curiosità.
Don Mario, pur riconoscendone l’indubbia bellezza, ne parla come di una cosa “congelata”, “imbalsamata”, finta perché non soggetta ad alcun tipo di cambiamento, ivi compreso lo stesso appassimento.
Lui appare impensierito.
Don Mario spiega che qualunque cosa ha un valore tanto maggiore, quanto più è viva e passibile di metamorfosi.
Lui inizia a manifestare segni di nervosismo.
Don Mario fa comparire un piccolo vaso con una piantina di rose rosse.
Lui palesa una crescente apprensione.
Don Mario spiega come il matrimonio sia come una piccola pianta: deve essere accudito, curato, riempito di attenzioni perché possa crescere, sbocciare, fiorire rigoglioso…
Lui è ormai visibilmente preoccupato.
Don Mario spiega di aver deciso di regalarci quella piantina di rose rosse come segno benaugurale per la nuova vita che adesso sta iniziando per noi…
Prendiamo il vasetto.
Lui è nel panico.

ORE 20:30

io (ripensando alla sua faccia): amore… mi spieghi perché eri così angosciato durante l’omelia?
Lui: pensavo alla pianta di rose…
io: ?
Lui: che dovrebbe rappresentare il nostro matrimonio…
io: quindi…?
Lui: …non riuscivo a non pensare anche al tuo inguaribile e infallibile pollice nero!!!
io: !!!

Amen!

MERCOLEDÌ 12 SETTEMBRE, ORE 13:00 CA.

È il fatidico giorno del nostro matrimonio.
La cerimonia volge ormai al termine quando Don Mario, il nostro parroco, decide di chiamare noi, i testimoni e Gian Burrasca intorno all’altare per parlare a tutti i presenti e invitarli ad accompagnarci e sostenerci nel nostro cammino di coppia.
Per introdurre l’argomento si rivolge scherzosamente a Gian Burrasca.

don (tenendo un emozionatissimo Gian Burrasca in braccio): senti ma… tu, quando fai le scale, ti fai aiutare, vero?
Gian Burrasca (osservandolo serio serio e annuendo pensieroso): …
io: …
Lui: …
congrega: …
don (sorridendo al piccolo): …e chi è che ti aiuta a salirle?
Gian Burrasca (guardando solennemente in alto, e puntando il ditino verso il crocifisso appeso al soffitto): …
io: !!!
Lui: !!!
congrega: !!!
don (fissandolo tra il basito e il commosso): …Amen…

Lesson number 1

SERA, ORE 19:30

È ora di cena e siamo tutti seduti intorno al tavolo da pranzo davanti a un buon piatto di riso col ragù. E il riso, si sa, si mangia con la forchetta…

Gian Burrasca (cercando inutilmente di infilzare i chicchi di riso con la forchetta): …
Lui (osservandolo con aria scettica): …

io (rovistando nella mia insalata alla ricerca dei pomodori): …
Gian Burrasca (portandosi alla bocca la posata intenta a perdere buona parte del suo gustoso carico): …
Lui (mostrandogli il metodo giusto per raccogliere i piccoli grani): …
io (mescolando l’erba con fiocchi di formaggio nel tentativo di darle un minimo di sapore): …
Gian Burrasca (esaminando con fare critico la piccola forchetta tra le sua mani): …
Lui (scuotendo la testa): …

io (scavando tra le foglioline per estrarre dei filamenti di carote): …SIGH!…
Gian Burrasca (mettendomi la posata sotto il naso): …mamma?
Lui (guardandolo con curiosità): ?

io (felice di poter abbandonare il mio “lauto pasto”): dimmi tesoro…

Gian Burrasca (appoggiando l’oggetto sulla mia tovaglietta e continuando a studiarlo con aria leggermente disgustata): mi dai un cucchiaio?

Lui: un cucchiaio? Per fare?
io (eclissandomi in cucina pur di allontanarmi dalla triste verzura): subito tesoro!

Gian Burrasca (rivolgendosi al padre): per mangiare!

Lui: e la forchetta?
io (tornando con una nuova posata): …

Gian Burrasca (indottrinando suo papà con fare da cattedratico): con la forchetta si punta la ciccia!!!
Lui: !!!
io: …

Affari immobiliari

POMERIGGIO, ORE 16:30

Io e Lui abbiamo deciso di cambiare ufficio. Essendo Lui impegnato per tutto il giorno, sta a me il compito di girare per agenzie immobiliari alla ricerca di uno spazio che faccia al caso nostro.
Com me, ovviamente, c’è Gian Burrasca.

io: cucciolo… oggi andiamo a vedere un possibile nuovo ufficio per mamma e papà!
Gian Burrasca (all’apice della felicità): SÌÌÌÌÌÌÌÌÌ!!! Così posso venire a lavorare anche ioooo!!!
io: …
Gian Burrasca: e dov’è?
io: beh… quello che andiamo a vedere oggi è qui vicino. Ma non so se sarà quello. Perché noi stiamo cercando un posto davvero speciale…
Gian Burrasca (sempre più entusiasta): SÌÌÌÌÌÌÌÌÌ!!! SPECIAAALEEE!!!
io: …ehm… sì cucciolo…
Gian Burrasca (guardando il cielo con occhi sognanti): e deve esserci una stanza per me…
io: …
Gian Burrasca: …tutta arancione…
io: !
Gian Burrasca: …per i giochi…
io: …
Gian Burrasca: …e per i libri…
io: !
Gian Burrasca: …e per disegnare!
io: !!!
Gian Burrasca (guardandomi intensamente): vero mamma?
io: beh… vediamo che si può fare…

Arrivati sul luogo dell’appuntamento, dopo i convenevoli di rito con l’agente immobiliare, iniziamo finalmente la visita dell’ufficio.

Gian Burrasca (trotterellando silenzioso accanto a noi): …
agente (mostrandomi la stanza più grande, con finestre su due lati e una grande vetrata per separarlo dal resto dell’ambiente): e questo è l’ufficio padronale…
io (immaginando già Lui dietro la sua scrivania): bello…
Gian Burrasca (percorrendone il perimetro con aria estasiata): :)
agente (rivolgendosi a a lui): allora… ti piace?
io: …
Gian Burrasca (annuendo all’uomo e rivolgendosi poi a me): mamma… questo è IL MIO ufficio!!!
agente: idee chiare, eh! Lui sì che è un futuro leader!!!
io: !!!

Raccomandazioni 2

SERA, ORE 20:00

Mentre Lui e Gian Burrasca sono acciambellati sul divano intenti a giocare con l’i-Pad, io mi accingo a pulire il tavolo da pranzo.

Gian Burrasca (concentratissimo nel gioco): …
io (calpestando un piccolo bullone in legno): …ahi!
Lui: …
Gian Burrasca (lanciandomi un’occhiata): …
io (guardandolo in tralice): …
Lui: …
Gian Burrasca (tornando alle sue occupazioni): …
io (inciampando in una macchinina): uff…
Lui: …
Gian Burrasca (osservandomi contrariato): …
io (restituendogli analoga occhiata): !
Lui: …
Gian Burrasca (proseguendo nelle sue faccende): …
io (urtando contro un furgoncino con rimorchio e mandando all’aria sia il carico che i passeggeri): ma che caaa…
Lui (scrutandomi con curiosità): ?
Gian Burrasca (voltandosi verso di me, visibilmente seccato): insomma mamma… stai un po’ più attenta!!!
io: !!!
Lui: …

My name is… 3

POMERIGGIO, ORE 15:30

Io, Lui, Gian Burrasca e Pippi siamo in macchina, destinazione supermercato.
I due bimbi sono dietro che parlottano. O meglio: Gian Burrasca chiacchiera senza sosta, Pippi lo ascolta pazientemente…

Gian Burrasca (additando un’insegna): cos’è quello?
Pippi: un fruttivendolo…
Lui: …
io: …
Gian Burrasca: e perché si chiama così?
Pippi: perché vende la frutta…
Lui: …
io: …
Gian Burrasca (indicando un altro negozio): e quello cone si chiama?
Pippi: tabacchino…
Lui: …
io: …
Gian Burrasca: e perché si chiama così?
Pippi: perché vende il tabacco e le sigarette…
Lui: …
io: …
Gian Burrasca (puntando un’altra vetrina): e quello?
Pippi (manifestando i primi segni di fastidio): panificio…
Lui: …
io: …
Gian Burrasca: e perché si chiama così?
Pippi (sospirando): perché vende il pane…
Lui: …
io: …
Gian Burrasca (vedendo l’ennesimo negozio): e quello lì?
Pippi (sbuffando): macelleria…
Lui: …
io: …
Gian Burrasca: e perché si chiama così?
Pippi (sperando di stroncare la sua curiosità): …e perché tu ti chiami Gian Burrasca?!?
Lui: …
io: …
Gian Burrasca (senza neppure pensarci su): perché la mia mamma mi ha chiamato così!
Pippi: !!!
Lui: fregata Pippi…
io: …

Out of order

Premessa: qualche giorno fa io, Lui e Gian Burrasca siamo usciti per fare shopping. Nulla di trascendentale: calzetti da casa in lana per me e per Lui, ghettine per il piccolo. Tornati a casa, però, Lui ha scoperto che uno dei suoi nuovi acquisti presentava dei vistosi buchi distribuiti qua e là e, non avendo voglia di tornare al negozio, ha lasciato a me l’incarico di andare a sostituirli.
Il pomeriggio del giorno successivo io e Gian Burrasca siamo andati a cambiare i calzetti difettati…

NOTTE, ORE 3:00

io: zzzzzzzzzzzzzzzzz
Gian Burrasca: BUHUAAA!!! MAMMAAA!!!
io: zzzzzzzzz… zzzzzz… zzz…
Gian Burrasca: BUHUUUAAAAAAAAA!!! MAAAAMMAAAAAAAAA!!!
io (svegliandomi bruscamente): zzz… z… ma che?
Gian Burrasca: AAAAAAAAAAAAH!!!
io (precipitandomi nella sua stanza): tesoro… che succede???
Gian Burrasca (in piedi nel lettino, disperato): MAAAMMAAA!!! Il mio naso…
io (osservandolo con occhi ancora semichiusi): cos’ha il tuo naso amore?
Gian Burrasca (tentando inutilmente di tirare su col naso chiuso dal raffreddore): …è rotto!
io (recuperando un fazzoletto): no tesoro… non è rotto… è solo tappato…
Gian Burrasca (non convinto): no! È rotto! Non funziona!
io (cercando di soffiarglielo): sì che funziona… devi solo avere un po’ di pazienza e aspettare che passi il raffreddore…
Gian Burrasca (rimettendosi giù, ancora dubbioso): aaaaaaaaah!
io (coprendolo e accarezzandogli la testina): dormi adesso… e non preoccuparti!
Gian Burrasca (rasserenandosi): va bene mamma…
io (avviandomi verso la mia stanza): buonanotte cucciolo…
Gian Burrasca (con gli occhi già chiusi): mamma?
io (fermandomi con la mano sulla maniglia): sì tesoro?
Gian Burrasca (aprendo un occhio per guardarmi): domani però andiamo a cambiarlo, va bene?
io: …

Macchina del tempo

MATTINA, ORE 8:00

Io, Lui e Gian Burrasca siamo in procinto di uscire di casa. Mentre gli sto infilando la giacca, il piccolo si ferma a guardare una foto che ritrae Lui e me al settimo mese di gravidanza in barca.

Gian Burrasca (additando la fotografia): quelli sono mamma e papà?
io (tirando su la cerniera del suo piumino): sì tesoro! E ci sei anche tu.
Gian Burrasca (osservando incuriosito l’immagine): dov’è Gian Burrasca?
io (allacciandogli la sciarpa): nella pancia della mamma.
Gian Burrasca (sgranando gli occhi): nella pancia della mamma???
io (mettendogli il cappellino): sì tesoro…
Gian Burrasca (pensieroso): …aaaaaaah!
io (sospingendolo delicatamente verso la porta): …

SERA, ORE 19:00

Siamo a tavola intenti a cenare e chiacchierare della giornata.

Gian Burrasca (tornando a guardare la fotografia): mamma?
io: dimmi tesoro…
Gian Burrasca (guardandomi leggermente preoccupato): …ma ti hanno tagliato la pancia?
io (avendo notato la direzione del suo sguardo): no amore…
Gian Burrasca (più rilassato): aaaaaaah!
io: …
Gian Burrasca (ancora non del tutto convinto): e come sono uscito?
io (lanciando un’occhiata a Lui nella vana speranza che venga in mio aiuto): beh… ehm…
Gian Burrasca (scrutandomi in attesa): …
io (sentendomi un gatto su uno specchio): …sì… insomma… sei uscito senza bisogno di tagliare!!!
Gian Burrasca (accontentandosi apparentemente di quella stentata risposta): aaaaaaah!
io (sperando di non dover iniziare a dissertare di api e fiori): …
Gian Burrasca (osservandomi serio serio): …mamma?
io (temendo il peggio): sì tesoro?
Gian Burrasca (regalandomi il più tenero dei sorrisi): …tu stasera entri nel mio pancino?
io (basita): no amore… non posso…
Gian Burrasca (mostrandomi il musetto): e perché?
io: perché non si può, amore! Intanto perché i maschietti come te non possono avere bimbi nella pancia… e poi perché io dovrei tornare indietro nel tempo, e non si può!
Gian Burrasca (abbassando lo sguardo): ah…
io (incuriosita): perché vuoi che entri nel tuo pancino?
Gian Burrasca (fissandomi intensamante): perché così domani esci dal mio pancino e sei piccola come me!
io: …