Aifon

POMERIGGIO, ORE 18:30

Stanchi per aver trascorso il pomeriggio a correre qua e là per la casa, ballare su musiche di Propellerheads, Guano Apes, Limp Bizkit, System of a Down e Röyksopp (per rallentare un po’ il ritmo), costruire torri e castelli con i Lego e le costruzioni di legno, fare gare di automobiline, ci accovacciamo sul divano per un po’ di relax. Gian Burrasca si impossessa dell’i-Pad…

io (allungando le mani verso l’oggetto): tesoro… mi dai un attimo l’i-Pad, così controllo le e-mail?
Gian Burrasca (senza neppure rivolgermi lo sguardo): è mio Aipad!
io (non avendo voglia di baruffare): veramente sarebbe di papà… vabbè… userò l’i-Phone…
Gian Burrasca (esplorando le app): scì! Aifon!
io (prendendo l’i-Phone e puntando a colpo sicuro il dito sulle icone più in basso): ma… eppure ero convinta che le mail fossero qui…
Gian Burrasca (giocando con l’i-Pad): …
io (notando che anche altre icone sono stranamente fuori posto): ma che…
Gian Burrasca (ignorandomi imperterrito): …
io (sentendo nascere in me un sospetto): tesoro? Hai giocato col telefono della mamma?
Gian Burrasca (facendo orecchie da mercante): …
io: ragazzino? Sto parlando con te! Guardami un po’! Cosa hai combinato con il mio telefono?

Degnandomi finalmente di attenzione, il piccolo terremoto prende l’i-Phone, lo sblocca, preme due volte sul pulsante centrale in modo che le iconcine delle app inizino a vibrare, poi comincia a spostarle facendo attenzione a non premere sulla “X” di cancellazione. Dopo averne cambiato la posizione, ripreme il tasto centrale e mi riconsegna fiero il telefono.

Gian Burrasca: ecco!
io: …

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