Prode cavaliere

MATTINA, ORE 7:30

Sono in terribile ritardo: non ho sentito la sveglia! Dopo aver preparato in tempo record Gian Burrasca, mi accingo finalmente a lavarmi. Nella fretta, pianto il piede scalzo contro uno spigolo, e mi accascio al suolo arginando a fatica il fiume di improperi che naturalmente sono soliti sgorgare dall’animo umano in certe situazioni. Un paio di lacrimoni scendono però silenziosi lungo le mie guance. Gian Burrasca, che ha osservato l’accaduto, mi corre accanto.

Gian Burrasca (accucciandosi al mio fianco e mettendo una manina premurosa sulla mia spalla): mamma…

io (tentando di dissimulare stoicamente il dolore): sì tesoro?
Gian Burrasca (accarezzandomi teneramente una guancia): …non piangere…

io: …
Gian Burrasca (asciugandomi le lacrime): …ci sono io qui con te…

io: …
Gian Burrasca (regalandomi uno dei suoi sorrisi più dolci): …io ti proteggio!
io: … ! …

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